ADUNATE NAZIONALI |
ROMA 1968 |
ROMA, 1968
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Questa adunata conclude il ciclo delle celebrazioni del Cinquantenario della
1a Guerra Mondiale.
Dai ruderi del Colosseo all'Altare della Patria, si
svolge l'imponente sfilata.
Sulla tribuna d'onore il Presidente della Repubblica Saragat.
Il Pontefice riceve in forma ufficiale il presidente
dell'ANA e una rappresentanza di Alpini.
Piazza S. Pietro straripa di penne nere. Dal balcone della Basilica di S. Pietro, Papa Paolo
VI appare affiancato dal presidente Merlini, e saluta:
"Soldati della pace, saluto le vostre magnifiche canzoni, saluto le vostre
belle bandiere. Saluto i vostri morti".
Povero me, e beati voi.
La 41° adunata nazionale io l’ho vissuta solo attraverso le immagini trasmesse alla televisione e dalle brevi cronache
lette sui giornali. Una grande fregatura davvero.
Alla sera c’è almeno stata la novità del documentario presentato dopo la trasmissione del telegiornale e realizzato con
la regia di Roberto Morrione, un ottimo giornalista della TV con il quale ho avuto il piacere di collaborare lo scorso
anno per un’inchiesta televisiva che poi non ho nemmeno vista perchè ero in viaggio per Israele (dove non son potuto
arrivare per la guerra scatenatasi in quei giorni e a causa della quale son finito in Turchia). Appena posso giro il
mondo ma, naja boia, quando c’è l’adunata nazionale resto quasi sempre suonato.
Ho pure inteso che gli alpini hanno catturato due ladri che stavano rubando un’auto nei pressi della fontana di Trevi, e
li hanno consegnati a una pattuglia della polizia; bene.
Ho saputo anche che gli alpini hanno saputo dare una lezione di serietà agli studenti universitari che, in quel solo
giorno di sabato, hanno causato danni per oltre cento milioni (senza quello che hanno fracassato nelle strade e nelle
altre sedi universitarie italiane); bene per gli alpini e male per gli studenti.
E questo mi dispiace, sebbene ci sia l’attenuante della teppaglia in filtrata in mezzo agli studenti: quella stessa che
veniva a determinare disordini nelle nostre adunate e che ora con noi - si è fatta assai più cauta...
Ma mi dispiace ugualmente per l’ambiente universitario, per il quale (tempi belli e brutti nello stesso tempo, come
quelli della naja) sento talvolta un po’ di nostalgia. Ho anzi scritto altre volte che - per me - i cappelli più belli
del mondo sono quello dell’alpino e quello goliardico; per non breve tempo li ho portati... contemporaneamente. Ed è
persino accaduto che - imprevedibilmente - mi sono imbattuto nel colonnello e nell’aiutante maggiore, capitati in mezzo
ad un gruppo di studenti, mentre mi trovavo in divisa e col cappello goliardico in testa: immaginate che razza di saluto
è venuto fuori! Ma mi è andata bene, come per tante altre fesserie che ho combinato all’8°.
Ma torniamo a noi, anzi a voi che all’adunata ci siete stati e che mi avete scritto la vostra soddisfazione e, in alcuni
casi, qualche accaduta delusione.
Mi è stato detto e scritto, ad esempio, che non c’erano bandiere, e ciò è spiacevole anche se «vestire» Roma di
tricolori è un problema (e soprattutto una spesa) non lieve. Ma frugando nei miei ricordi romani rammento che, in
occasione della visita dello Scià di Persia (peraltro simpaticissimo), i Fori Imperiali abbondavano di bandiere italiane
ed iraniane, e anche in Vaticano non fu possibile, eravamo alla fine del 1958, nemmeno vedere il buon Papa Giovanni
perchè tutta Roma era indaffarata per l’illustre ospite.
L’adunata nella capitale ha comunque lasciato un ottimo ricordo, come nel 1954 (e forse meglio) e sicuramente ancor
migliore - anche se non c’ero - di quella del 1934; e i partecipanti devono convincersi che il grande raduno è stato
spiritualmente benefico principalmente per i romani ai quali è stato dato modo di vivere, a fianco degli alpini, alcuni
giorni di sincero patriottismo e di rinnovata fiducia nei valori nazionali.
Indimenticabili e preziosi giorni anche per tutti gli alpini, per l’immediato omaggio potuto rendere all’Altare della
Patria, per il bel sole tornato a risplendere proprio nella culminante giornata dello sfilamento, per la benedizione e
le dolci incoraggianti parole avute dal Papa.
Noi che siamo rimasti a casa ci accorgiamo, forse più di voi che foste a Roma, che l’adunata del cinquantenario della
Vittoria è stata meravigliosa: a voi non poca nostalgia, a noi tanto rimpianto.
M. A.