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LATINA 2009 |
LATINA, 2009
9 e 10 maggio
E’ così tanto ambita, l’adunata nazionale degli alpini che ogni scielta
si presta a contestazioni anche se la sede designata fa parte delle classiche città alpine, figurarsi quando la
preferenza cade su una località al di fuori del consueto circuito, come quest’anno a Latina.
Certo i dubbi su questa sede si sono alimentati anche perché la pesante
macchina organizzativa è partita in ritardo rispetto al solito, ma alla fine con qualche intoppo, in trecentomila hanno
fatto festa nei giorni 8,9 e10 Maggio.
E’ stata una festa diversa, con le amare sfumature del dolore della
tragedia del terremoto in Abruzzo.
Ma anche da questo appuntamento annuale, noto per la convivialità
talvolta eccessiva, è partita la speranza per la ricostruzione.
Le tute gialle della protezione civile dell’ ANA hanno parzialmente
sospeso i lavori per un giorno, una delegazione di esse ha sfilato all’adunata per poi tornare nei giorni successivi
all’ instancabile opera di ripristino e di assistenza, cominciata qualche ora dopo che il sisma aveva devastato la terra
abruzzese.
E gli alpini abruzzesi presenti hanno marciato dignitosamente con il
presidente Corrado Perona che ha voluto essere con loro.
Hanno sfilato in silenzio, lasciando che uno striscione parlasse per
loro:”L’Aquila torna a volare, grazie Italia” con gli scrosci di applausi del pubblico oltre le transenne.
Gli alpini sono fatti così: poche parole e tanta solidarietà, per
ringraziamento basta uno sguardo.
LATINA E I VENETI
Latina è la seconda città del Lazio per popolazione, quasi 120.000
abitanti. E’ una città moderna nata quasi dal nulla, composta da un agglomerato centrale di forma ottagonale, con i vari
borghi preesistenti come appendici. Al momento dell’ inaugurazione il 18 Dicembre 1932, veniva chiamata Littoria, nome
che nel 1946 fu cambiato con quello attuale, perché riecheggiante quel ventennio fascista appena trascorso. Ma questa
città rappresenta di quel periodo fra le due guerre, certamente una delle pagine migliori.
Con l’ impulso dato dal governo Mussolini alla bonifica dell’ Agro
Pontino di cui Latina è il capoluogo. Alla bonifica parteciparono molta gente del Nord, la maggior parte veneta,
invitati dal governo di allora. Essi strenui sacrifici seppero rendere fertile quella terra paludosa che nei decenni
successivi diede modo a loro di assicurare una esistenza serena alle proprie famiglie.
Oltre al “Monumento ai Bonificatori” situato in Piazza del Quadrato, in
una piazzetta non molto distante, c’è un arco di forma semplice nelle cui pareti interne vi sono poste le targhette di
tutte le famiglie venete che contribuirono con fatica e sudore a creare questa città. Per chi ha potuto visitare
attentamente la periferia di Latina magari recandosi al museo di “Piana delle Orme” o al parco di Fogliano è stato
possibile conoscere la seconda, la terza o forse la prima generazione, di chi partì dai nostri paesi.
Essi hanno conservato gelosamente il dialetto, gli usi e costumi, la
nostra cucina.
Con le lacrime agli occhi di felicità hanno accolto con generosità e
squisita ospitalità gli alpini veneti.
Ecco dunque il significato dell’ Adunata Nazionale a Latina: portare il
senso dell’ esistenza della nostra associazione ovunque ci sia la richiesta, ovunque ci sia quel fermento d’ umanità e
di rispetto per la memoria alpina così necessari per la continuità dell’ ANA.
LE CERIMONIE
Venerdì 8 Maggio:
L’alzabandiera alle ore 8 in Piazza della Libertà, ha aperto
solennemente l’Adunata Nazionale Alpini a Latina. Erano tutti presenti dal Sindaco on. Vincenzo Zaccheo, dal comandante
delle Truppe Alpine Generale di divisione Alberto Primicerj, dal Presidente Corrado Perona ed il CDN con il Labaro
Nazionale. Erano partecipi già molti vessilli sezionali come quello di Conegliano, e molti gagliardetti, diversi dei
quali della nostra sezione. Dopo l’onore ai Caduti, tributato con una deposizione di Corona d’alloro al Monumento ai
caduti ai Giardini Comunali, il corteo accompagnato dalla Fanfara della Taurinense, scortato dal picchetto del 2°
reggimento, impreziosito dal Gonfalone della Cità di Latina medaglia d’argento al valor civile, si è recato in Piazza
del Quadrato a rendere l’onore al “Monumento ai Bonificatori”. Molti di loro erano ex combattenti della Prima Guerra
Mondiale che pur di vincere la miseria e la fame non esitarono a lasciare i luoghi natii e ad avventurarsi in vicende
dall’esito non sempre felice, mettendoci tutta la loro forza e le loro speranze.
Nella stessa mattinata di venerdì 8 maggio, un'altra deposizione di
corona in onore dei Caduti avveniva presso il monumento alle portatrici carniche (Plotzner Mentil) a Sabaudia.
Nel pomeriggio a Nettuno altre due corone venivano posate
rispettivamente al Cimitero Americano, e al Campo della Memoria. In serata l’avvenimento clou: l’arrivo della Bandiera
di Guerra del 2° Rgt. Alpini, preceduto dai Gonfaloni della Regione Lazio, della Provincia di Latina, del Comune di
Latina e di quelli limitrofi e dalla comparsa del Labaro Nazionale.
Da Piazza San Marco, presso la casa del combattente il corteo si è
diretto sino a Piazza del Popolo in cui è situato il Municipio. Scandiva il passo la fanfara della Brigata Taurinense
scortata da due compagnie di alpini in armi. Presenziavano il Presidente Corrado Perona con il CDN ed il Labaro
Nazionale, il Generale di Divisione Alberto Primicerj comandante delle Truppe Alpine, il sottosegretario on. Carlo
Giovanardi ed il Sindaco on. Vincenzo Zaccheo. Dietro a loro una moltitudine di vessilli e gagliardetti e tanti alpini
sfilanti fra due ali di folla.
Sabato 9 maggio:
Sul sagrato della chiesa di San Marco alle ore 17, l’arcivescovo
ordinario militare monsignor Vincenzo Pelvi ufficiava la Santa Messa davanti ad una moltitudine incommensurabile di
penne nere e di tricolori. Concelebrava il vescovo di Latina monsignor Giuseppe Petrocchi assieme a monsignor Bizzarri
Presidente della Fondazione Don Gnocchi e a molti cappellani militari. Non mancavano le massime autorità cittadine ed i
vertici dell’ANA, assieme al Generale Primicerj. Monsignor Pelvi nella sua omelia non dimenticava di soffermarsi sulla
figura di Don Carlo Gnocchi, maestro di fede ed insegnante dei valori di carità e di solidarietà, lasciati in eredità
agli alpini.
Domenica 10 maggio:
Nelle nove ore di sfilata hanno marciato circa 47.000 penne nere. La
nostra sezione è stata presente con circa 500 unità, facendo degnamente, come al solito, la sua parte. Come nelle
giornate precedenti, il sole ed il bel tempo sono regnati. Nonostante i lunghi e larghi violoni ci sono stati dei vuoti
e dei ritardi fra sezione e sezione sfilanti. Tra le pecche rimarchevoli, certamente la carenza di servizi igienici e la
loro confusionaria dislocazione, l’insufficienza di segnalazioni e di tricolori nella prima periferia di Latina. Per il
resto, la città e i suoi abitanti hanno risposto positivamente alla nostra rumorosa pur pacifica invasione, sopportando
volentieri i disagi dei trecentomila confluiti in loco.
Mettiamo comunque in archivio un’altra bella adunata e prepariamoci a
viverne un'altra a Bergamo nel 2010.
Renzo Sossai
La Fanfara alpina
I primi 100 sono fatti... lunga vita!
I consiglieri sezionali giovani
si aggiungono gli Abruzzesi, esplode la gioia, e allora si può fare anche la "Ricciolona"
Anzio
Cimitero militare americano di Nettuno