ADUNATE NAZIONALI |
TORINO 2011 |
TORINO, 2011 7/8 maggio
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E' domenica mattina. Sveglia presto e via di gran carriera a smontare
l’accampamento che per qualche giorno è stata la nostra casa. Una rinfrescata
alla bene e meglio, ed indossata la camicia della Sezione via di corsa per
raggiungere il luogo previsto per l’ammassamento…di corsa perché ovviamente è
già tardi.
Quanti alpini, ed ecco raggiunto il nostro settore. Un sorriso riempie il volto
di tutti perché questo è il momento degli incontri: chi si aveva incontrato il
giorno prima, chi si aveva sentito ma non trovato, chi non sapevamo che ci
fosse, e tutto questo sotto un sole splendente e in trepidante attesa di
sistemarsi per l’inizio della sfilata. In men che non si dica, tutti schierati e
con la fanfara a scandire con le sue note il passo, il settore si muove.
Più di un paio di chilometri nei quali dare il massimo per ben figurare, con un
orecchio alla fanfara ed uno a sentire gli incitamenti, i saluti e le parole di
incitamento delle migliaia di persone ai lati della strada, ed un occhio che
guarda avanti e l’altro che scruta tra la folla per intravedere magari un volto
noto o un amico, con la speranza che chi ci vede da casa possa scorgere proprio
noi tra le immagini passate dalle TV locali che trasmettono la diretta.
E tutta questa emozione sale al sentire sempre più forte la voce dello speaker,
perché diviene imminente il passaggio sotto le tribune d’onore, davanti al
labaro nazionale, al nostro presidente nazionale e alle altre autorità
intervenute.
Ma l’emozione più grande percorrendo il tracciato tra le due ali di spettatori
che applaudono, ringraziando e incitando, personalmente, è quando si riesce a
staccarsi un attimo da tutto ciò, e con coscienza comprendere che si è lì a
prendere gli applausi ed i ringraziamenti per il lavoro altrui, per i padri
fondatori che hanno dato vita all’associazione. Per i reduci che qualche ora
prima hanno percorso lo stesso tracciato e per coloro che in guerra sono caduti
per la nostra patria. Per i nostri ragazzi che tuttora affrontano all’estero
situazioni difficili per partecipare alle missioni di pace e per gli alpini
della Protezione Civile ANA, per tutto quello che fanno nei momenti difficili,
come ad esempio il terremoto in Abruzzo, con le mani e con il cuore.
Tutta l’adunata è un appuntamento speciale, ma la sfilata ha un sapore unico,
pubblico ed intimo allo stesso tempo, e che allo stesso tempo ti fa sentire così
piccolo, ma così grande, ma non perché sei grande tu, ma perché è grande in
tutti i sensi la famiglia di cui facciamo parte.
Matteo Villanova
Più di qualcuno avanzava dubbi sulla completa riuscita di un’adunata
nazionale in una grande città come Torino. Era rimasto impresso nella mente lo
scialbo ricordo dell’ultimo raduno alpino in una metropoli: Milano 1992. Si sa,
il calore della gente si sente di più in una città medio piccola. In questo caso
però l’accoglienza è stata degna d’una vera città alpina. Abbiamo visto
personalmente nelle varie manifestazioni di quei giorni, le lacrime di
commozione rigare i volti degli spettatori mentre battevano fragorosamente le
mani al passaggio degli alpini in congedo. Non aveva alcun dubbio il nostro
presidente nazionale Corrado Perona che aveva predetto che sarebbe stato un
evento indimenticabile. Come del resto lo sono state le volte precedenti in cui
a Torino è stata indetta l’adunata nazionale: 1928, 1940, 1961, 1977 e 1988.
All’arrivo a Torino, a taluni è sembrato che la città fosse poco imbandierata
senza tener conto della vastità del suo agglomerato urbano. Le bandiere c’erano
invece e la stessa città era emotivamente pronta a sopportare e supportare
l’onda dei 500.000 partecipanti. Come già detto in altre occasioni, in questa
cifra, mediamente sempre più grande, vi è la dimostrazione di quanto importante
sia questo evento. Nello stesso tempo gli alpini veri, quelli che hanno fatto la
naia col cappello con la penna, sono in calo percentualmente e allora dobbiamo
vegliare perché questa festa, nata per mantenere la più vera e significativa
solidarietà fra gli alpini combattenti della 1^ guerra mondiale, non divenga
solo folklore, solo una sagra nazionale. L’84^ adunata nazionale si è aperta
come di consueto venerdì 6 maggio alle ore 9.00 con il consueto alzabandiera
nell’imponente Piazza Castello. A questo primo atto formale è stata notevole la
presenza degli spettatori torinesi, specialmente per l’ora mattutina. Quando la
bandiera ha cominciato a salire e la fanfara della Taurinense ha intonato l’inno
di Mameli quasi tutti i presenti si sono congiunti nel canto che unisce tutta
l’Italia. In questa storica piazza, davanti a due mirabili edifici: Palazzo
Reale e Palazzo Madama, si è schierata una compagnia del 3° Rgt. Alpini
contornata da numerosi vessilli e gagliardetti dell’ANA. Infine il corteo
guidato dal presidente Perona, dal gen. Primicerj, dal sindaco Chiamparino e da
altre autorità, ha reso l’onore ai caduti presso la lapide posta sulla facciata
della chiesa di San Lorenzo che commemora il sacrificio di tutte le Divisioni
operanti nella campagna di Russia. Nel pomeriggio di venerdì 6 maggio, al parco
della Rimembranza sul colle della Maddalena a 716 metri d’altitudine, la zona
più alta del comune torinese, sono stati consegnati i lavori di risistemazione,
delle strutture da parte della Protezione Civile dell’ANA. Per alcuni giorni
oltre un centinaio di volontari ha lavorato strenuamente per ridare linfa ad un
luogo di incantevole bellezza e di alto spessore morale ultimamente dimesso e
trascurato. Lassù sono piantati i pali che sostengono le targhette con i nomi
dei 4.787 caduti torinesi della 1^ guerra mondiale. Proprio alla sostituzione
dei pali fatiscenti, per alcuni mesi si sono adoperati gli alpini torinesi in
piena collaborazione con la Protezione Civile alpina. Alla presenza del sindaco
Chiamparino, del pres. ANA Perona, del coordinatore della Protezione Civile
Bonaldi e del presidente sezionale Chiosso, è stato scoperto un cippo a futura
memoria dell’opera donata alla cittadinanza in occasione dell’84^ adunata
nazionale. Particolarmente sentito ed atteso in ogni adunata è l’arrivo della
bandiera di guerra. E’ in assoluto il momento in cui si esalta la sacralità dei
sacrifici e delle sofferenze offerte dagli alpini sull’altare della Patria.
Venerdì 6 maggio nella dolce serata torinese, è toccato al 3° Rgt. Alpini
sfilare con il proprio sacro emblema. La bandiera di guerra, scortata da due
compagnie in armi, è stata accolta in Piazza Carignano per poi dirigersi con un
breve tragitto verso Piazza San Carlo ed infine la monumentale Piazza Castello.
Oltre al consueto solenne contorno, costituito dal labaro nazionale, dai
gonfaloni della città, della regione, della provincia e dei numerosissimi comuni
piemontesi, da tutti i vessilli sezionali ANA e da centinaia e centinaia di
gagliardetti, c’erano al completo le squadre del Giro d’Italia. I ciclisti
partecipanti al Giro d’Italia si sono così presentati prima della 1^ tappa la
cronosquadre in partenza il giorno dopo dalla Reggia di Venaria. Dobbiamo
plaudire chi ha saputo gestire la situazione con questi due grandi eventi che
contemporaneamente si sono tenuti a Torino. Dalla tribuna in cui c’eravamo
accomodati abbiamo potuto scorgere nel volto dei tanti corridori stranieri gli
sguardi meravigliati ed incuriositi nel vedere tutta questa gente con in testa
un singolare copricapo. Sono stati i loro colleghi italiani a spiegare in breve
cosa siano gli alpini. E a questo connubio, così pieno di analogie, si è
aggiunta la splendida esibizione delle frecce tricolori vere glorie d’Italia.
Prestigiosa e piena di significato la cerimonia è stata onorata dalle massime
autorità dell’ANA, dal sindaco, dal comandante delle TTAA, dal ministro della
difesa La Russa con il capo di stato maggiore della difesa gen. Abrate e il capo
di stato maggiore dell’esercito gen. Valotto. Dobbiamo purtroppo registrare
anche quest’anno la mancanza di educazione da parte di una minoranza di
radunasti che, subito dopo il passaggio del corteo, hanno invaso la parte
transennata senza rispettare le indicazioni del servizio d’ordine. Nel
frattempo, presso i giardini reali di Piazza Castello era stata allestita da
parte della Brigata Taurinense la cittadella militare che quest’anno ha offerto
ancor più delle altre occasioni, un saggio di tutte le varie specialità alpine.
Novità di quest’edizione, la riproduzione fedele di un caposaldo identico a
quelli approntati nelle ultime operazioni di pace in Afghanistan. La cittadella
ha riscosso un grande interesse da parte delle famiglie torinesi. Specialmente i
ragazzi sono apparsi attenti osservatori delle caratteristiche tecniche dei
blindati Lince e Puma, dei mortai e dell’obice FH70, delle radio trasmittenti.
Si sono poi avventurati, sotto il controllo dei militari, nell’esercizio di
equilibrismo del ponte tibetano e dell’arrampicata alla torre. Completa ed
interessante inoltre la mostra storica preparata dal museo nazionale degli
alpini di Trento. Nel pomeriggio di sabato 7 maggio una solenne Santa Messa è
stata officiata nei pressi della piazzetta Reale. Ha officiato, davanti ad una
moltitudine di persone composte di alpini e torinesi, il vescovo di Torino mons.
Cesare Nosiglia, figlio di un reduce della Divisione Cuneense. Egli ha posto
sull’altare il cappello del padre e nella sua omelia ha rivendicato il proprio
orgoglio di esserne il figlio e di essere cresciuto con gli stessi valori che
sono propri dell’alpinità. Ha dato il benvenuto ai radunisti ed ha elogiato la
novantennale opera degli alpini in congedo. Avevamo sentito altre volte mons.
Nosiglia, quando il presule era vescovo di Vicenza ed aveva celebrato
all’adunata di Bassano 2008 e alla commemorazione sul Monte Pasubio, e già in
quelle occasioni avevamo apprezzato la sua vicinanza all’associazione. La serata
di sabato è stata un turbinio di iniziative, fra rassegne corali e concerti di
fanfare, tra le quali quella di Conegliano, e tanto altro. Non è mancata una
visita in pieno centro di Torino all’osteria “la vecchia” di Lino Chies divenuto
ormai un vero cult. Domenica infine è andata in scena una sfilata interminabile,
durata undici/dodici ore ed il passaggio di circa 90.000 alpini fra ali di folla
festante lungo i due chilometri e mezzo di percorso. Commozione, gioia ed
allegria si sono mischiate, come sempre, nell’atmosfera magica creata ogni anno
dall’adunata nazionale.
La sezione di Conegliano ha partecipato con circa 800 unità dando una buona
immagine di sé, soprattutto per essere stata presente ad ogni avvenimento ed
ogni commemorazione. Diamo, una volta tanto, merito ai vari alfieri e alle loro
scorte per l’impegno e la disponibilità offerte in quei giorni. Sono state tre
stupende giornate, favorite dal bel tempo e dalla temperatura ideale. Tutto ciò
ha contribuito a fare grande questo evento a Torino. Questa città è veramente un
simbolo dell’italianità ed come tale quest’anno ha ospitato tutti i raduni
nazionali delle varia associazioni d’arma.
Renzo Sossai
Era annunciata da diverso tempo l’84^ adunata nazionale degli alpini a
Torino.
Nel centocinquantesimo anniversario della nascita della nostra patria, il luogo
più ovvio me doveroso per incontrarsi tra noi penne nere in congedo non poteva
che essere la prima capitale d’Italia.
Cenni storici della città
La storia di Torino viene da lontano. I primi insediamenti che si datano al III
secolo a.C. sono dei Taurini, un popolo Celto Ligure che, si narra, ostacolò la
marcia di Annibale attraverso le Alpi nel famoso attacco a Roma. Resistettero
per oltre tre giorni prima di cedere alla preponderanza dell’invasore. L’origine
ufficiale è di epoca romana. Dopo essere già stata teatro delle guerre galliche
di Giulio Cesare, nel 28 a.C. fu proclamata colonia con il nome di Julia Augusta
Taurinorum da cui poi deriverà il nome attuale “Torino”.
Nel 312 d.C. proprio a Torino avvenne lo scontro fra le truppe di Massenzio e
Costantino. La vittoria di quest’ultimo ne determinò la successione alla carica
di imperatore romano. Con la caduta del Sacro Romano impero, la città passò
sotto il dominio degli Ostrogoti, in seguito dei Longobardi ed infine dei
Franchi di Carlo Magno nell’anno 773. Nel 940 fu sancita la “Marca di Torino”
controllata per quattro generazioni dalla Dinastia degli Arduini. Nel 1045
l’ultima discendente Adelaide di Susa convolò a nozze con Oddone, figlio di
Umberto Biancamano, fondatore della casa Savoia. Da quel momento Torino fu
inglobata prima virtualmente e poi di fatto nei possedimenti savoiardi
diventando capitale nel 1559 al posto di Chambery. La città diventò il simbolo
della costante affermazione della dinastia sabauda con l’acquisizione d'altri
possedimenti e di titoli nobiliari sempre più importanti. Nel 1706 Torino venne
assediata dalle truppe francesi e spagnole. L’esercito piemontese e gli abitanti
di Torino resistettero per centodiciassette giorni, respingendone l’assedio. Nel
1713 i Duchi di Savoia ottennero il titolo di re di Sicilia e poi di Sardegna.
Nel secolo successivo Torino ed i Savoia furono il crogiuolo dei vari fermenti
che portarono alla costituzione del Regno d’Italia. Per circa quattro anni, dal
1861 al 1865, fu la prima capitale della nostra patria. Dobbiamo dare atto ai
Savoia che, pur vantando lontane origini francesi, seppero farsi carico del
tentativo di riaffermare la comune identità delle genti italiche nella speranza
di creare una vera condivisione d’intenti. Poi, altri tristi eventi
cronologicamente più recenti, hanno gettato molteplici ombre costituite da
madornali e tragici errori che hanno annientato la monarchia in Italia. Tutto
ciò non cancella quello che in precedenza hanno fatto per unificare la tanto
vituperata penisola italica. Durante la prima guerra mondiale i disagi pesarono
enormemente sulla popolazione. Nei due primi anni del dopoguerra, complice un
notevole aumento dei prezzi dei viveri di consumo si inasprì il conflitto
sociale. E’ il così detto “biennio rosso” che vide l’occupazione di numerose
fabbriche tra cui la Fiat con gli operai che in alcuni casi, continuarono
autonomamente a produrre. Le rivolte fallirono ma i lavoratori ebbero il
sacrosanto aumento salariale. All’indomani della “marcia su Roma” che sancì
l’avvento del fascismo, Torino fu segnata da continue aggressioni squadriste nei
confronti degli oppositori dei regime. L’episodio più tragico e cruento che
passò alla storia come “la strage di Torino” ebbe inizio il 18 dicembre 1922.
Venne bruciata la “camera del lavoro” della città e soprattutto vennero uccisi
11 antifascisti. Durante la seconda guerra mondiale, la città fu ripetutamente
bombardata essendo un riconosciuto polo industriale. Il primo bombardamento è
datato 11 giugno 1940, il giorno dopo l’entrata in guerra dell’Italia contro la
Francia. Si susseguirono le incursioni sino al 1945 con la massima intensità
registrata in tutto il 1943. Proprio nel 1943 riprese a pulsare il movimento
antifascista con gli scioperi nella grande industria e in seguito con l’attività
delle formazioni partigiane. Dopo l’8 settembre Torino venne occupata dalle
forze nazifasciste che si resero protagoniste di numerosi eccidi, fucilazioni e
deportazioni nei vari lager. Il 25 aprile 1945, il comitato di liberazione
nazionale (CNL) ordinò l’insurrezione generale. Le forze patriottiche
conquistarono il controllo della città ponendo fine alla feroce tirannia nazista
e repubblichina. Il 3 maggio 1945 arrivarono le prime truppe alleate.
La città di Torino è la quinta tra le ventisette città decorate con la medaglia
d’oro di “Benemerite del Risorgimento nazionale” per le azioni patriottiche che
ebbero luogo durante il Risorgimento. Il 29 maggio 1959 fu decorata con la
medaglia d’oro al valore civile per i sacrifici dei torinesi durante la seconda
guerra mondiale e per l’attività di resistenza partigiana.
Del resto, dopo aver resistito ad Annibale, ai francesi ed agli spagnoli, le
genti torinesi non potevano certamente smentirsi ed essere così d’esempio per
tutte le altre genti d’Italia.
Antica e moderna metropoli
Capoluogo della Regione Piemonte, con oltre 909.000 abitanti, Torino è la quarta
città d’Italia in ordine di grandezza dopo Roma, Milano e Napoli. Nel 1974
raggiunse addirittura un milione e duecentomila residenti, il suo massimo
storico. La città si estende su un territorio di 130,34 chilometri quadrati ed
il suo agglomerato urbano, costituito assieme ai comuni confinanti, è di circa
1.100 chilometri quadrati con un totale di 1.700.000 abitanti. Attraversata dal
più grande fiume italiano, il Po’ e bagnata anche dal suo affluente la Dora
Riparia, Torino è la metropoli italiana con più verde pubblico a disposizione
dei propri abitanti. Sono ben 51 i parchi nei 18,2 chilometri quadrati di area
verde con circa 160.000 alberi.
La Torino capitale si presta all’occhio del visitatore per le piazze sconfinate,
i lunghi viali, i mirabili e splendidi palazzi e gli imponenti porticati.
Quest’ultimi si sviluppano per ben 18 chilometri dei quali circa 12
interconnessi. Innumerevoli e magnifiche sono le chiese, abbellite da capolavori
pittorici e scultorei e con gli altari e le balaustre costruiti con i marmi più
belli e pregiati. Qui il credo cristiano trova indubbiamente la massima
devozione presso la cattedrale di San Giovanni Battista che custodisce la Sacra
Sindone. Si possono trovare le tracce dell’opera di San Giovanni Bosco presso il
complesso di Santa Maria Ausiliatrice. E’ una città intrisa di arte antica e
moderna. Tra i numerosissimi e prestigiosi musei spiccano quello Egizio presso
il palazzo dell’Accademia delle Scienze secondo per importanza solo a quello del
Cairo, la Galleria Sabauda o Pinacoteca Reale, il Museo Nazionale del
Risorgimento, il Museo dell’automobile ed il Museo del cinema presso
l’ottocentesca Mole Antonelliana.
E’ indubbiamente un polo importantissimo dal punto di vista produttivo. Negli
anni del boom economico costituì con Milano e Genova il famoso triangolo
industriale, vero locomotore dello sviluppo italiano. Torino è la capitale
italiana dell’auto. Qui videro la luce due importanti marchi: la FIAT nel 1899 e
la LANCIA nel 1906. Non ci soffermiamo sul fondamentale apporto della Fiat
all’intera comunità italiana. La Fiat è stata ed è un valore indispensabile per
la nostra nazione e la speranza è che continui ad esserlo in futuro. Torino è
anche un importante centro dell’editoria, delle comunicazioni, del cinema, della
pubblicità del design, dell’enogastronomia. E’ stata inoltre sede delle più
importanti manifestazioni e competizioni sportive nel corso degli ultimi due
secoli sublimata nel 2006 per aver ospitato i Giochi Olimpici Invernali. Questo
evento, a cui gli alpini in congedo hanno collaborato strenuamente, è stato
motivo di vera risurrezione per la città che ha potuto riacquistare tutto il suo
prestigio ultimamente smarrito.
Torino è la città dei 49 mercati rionali dislocati nei vari quartieri e aperti
tutti i giorni con strutture fisse. Uno di essi, quello di Porta Palazzo è il
più grande mercato all’aperto dell’Europa. La notevole offerta fa sì che i
prezzi si possano contenere a favore soprattutto dell’altra Torino, quella che
vive il quei alti palazzi della prima periferia, quella che veramente fa fatica
ad arrivare a fine mese. Torino è una città multietnica, oltre 123.000 dei suoi
909.000 abitanti sono stranieri di tutte le nazioni possibili. E’ una città che
da tempo si è vocata all’accoglienza, se pensiamo che nei primi anni settanta,
quando si toccò il massimo degli abitanti era considerata la terza città
meridionale dopo Napoli e Palermo, antica e moderna metropoli dunque.
Conegliano davanti alle tribune d'onore
Il Vessillo Sezionale durante la sfilata per l'arrivo della Bandiera del 3° Rgt. Alpini
Il Presidente Perona e il Cons. Naz. Geronazzo
La mole Antonelliana, simbolo di Torino