ADUNATE NAZIONALI |
NAPOLI 1973 |
NAPOLI, 1973
Titolano i giornali:
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NAPOLI è sempre Napoli! La città dei contrasti e della bellezza.
«Vedi Napoli e poi... mori », diceva un vecchio adagio; noi invertiamo i termini e diciamo «Vedi
Napoli e poi vivi per ritornarci ».
L’Associazione Naz. Alpini può essere fiera della scelta fatta, poiché Napoli ci ha dato la
soddisfazione di una manifestazione pienamente e completamente riuscita in tutte le sue fasi, anche se lo sciopero dei
postelegrafonici non ha permesso l’arrivo in tempo delle segnalazioni, dei giornali, delle tessere, ecc.
Napoli ci ha accolti con la schietta e spontanea cordialità della gente partenopea, affabile,
affettuosa, sincera aperta come lo è di solito la gente del mare. E ci siamo trovati subito bene anche se il caotico
traffico degli automezzi ha messo, nei primi momenti, in imbarazzo ed in pericolo il nostro peregrinare di poveri
montanari abituati ad un traffico più modesto e disciplinato.
Eravamo partiti con il timore di trovarci in un ambiente freddo, quasi ostile — ricordando il
ricevimento avuto a Roma — ed invece siamo rimasti perplessi e meravigliati da tanta accoglienza. Abbiamo scoperto
l’animo dei napoletani, patriottico, sentimentale e ne abbiamo fatto vibrare le corde più intime.
Napoli, lo possiamo ora dire con orgoglio, è italiana, Napoli ha sentito e compreso il nostro
spirito e il nostro amore per l’Italia e non ci ha deluso.
Del resto gli alpini sono nati a Napoli per effetto di quel famoso decreto firmato in quella città
nel lontano 15 ottobre 1872 dal Re Vittorio Emanuele II, che per un arrangiamento istituiva le prime compagnie alpine
presso i Distretti di montagna. Gli alpini pertanto sono partiti da Napoli nel 1872, ma è rimasto nella città il motto
di «Arrangiarsi» che i napoletani sanno molto bene mettere in pratica, quasi quasi quanto noi.
Quanti eravamo? Tanti, tanti. Si calcola oltre 100.000 e sono venuti da tutte le Sezioni d’Italia e dall’Estero. Sono arrivati con tutti i mezzi: pullman, auto, treno, aereo e alcune Sezioni (non ricordo più quali) hanno addirittura preso un piroscafo a noleggio. Gli alpini venuti dal mare. Bello!
Quanti eravamo noi di Conegliano? Pochi - pochi ma buoni, come dice la scritta della Sezione di
Napoli -. Eravamo 85 più la banda di 25 elementi diretta dal sempre presente ed assiduo di queste manifestazioni, il
bravo e valente Maestro Ceschin. Non mancava certo il nostro Labaro portato dal Cav. Battistuzzi, con la scorta dei due
Vice Presidenti, dei decorati e del Consiglio della Sezione.
A questo punto dobbiamo esprimere il nostro rincrescimento e dispiacere per non avere avuto con
noi, in tanto tripudio di bandiere, il nostro Presidente Comm. Curto, ancora ricoverato all’Ospedale ed al quale
formuliamo dal più profondo del cuore i nostri più vivi e fervidi voti augurali di sollecita guarigione.
C’erano i gagliardetti dei Gruppi di: Barbisano, Bibano, Collalbrigo. Corbanese, Conegliano, Falzè,
Mareno, Ogliano, Parè, Pianzano, Pieve di Soligo, S. Lucia, S. Fior, Solighetto, S. Vendemiano, Susegana, e ci rincresce
che nonostante le raccomandazioni fatte dalla Sezione, gli altri Gruppi non abbiano mandato in sede il loro
gagliardetto. Avrebbero anche questi garrito alla brezza del mare ed avrebbero portato a tutti i loro componenti il
nostalgico pensiero di una giornata indimenticabile e la soddisfazione di poter dire: «A Napoli c’ero anch’io».
Apriva la sfilata della Sezione uno striscione nuovo, una sorpresa offerta dal Gruppo «Conegliano
città»; uno striscione tutto verde con la scritta: CONEGLIANO - CULLA DEL 7° ALPINI.
La sfilata è stata lunga, ma ne valeva la pena, perchè i fiori, i tricolori, gli applausi, ci hanno
riempito il cuore di letizia e di orgoglio e ci hanno fatto dimenticare le sfacchinate dei viaggi fatto e da fare.
Dietro lo striscione che apriva la colonna della nostra Sezione, c’era la banda, seguiva 1’Avv. Travaini nelle veci del
Presidente, poi il labaro fregiato di quattro medaglie d’oro alpine, scortato dal Vice Presidente Ten. Col. Piasenti e
dalla Medaglia di Bronzo Cav. Pansolin, seguito in un’unica riga dal Consiglio sezionale. Un po’ distaccato procedeva il
blocco dei gagliardetti dei Gruppi, ai quali erano stati aggregati, con un bell’effetto coreografico, 20 alpini con
bandiera tricolore. Seguivano poi tutti gli altri partecipanti in blocco.
Abbiamo sfilato con gioia, col sorriso e con orgoglio, portando con fierezza il nostro cappello e
la nostra penna al vento. Conegliano - dobbiamo riconoscerlo, anche se può sembrare presunzione - ha sfilato bene, con
ordine, con disciplina e con passo sicuro, diretti e sorvegliati da quell’inflessibile coordinatore che è il nostro caro
e bravo Consigliere Geometra Chies. Ed abbiamo riscosso applausi.
Chi c’era nel palco delle Autorità? C’era il Capo del Governo, il Capo di Stato Maggiore della
Difesa, quello dell’Esercito, il Presidente della Corte Costituzionale e tanti Generali, Parlamentari, Presidenti vari,
Prefetto, Sindaco, ecc. ecc., ma potremmo anche dire che a noi tutto ciò interessa relativamente. Il nostro scopo era di
portare a Napoli il nostro amore per la Patria, il nostro spirito alpino, il nostro attaccamento al dovere, la nostra
volontà di pace, il nostro indefettibile e deferente ricordo dei Caduti.
Ci siamo riusciti. Lo scopo è stato raggiunto.
Il quotidiano «IL MATTINO» di Napoli del 30 aprile riportava:
«Ne avevamo, ne abbiamo tutti bisogno: non perchè sia affievolita in noi italiani la consapevolezza
di ciò che significa la parola “Patria”, inserita in un contesto europeo e universale; ma perchè il momento drammatico
che l’Italia attraversa può indurre a dubbi, a timori e ad esitazioni, mentre si susseguono azioni vili e criminali che
taluno tenta di mimetizzare in eventi a difesa dell’indipendenza nazionale da concezioni politiche estranee alla nostra
storia, al nostro costume e alle nostre tradizioni».
«Avevamo tutti bisogno che centomila Alpini, reduci dai tormenti delle guerre e animati da un
radicato spirito di pace, riaccendessero la nostra speranza e la nostra volontà, ammonendoci con un molto scritto in uno
striscione tenuto teso nei corso della sfilata napoletana: Gli Alpini hanno un solo ideale: l’Italia!».
E’ stato uno spettacolo superbo, affascinante, che ha commosso e trascinato all’entusiasmo
protagonisti e spettatori di questa 46 Adunata degli Alpini.
Finita la sfilata, come ragazzi usciti da scuola, gli Alpini sono sciamati per le vie di Napoli per
visitare, vedere, ammirare e contemplare tante bellezze; hanno occupato gli aliscafi per Capri, Ischia, Procida, i trams
per Ercolano e così hanno continuato per tre giorni consecutivi portando a Pompei, a Pozzuoli, ad Amalfi, a Sorrento, la
loro esuberante gaiezza di canti e sorrisi.
E la gente li assecondava accettando con spirito ed allegria le loro facezie e le loro chiassate.
Possiamo pertanto asserire con convinzione che a Napoli gli Alpini hanno lasciato un caro ed affettuoso ricordo, lo
stesso caro ed affettuoso ricordo che portiamo con nostalgia nel cuore, ritornando alle nostre case ed ai nostri paesi.
Piasenti
Vogliamo rivolgere al Ten. Col. Ubaldo Vigilante, già Comandante il Gruppo Conegliano del 3° Rgt.
Artiglieria da Montagna della «JULIA» e socio del Gruppo Conegliano-Città, il nostro vivo grazie per quanto ha fatto per
noi e ringraziamo inoltre per la serata che ci ha gentilmente concessa, assieme alla sua gentile Consorte
Un grazie sincero vada poi a quanti si sono prestati e dati da fare per la buona riuscita e
presentazione della Sezione a Napoli, tra cui Carlet, De Vido, De Marchi, Chies, ecc., e chiediamo scusa se non li
riportiamo tutti.