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ADUNATE NAZIONALI |
BARI 1993 |
BARI, 1993
Prima volta a Bari.
Presente il capo dello Stato Scalfaro: "L'aver portato gli alpini in questa splendida città
del Sud è stata un'idea incantevole. E tutte le scritte degli alpini hanno un
richiamo che non ha mai una battuta polemica, aspra, ma hanno un richiamo di
amore per questa Patria che vuole essere unita e concorde nel camminare su una
strada positiva".
medaglia commemorativa |
Gli Alpini sono venuti in pace” affermava una signora, durante la preghiera all’offerto- rio della S.
Messa, a cui ho assistito nella chiesa dei Padri Cappuccini - “e noi diamo loro il benvenuto” aggiungeva poi,
concludendo ha significato: “... leggendo lungo la via Ammassamento” mi sono tenute alla mente le tante vittime della
delinquenza, quanta gioventù si ammazza. Preghiamo che questo non accada più.
Un uomo che accompagnava per mano un bambino, ringraziava gli alpini per avergli dato la possibilità di potersi godere
una stupenda serata, fino a tarda sera, poiché durante gli altri giorni deve rincasare di buon’ora, per la paura...
Dunque noi siamo motivo di gioia, di tranquillità ed offriamo fiducia.
Purtroppo la delinquenza, soprattutto giovanile, dilaga più che in altre città.
Ma a BARI abbiamo, in particolare, avuto una lezione di socievolezza, e la proverbiale bonarietà alpina si è sentita a
proprio agio.
Chi non poteva meravigliarsi; chi non poteva elevarsi nel vedere una marea di gente applaudire e mescolarsi con gli
alpini, salutando cortesemente! Come potevamo rimanere indifferenti di fronte all’entusiasmo dei giovani (soprattutto
donne); chi poteva restare insensibile, non commuoversi davanti alle migliaia e migliaia di bambini assiepati lungo le
transenne, i quali oltre che ad acclamare, gridavano "ALPINI. ALPINI” ed allungavano l’esile manina perchè tu gliela
stringessi, o attendevano una tua carezza, e se questo non avveniva, rimanevano mortificati. In tutto questo mi è parso
tanta spontaneità e semplicità, ed io li avrei abbracciati tutti!
Chissà cosa vedevano in noi! Anche se probabilmente istruiti sulla nostra storia, sulla cultura della grande famiglia
alpina, sulle leggende del passato, sull’immagine concreta del nostro presente, del nostro agire, s elevano con
semplicità propria familiarizzare; fraternizzare con quegli uomini dal curioso cappello con la penna nera, che non
avevano mai visto, e che, forse, avevano solo sentito parlare.
“ALPINI. ALPINI!” gridavano, come si chiama qualcuno che può darti una mano a sollevare il morale, quel qualcuno che
sente una responsabilità politica. al di sopra delle parti, che i sente operatore di pace, che salvaguarda i grandi
valori, dai quali ognuno di noi non può prescindere.
Allora maggiormente ti commuovi, ed anche se sei colpito favorevolmente, ti senti piccolo, piccolo, di fronte a tali
responsabilità.
Tutto questo non è solo un’impressione, ma una realtà; allora, con voluta modestia, e con grande gioia non molleremo
mai, quasi questo fosse una missione.
Il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. presente alla manifestazione, ha detto non senza emozione: “E’
L’ITALIA CHE RECLAMA; NORD E SUD INSIEME PER RISORGERE!” e ancora: “E QUELLO CHE CI VOLEVA IN QUESTO MOMENTO",
ammonendo: “LA BRIGATA CADORE É UN SIMBOLO. NON TOCCATELA!”.
Una cosa io toccherei: la madrigna RAI: si “madrigna” perchè ha un comportamento poco... affettuoso, se non ci odia,
poco ci manca: non sono capace di usare eufemismi! Già!... ci fanno vedere i ... migliardari!
Qualcuno ha azzardato una cattiveria: “sarebbe da non pagare il canone!”
Anche se la distanza era considerevole, gli alpini sono calati a Bari con tutti i mezzi: con l'aereo, con la nave, con i
treni e con una miriade di automezzi. invadendo la Città pugliese sino dal venerdì, e... non eravamo pochi. forse oltre
centomila.
La sezione di Conegliano era ottimamente rappresentata. Ad occhio eravamo oltre cinquecento. Il comportamento dei nostri
soci è stato esemplare. Abbiamo sfilato compostamente con il nostro Vessillo - con le cinque medaglie d’oro - portato
dal vedo alfiere Mario Longhino, scortato dal presidente Luigi Basso: seguiti dal vice presidente Battista Bozzoli e dal
segretario Flavio Lorenzet, dal Consiglio direttivo e da due rappresentanti della Città di Conegliano e di Refrontolo.
rispettivamente il consigliere comunale rag. Floriano Zambon e il sindaco dott. Pietro Lorenzon, che portavano la fascia
tricolore; quindi da i gagliardetti, in rappresentanza dei 29 gruppi: dalla brasa Fanfara Alpina, la quale con le sue
note ha dato prestigio alla nostra sezione; infine dal complesso dei soci. Il servizio d’ordine -
bene attuato - è toccato quest’anno al gruppo di Pianzano.
Sono certo che la sezione di Conegliano ha fatto la sua bella figura, sia quantitativamente che qualitativamente.
Il culmine del Raduno è avvenuto già fin da sabato, con uno dei momenti più significativi di tutta la manifestazione,
quando la stragrande maggioranza delle penne nere si è data appuntamento al Sacrario dei Caduti d’Oltremare, gremito
all’inverosimile, per rendere omaggio a quei ragazzi morti in una guerra che non avevano voluto. (Ricordiamo gli alpini
del Battaglione “Gemona”, la cui nave, il “Galilea”, nel 1941, rientrando in Patria fu colata a picco nel canale
d’Otranto). C’erano pure molte autorità, tra cui l’ex Capo dello Stato di sen. Francesco Cossiga; il comandante del 4°
Corpo d’Armata gen. Manfredi; il Consigliere militare del Presidente della Repubblica (già comandante della “Cadore”)
gen. Jan; il Commissario generale di Onorcaduti gen. Cavazza; il comandante del 22° Cot. gen. Oliva, il presidente
nazionale Nardo Caprioli.
La cerimonia ha avuto inizio con gli Onori resi alla bandiera di guerra del 9° Reggimento Alpini “L’Aquila”, al Labaro
nazionale dell’ANA.
Sono stati momenti di grande commozione, quando, con l’esecuzione dei Cori e della Fanfara della “Julia” sono state
suonate le note del “Silenzio”, e i rintocchi della campana si diffondevano. Poi è venuta la deposizione delle corone
ai piedi dell’altare, cui sovrastano quattro croci.
Nell’atmosfera regnava un grande silenzio, e un nodo ti stringeva la gola.
La S. Messa è stata concelebrata dall’Ordinario mons. Mariano Magrassi e da don Ernelio Franzoni. cappellano degli
alpini, reduce di Russia, decorato di medaglia d’oro. La cerimonia si è conclusa con lo scoprimento di una targa in
memoria dell’avvenimento.
Alla sera grande momento; una marea di alpini mescolati con la popolazione occupavano le vie principali, il lungo mare
e il centro storico. Gruppi di cori spontanei cantavano le belle storie d amore e della montagna; le fanfare suonavano
qua e ià. mentre s’innalzavano verso il cielo grandiosi fuochi d’artificio.
La domenica la città si risvegliava di buon’ora (chissà se si era mai addormentata!); le penne nere si radunavano nei
luoghi stabiliti per dar inìzio all’interminabile sfilata.
La gente, numerosissima, era esterrefatta, ma curiosamente gioiosa, applaudiva senza sosta l’inesauribile corteo, gridava
“viva gli alpini” ti voleva stringere la mano, soleva farsi notare, voleva esternare la propria felicità, la propria
simpatia, la propria gratitudine a coloro che stavano donandole giornate indimenticabili, in un momento particolarmente
contraddittorio e preoccupante, non solo per il dilagare della criminalità, ma anche per lo scoraggiamento politico.
Si dice che senza illusioni l’umanità morirebbe di disperazioni e di noia. Oggi. purtroppo, non c’è questo pericolo,
anzi di illusioni e di delusioni, ne abbiamo ad iosa.
Sono convinto che i nostri raduni diano fiducia alla gente e le facciano conoscere il sapore della solidarietà e della
aggregazione, senza barriere:
noi siamo per la pace, come tutti gli uomini di buone volontà. Gli Alpini d’Italia, la popolazione di Bari e di altre
località delle Puglie non dimenticheranno la 66 adunata nazionale; troppo profondamente solcata nell’animo.
Renato Brunello