ADUNATE NAZIONALI
CATANIA 2002

CATANIA, 2002

medaglia commemorativa

Per la prima volta gli Alpini vanno a fare la loro adunata in Sicilia, a Catania alle pendici dell'Etna.

Per arrivarci usano i mezzi più disparati: chi la nave, chi il treno, chi l'aereo, non si disdegnano nemmeno pullman, campers, auto private.
Il lungomare è tutto un brulicare di tende. Ci si accampa ovunque. 150.000 hanno stimato essere alpini e familiari accorsi a Catania.
La nostra sezione ha sfilato con 500 alpini, ma altrettanti erano ai bordi della strada a vedere il grande serpentone della sfilata.

L'accoglienza della Città di Catania è meravigliosa: "quanti siete?", "quando ritornate?", "perché non siete venuti prima?": sono domande ricorrenti.


Canale d'Otranto: gli Onori ai Caduti in mare,
in memoria dei Caduti del btg Gemona a seguito del 
siluramento della nave "Galilea", di ritorno dall'Albania (fine marzo 1942)



Canale d'Otranto








... portando al cuore il cappello dell'amico andato avanti...







UN’ADUNATA DIVERSA ED INDIMENTICABILE

Catania 2002 nella testimonianza di Oliviero Chiesurin

9 maggio
Partenza in pullman alle 11.30 da San Vendemiano. Siamo in 180 della Sezione, signore comprese. A Venezia operazioni di imbarco nel traghetto da turismo Chartage di bandiera tunisina.
Saluto all’equipaggio, sistemazione nelle varie cabine, salpiamo alle ore 17.30. Cena a bordo a base di cucina tunisina, buona nel sentire i vicini di tavolo, certamente una novità. Per molti di noi è la prima volta in una nave da crociera, dopo cena tutti in branda con qualche problema di spazio, ma tutto bene.

10 maggio
Sveglia, mare buono. Alle 9.00 arrivo a Dubrovnich, la vecchia Ragusa. Sosta tecnica in rada, tutti in coperta ad ammirare e fotografare le vecchie mura di una città carica di storia.
Nell’ammirare da lontano questa città non posso fare a meno di pensare con tristezza a ciò che erano state l’Istria e la Dalmazia fino al 1945 e di quanto avevano contato nella storia di Venezia, prima, e dell’Italia, poi.
La presenza veneto-italiana sull’altra sponda dell'Adriatico è una storia che è stata cancellata. Eppure fino al 1945 ben quattrocentomila persone di lingua italiana vivevano in Istria e Dalmazia. Alla fine della guerra 350.000 italiani dovettero fuggire o vennero espulsi, 20.000 morirono nelle foibe dove furono gettati dai partigiani di Tito e gli altri rimasero privati di tutto, anche della lingua.
Per salvare la vita, o comunque per voler rimanere italiani, dovettero abbandonare le loro case e accettare l’esilio, venendo per lo più accolti in Italia spesso come ospiti indesiderati.
Ci si è voluti dimenticare che l’Istria e la Dalmazia non erano recenti conquiste del fascismo, ma terre dove i veneti avevano abitato per secoli, costruendo in paesaggi di incomparabile bellezza delle splendide città, da Pirano a Ragusa.
Intanto a bordo si trovano e si fanno nuovi amici (per trovare e farsi nuovi amici agli alpini non ci vuole tanto). Siamo facilitati dal fatto che sono 1700 le persone imbarcate, senza contare l’equipaggio. Alle ore 11 riprende il viaggio e alle 18 ci fermiamo nel Canale d’Otranto, tutti in coperta per assistere alla cerimonia in ricordo dei 995 alpini del Battaglione Gemona, periti in mare a bordo della nave Galilea affondata nella notte del 28 marzo 1942.
La commozione tra i presenti diviene palpabile quando la nostra fanfara sezionale dà l’attenti. All’inno del Piave, al “33” ed alle toccanti note del silenzio segue il fischio della sirena, che il capitano fa suonare ripetutamente in segno di saluto marinaresco. Sono presenti un centinaio di gagliardetti e diversi vessilli sezionali (nota negativa: il nostro mancava). Breve discorso delle autorità e subito si riparte.
Passeggiate nei vari ponti della nave. Dopo cena, chi a ballare ai bar, chi a leggere, sempre accompagnati dalle note la nostra fanfara. Poi tutti a dormire perché Catania ci aspetta.

11 maggio
Entriamo nel porto di Catania alle 8.30. Il tempo è nuvoloso, cenni di pioggia. Con calma scendiamo e ci mescoliamo alla schiera delle migliaia di penne nere che già hanno invaso la città.
In porto troviamo gli amici che ci attendono in banchina. Alcuni partono in pullman per visitare l’hinterland di Catania, altri a piedi nella scoperta di una città che fin dal primo impatto ci accoglie molto calorosamente. E’ tutto un ritrovarsi e salutarsi tra amici, come succede in tutte le adunate, amici vecchi e nuovi: gli abitanti di Catania, che ci circondano dell’affabilità tipica della gente del Sud. E non è da dimenticare la cucina di questa città, che a mezzogiorno ci riserva un memorabili pranzo a base di pesce.
Nel pomeriggio, strano ma vero, un violento acquazzone si è abbatte sulla città, ma non ferma le nostre visite ai vari musei e monumenti. Gli alpini sono abituati a ben altro e le strade sono ormai intasate da penne nere, e la loro presenza aumenta verso sera, quando, come succede in tutte le adunate, fai fatica a camminare, e vai dove ti porta la massa. Qualche carretto che strombazza (nemmeno il mare li ha fermati), a tarda notte l’ultima ombretta, poi a bordo per riposare qualche ora.

12 maggio
Ore 7.00 sveglia, colazione, e a piedi arriviamo in zona ammassamento. E’ un’occasione unica per ritrovare vecchi amici di naia, come accade a Menegon Arnaldo del Gruppo Colfosco, Giusti Pietro del Gruppo Bibano-Godega e Marchioni Antonio del Gruppo San Fior che, dopo 39 anni, incontrano con il commilitone catanese Esposito Michele.
Durante la sfilata Tardivel Giuliano, del Gruppo Parè, porta al cuore il cappello dell’amico alpino Zambon Giuliano, da pochi mesi andato avanti. Un gesto che non ha bisogno di spiegazioni o interpretazioni, e che per me resterà il più bello e significativo di tutta l’adunata. E basterebbe solo questo per dire che per me l’adunata di Catania resterà indimenticabile.
Poi il solito calore di tutte le sfilate, tra due ali di gente che ti salutano calorosamente. 
Salutiamo gli amici che ripartono, chi in aereo, chi in autobus o con altri mezzi, mentre noi della nave abbiamo ancora il tempo di fare le ultime spese. Alle ore 17.00, issata l’ancora, si parte per il viaggio di ritorno, non prima di esserci goduti lo spettacolo suggestivo della cima innevata dell’Etna. Qualcuno si ricorda di una soppressa rimasta in cambusa e non è difficile trovare il posto ed il tempo per assaggiarla e commentare che con cose così possono anche farti dimenticare il pesce di Catania… .
Serata dedicata anche alla festa della mamma, visto che a bordo ce ne sono parecchie.

13 maggio
Alle ore 8.30 la nave è in rada a Cefalonia. Ammassamento al ponte numero 9: vessilli, gagliardetti, alpini e consorti. Inno del Piave, preghiera dell’alpino, lancio in mare della corona d’alloro. Come da programma, vogliamo ricordare i quasi 10.000 eroici caduti della Divisione “Acqui”, trucidati per essersi rifiutati, dopo l’8 settembre ’43, di arrendersi alle truppe hitleriane.
Una pagina di orrore, cifre che fanno ancora rabbrividire ma che non dobbiamo dimenticare. I giovani, in particolare, dovrebbero conoscere il significato del silenzio suonato in certe cerimonie.
La cerimonia termina col suono prolungato delle sirene della nave.

14 maggio
Cielo sereno e mare calmo, sistemazione bagagli, foto e souvenir e ultime passeggiate per i ponti. All’arrivo in laguna veneta, tutti in coperta a vedere il panorama, e, mentre si transita davanti al bacino di San Marco, la fanfara intona l’ultimo “33” con applausi dei presenti e dei turisti a terra.

Attracco alla banchina alle 14.45, operazioni di sbarco, saluto all’equipaggio e via sui pullman, ognuno a casa sua, con il ricordo di un’altra adunata un po’ diversa ma indimenticabile.

Ci vediamo alla prossima, Aosta 2003.

Un a caro saluto al nostro Presidente sezionale, al Consiglio, ai capigruppo e a voi tutti alpini e amici con reciproca stima.
Buon lavoro a tutti e…  W gli alpini.

Oliviero Chiesurin


Il Duomo di Catania


Lo speaker Nicola Stefani, socio già consigliere della sezione di Conegliano


Le autorità salutano il corto degli Alpini


Messina - Monumento ai Caduti