ADUNATE NAZIONALI |
ASTI 1995 |
ASTI, 1995
"Grazie, alpini" si leggeva dappertutto: sugli striscioni appesi ai palazzi del centro cittadino, sulle lenzuola esposte ai balconi di periferia, sulle magliette-ricordo dell'Adunata, sulle confezioni di vino.
medaglia commemorativa |
68° ADUNATA NAZIONALE CARATTERIZZATA DAL RICORDO DELL'ALLUVIONE CHE HA COLPITO IL PIEMONTE
CALOROSO ABBRACCIO DEGLI ASTIGIANI AGLI ALPINI DELLA PROTEZIONE CIVILE
Quest'anno il nostro Raduno Nazionale è avvenuto - guarda caso dopo poco
tempo da un evento calamitoso che aveva colpito Asti ed altre Città vicine, e
che aveva visto, quali soccorritori protagonisti, gli Alpini.
Memore del sollecito ed efficace intervento delle penne nere, la popolazione
indigena ha manifestato a loro sentita gratitudine e grande affetto. Lo si è
visto sul volto della gente, assiepata in ogni dove, volto rigato dalle
lacrime al passaggio degli alpini della Protezione Civile.
Tutti lo hanno testimoniato: i Sindaci delle Città colpite, il Presidente
della Provincia, il Presidente della Regione, il Presidente della Sezione e
tutti coloro che coprono cariche politiche, civili e religiose.
Lo ha testimoniato anche il vescovo di Asti mons. Severino Poletto
nell'omelia della S. Messa, che ha concelebrato con una trentina di sacerdoti,
la maggior parte cappellani militari, sabato 20 maggio.
Egli ha riconosciuto negli alpini lo spirito di sacrificio, l'amore al
prossimo e alla Patria; la fratellanza, l'uguaglianza e le profonde radici
cristiane.
Il vescovo ha soggiunto:
"Alpini, a voi il nostro più forte ed affettuoso abbraccio, quello di
questa Città e delle altre Città. Grazie per il vostro intervento in aiuto
degli alluvionati. Grazie per quello che sapete portare e donare, anche in
questo giorno, giorno della Pace di Cristo". Ha concluso dicendo:
"Perdonatemi se oso suggerirvi un mio pensiero: siate sempre di più una
forza di pace; siate come sempre il segno di civiltà più genuina; siate i
moderni buoni "samaritani", come lo avete dimostrato ovunque e in
ogni tempo. Grazie ancora per quello che avete dato, per quello che date e per
quello che darete. La Mamma celeste, che voi tante volte avete portato sulle
vette delle montagne, vi benedica".
Quindi è stato letto il messaggio di Papa Giovanni Paolo e quello
dell'Ordinario Militare mons. Arcivescovo Marra. Sono seguiti scroscianti
applausi. Erano presenti il presidente nazionale Caprioli, il presidente
sezionale di Asti Gastaudo, i generali Becchio del 4° C.A., Mazzaroli della
Brigata "Julia", Gadia della "Cadore", Vivaldi della
"Tridentina" e Thot della "Tauriense", ed altre autorità
civili e militari.
Significativo è il pensiero di Paolo Raviola direttore de
“L'ECO” del lunedì di Asti sotto il titolo “ANCORA GRAZIE”:……
Me l'avevano raccontato ma non ci credevo. Nessuno, se non l'ha mai vista, può
immaginare che cosa sia l'Adunata Nazionale degli Alpini, il calore che emana,
il senso di amicizia, cordialità, allegria che riesce ad infondere. Sarà che
questo "popolo" perché gli Alpini sono un popolo - ha imparato
dalle sofferenze, anche quelle remote, sentite soltanto raccontare, ha
imparato dal lavoro e dall'impegno costante, ha imparato dalle fatiche che la
montagna impone, ha imparato dalla storia, quella che sta scritta sui libri
e quella spicciola di ogni giorno. Ci hanno dato una lezione di vita, una
lezione che non potremo dimenticare. Li avevamo conosciuti nei giorni tristi
dell'alluvione, quando sono venuti a portarci aiuto e conforto. Li abbiamo
rivisti ora, con la stessa efficienza, lo stesso senso del dovere, mentre
preparavano la loro Adunata Nazionale, attenti a curare ogni particolare, a
rispettare la città che li ha ospitati. E abbiamo sperimentato anche la loro
voglia di vivere. Fracassoni, inesauribili, quasi infantili, non proprio
astemi, certo, ma sempre rispettosi, positivi, cordiali. Nelle sere di venerdì
e sabato la città si è trasformata, pareva il paese dei campanelli: canti,
musica, due giri di valzer, un universo di colori e di suoni che ha avvolto
Asti galvanizzandola. Forse la prima impressione che abbiamo avuto è stata di
disagio per tutto quel baccano: ma poi molti hanno capito che il silenzio a
cui siamo abituati ci ha appiattiti, ingrigiti. E’ stato bello riprenderci
la città facendo festa con gli Alpini, vedere le strade piene di
gente, vedere le nostre piazze stracolme, per due sere sottratte al
dominio degli spacciatori. Forse le loro canzoni hanno tenuto sveglio qualcuno
ma ricordiamoci che, come scrisse Goethe, "dove la gente canta, siedi pur
tranquillo, chè il cuor malvagio non ha canzoni".
La nostra terra, che tanti uomini ha dato al Corpo degli
Alpini, un tempo aveva questa cultura del lavoro ma anche del divertimento
ottenuto con poco: una bottiglia, una chitarra e un po' di voce. Non sarebbe
male ritornare alle origini, non sarebbe male recuperare quella voglia di far
festa e di stare insieme alla fine di una giornata di lavoro.
Anche per questo suggerimento non possiamo fare altro che dirvi grazie,
amici Alpini, con la speranza che non passino troppi anni prima di potervi
ancora avere qui con noi.
Le nostre Adunate Nazionali riescono sempre a destare illimitate meraviglie
per la fiumana di Penne Nere che invade le città ospitanti i raduni, ed ogni
dove, nel raggio di centinaia di chilometri, e per la sorprendente
organizzazione a livello nazionale, sezionale e dei singoli gruppi.
Gli Alpini sanno attirare simpatia per lo spirito di aggregazione, per la
semplicità e la cordialità e, perché no, per la giovialità, alcune volte
esuberante, ma sempre nel rispetto dei canoni della civile convivenza.
L'eccezione c'è anche da noi, come in ogni regola. Se "peccati" ci
sono, sono "peccati veniali", che si potrebbero anche evitare. Come
ad esempio, sospendere la circolazione per le vie principali - il sabato sera
- di quegli automezzi folcloristici e bizzarri anche se nella maggior
circostanza simpatici e divertenti - che portano scompiglio e non permettono
un adeguato e tranquillo "spostamento".
L'interminabile sfilata della domenica è stata qualcosa di stupendo. Essa
è durata oltre una decina di ore, mentre il percorso aveva la durata di
un'ora. Innumerevoli gli striscioni, portati dai giovani con fierezza. Scritte
che fanno pensare, come quella delle sezione di Belluno: “Belluno-Asti.
Trovammo il dolore, Ci sostenne il dovere e l’amore”. Frasi che hanno un
senso, motti che spronano alla concordia, alla fratellanza e alla pace.
Quanti eravamo? Non era facile quantificare. Si è parlato di oltre
trecentomila Alpini. Certamente eravamo in molti, e molta era la gente
assiepata oltre le transenne e sui balconi dei palazzi - adeguatamente
imbandierati - ad applaudire senza sosta.
La nostra sezione, come sempre, si è presentata numerosa. Abbiamo sfilato
in novecento circa. Ma ad Asti siamo giunti certamente in millecinquecento
(compresi alcuni familiari).
Il vessillo portato da Bruno Danieli, era scortato dal vice presidente Nino
Geronazzo; seguivano il consiglio direttivo (con il vice presidente vicario
nazionale Nino Chies ed alcuni sindaci), i trenta gagliardetti, la nostra
fanfara - alla quale va il riconoscimento della sezione per l'ottimo
comportamento -, quindi tutti gli altri soci, naturalmente c'era l'immancabile
striscione "Conegliano culla del 7°', portato dagli alpini di Santa
Lucia di Piave, ai quali era stato assegnato il compito del "servizio
d’ordine".
Un giovane intervistato ha detto-. "...sono orgoglioso di appartenere
all'Associazione Nazionale Alpina, partecipo alle nostre adunate volentieri,
anche perché ritrovo gli amici della naja, e con loro passo ore felici e
spensierate, fuori dall'iter di tutti i giorni". Poi ha soggiunto
timidamente: "sia chiaro che ciò non vuol essere un atteggiamento
retorico".
Si, perché i giovani detestano la retorica, come la detestiamo tutti noi E
se qualcuno osa dire che c'è in noi della retorica, guardino i nostri intenti
e le nostre realizzazioni. Noi parliamo di dovere - prima che di diritto - ,
parliamo di sacrificio, di amore, di Patria.
Valori che sono stati patrimonio dei nostri "veci", che oggi lo
sono delle presenti generazioni e lo saranno anche delle future.
ARRIVEDERCI NUMEROSI A UDINE!
Renato Brunello