ADUNATE NAZIONALI |
GENOVA 1963 |
GENOVA, 1963
Presente il Presidente della Repubblica, Antonio Segni
Quasi centomila
alpini sfilano con alla testa la fanfara del 4° Reggimento.
Gli Alpini affluiti a Genova per la 36a Adunata scarpona han tutti la propria piccola storia di
circostanza, vissuta spesso diversamente dalle previsioni della vigilia ma per ciò più tipicamente alpina.
Anch’io mi son fatto due giorni di suppletiva naja e son tornato un po’ affaticato ma soddisfatto e quasi rinvigorito
dalla nuota esperienza associativa.
Son giunto il sabato sera a Genova giusto in tempo per sapere che il promesso giaciglio non c’era; e me lo meritai
perchè, pur essendo avrei dovuto prenotare in tempo come suggerivano le ripetute raccomandazioni dei Comitato
organizzatore.
Ho consumato una manciata di gettoni telefonici per rintracciare qualche amico e un angolo per dormire; niente da fare.
Amici avevo anche tutti gli alpini che mi trovavo attorno ma che in molti casi cercavano un «pajon» anche loro.
Avevo tre consecutive notti quasi insonni da digerire (due per cene fatte con amici e l’ultima per timore di perdere il
treno in partenza assai prima dell’alba) e gli alloggiamenti alla Fiera del Mare si stavano già trasformando in una
sagra che non prometteva riposo.
Son salito fino alle Mura delle Cappuccine (porca miseria: che sede si son fatta ‘sti genoves!) accolto con simpatia
confortante ma col solo biliardo che mi poteva far da culla.
Mentre ritornavo insolentendo più me che la brava persona incaricata di procurarmi la stanza, mi decisi di prendere il
tram che «in un quarto d’ora» mi doveva portare a Rivarolo ove erano segnalate disponibilità di letti. Dopo tre quarti
d’ora stavo ancora immagazzinato nel tram che correva sferragliando per i vicoli della periferia.
Io non so se sono arrivato alla meta: ho visto un’insegna d’albergo e mi son buttato giù.
Posti per dormire? No, signore.
Vino? Sì.
Meno male: non avevo mai patito la sete in un’adunata alpina come in quelle dannate ore dedicate alla ricerca di una
lettiera, sudato per le maglie che la cara mogliettina mi volle imporre, con appresso valigia e gagliardetto del Gruppo.
Mentre, già a notte inoltrata, stavo divorando un piatto di spaghetti in mezzo a un gruppo di alpini bergamaschi, altri
tre alpini della Sezione di Bologna mi offersero di ospitarmi nella loro stanza dato che un loro amico non era potuto
intervenire.
Mi chiesero solo a che Sezione appartenessi e il nome di Conegliano ha fatto da garanzia per me: non chiesero il mio
nome né io lo dichiarai né chiesi il loro. Dei tre alpini bolognesi, uno aveva fatto la prima guerra (una simpatica
gigantesca «panza longa» che chiamavano Grandi), un altro aveva fatto l’ultima, e il terzo le aveva combattute tutt’e
due.
A me bocia lasciarono il letto migliore e m’addormentai mentre il buon Grandi brontolava ancora verso gli imboscati
della prima guerra mondiale.
Al mattino ci siamo recati in città assieme, lasciandoci per raggiungere le nostre sezioni.
|
La sfilata è ben riuscita in conformità all’aspettativa.
Centotrenta soci della nostra sezione sono sfilati con
alla testa il Vessillo e il Presidente Cav. Uff. G. Curto affiancato dai Vice Presidenti Travaini e Daccò; il Consiglio
Direttivo era quasi al completo e i gagliardetti dei Gruppi erano a rappresentare anche i soci non potuti intervenire.
C’è piaciuto sfilare davanti al Capo dello Stato il quale, pur indisposto, non ha voluto rinunciare a veder gli Alpini,
davanti ai Ministri, al nostro buon Erizzo che ci salutava militarmente e con il consueto ampio sorriso affettuoso, e a
tanti genovesi instancabilmente plaudenti.
Alla fine della sfilata durata tre ore, il Ministro della Difesa on. Giulio Andreotti ha pronunciato breve ma
validissimo discorso confermando la grande verità che «gli alpini combatterono con coraggio, ma senza odio, furono
soldati esemplari: rispettati dal nemico, forsec più che da qualche meschino e fanatico connazionale».
Al termine gli alpini hanno attorniato il Capo dello Stato acclamandolo affettuosamente; l’On. Segni ha espresso,
commosso come ad un vero Soldato s’addice, la sua ammirazione per le Penne nere riconfermata con il seguente telegramma,
trasmesso subito dopo il rientro a Roma, al nostro Presidente Nazionale Avv. Erizzo: «L’aver presenziato all’imponente
raduno nazionale delle penne nere d’Italia è stato per me motivo di particolare soddisfazione. Nel ricordo delle loro
epiche gesta, che sono sempre vive nella memoria e nel cuore degli alpini e degli italiani tutti, rinnovo mio cordiale
affettuoso saluto et augurio a tutti gli alpini d’ Italia».
m.a.