ADUNATE NAZIONALI |
MILANO 2019 |
MILANO, 2019
10-11-12 maggio
l’Adunata del 2019 nel centenario dell’Associazione Nazionale Alpini, che nacque proprio nel capoluogo lombardo l’8 luglio 1919.
foto: https://photos.app.goo.gl/n9YSxXqU98R4mCdq8
Anche quest'anno è arrivato il momento tanto atteso, la nostra Adunata
nazionale a Milano, un'adunata importante: quella del centenario. E anche
quest'anno è passata, come tante altre, con i suoi alti e i suoi bassi, con le
sue eccellenze e i suoi limiti, con le sue criticità e problematiche ma anche
con le sue peculiarità e i suoi numeri. Milano, città metropolitana e
cosmopolita, forse non il luogo che meglio si presta per una Adunata degli
alpini, ma, diciamolo, il bilancio finale può essere considerato positivo.
Forse ci hanno fatto un po' paura per quelle che sembravano difficoltà
insormontabili, forse le sue dimensioni, forse la sua complessità urbana, ma
alla fine gli alpini ce l'hanno fatta e Milano si è fatta "domare". Quando
andremo a paragonarla con le altre adunate, con una attenta analisi, dovremo
considerare le molteplici sfaccettature del caso, analizzando a fondo tutte le
informazioni necessarie per poter esprimere un giudizio finale.
Ma alla fine torna buona la battuta di un nostro giovane capogruppo che ha detto
"non è la città che fa l'Adunata, ma gli Alpini". Milano, con le sue ramificate
infrastrutture, alla fine non si è rivelata poi così problematica. Se vogliamo
trovare qualcosa che non ci è piaciuto e non abbiamo gradito potremmo
probabilmente starne a discutere per ore, ma ne varrà poi la pena?
Concentriamoci sulle cose positive.
Non dobbiamo dimenticare che alla prima Adunata delle penne nere, Ortigara 1920, non c'era il pubblico e le bandiere erano poche. C'erano solo alpini per onorare e ricordare le migliaia e migliaia di commilitoni caduti solo pochi mesi prima in quelle balze devastate e prive di un filo d'erba, dove ancora sembrava aleggiare l'ombra della morte. Ogni tanto non farebbe male un ritorno alle origini, e già qualcuno ipotizza, e forse auspica, che un giorno le nostre adunate saliranno ancora su quella montagna maledetta e tanto amata dalle penne nere.
Milano, città della moda e alla moda, ci ha fatto alla fine un grande regalo, ci ha dato una notorietà e una copertura mediatica di prim'ordine, ottima per dare il giusto lustro alla nostra gloriosa associazione, nell'anno della centesima adunata. Il cerimoniale è stato quello di sempre; venerdì mattina si è aperta la tre giorni di cerimonie e festeggiamenti con l'alzabandiera, la deposizione al monumento ai caduti, seguita nel pomeriggio dall'inaugurazione della Cittadella militare e delle specialità di Protezione Civile ANA. Poi c'è stata la sfilata della Bandiera di Guerra del 5°.
Domenica la grande sfilata, alla presenza di autorità civili e militari e del Ministro della Difesa Elisabetta Trenta. La nostra Sezione ha avuto l'onore di avere in sfilata il Comandante del 3°, Colonello Romeo Michele Tomassetti, il nuovo Comandante del Gruppo Conegliano, Tenente Colonello Massimiliano Ferraresi, accompagnati dal Capitano Luca Angelone e dal Primo Luogotenente Carmelo Castelli. Numerosa, poi, come sempre, la rappresentanza dei nostri sindaci o loro rappresentanti. Un grazie di cuore alle autorità civili e militari che ci hanno accompagnato, a tutti i capigruppo e ai loro alpini che in questa Adunata ci hanno creduto e che l'hanno voluta vivere. Grazie alla Fanfara Alpina di Conegliano, al Coro Sezionale Giulio Bedeschi, alla nostra Protezione Civile, al Gruppo sportivo che si è particolarmente impegnato con la presenza al gazebo della commissione sportiva ANA per promuovere il Campionato Nazionale di Tiro che sarà organizzato dalla nostra Sezione nel mese di luglio. Grazie al gruppo di Ogliano, responsabile del servizio d'ordine, e grazie a tutti quelli che nei tre giorni di Adunata si sono dati da fare e hanno lavorato per la nostra Sezione.
Da sempre abituati a vedere nei giorni dell'Adunata una città invasa da alpini, cappelli alpini fanfare, cori e tricolori ... e questa città che sembra, invece, solo tram, palazzi, alberghi, traffico e monumenti. Troppo vasta per subire la tradizionale "occupazione" da parte delle Penne Nere. E, anche se nessuno lo dice, tutti lo pensano: perché un'adunata in una grande metropoli? Ma se la parte profana della manifestazione non è stata quella di sempre, con gli alpini a far festa sparsi negli spazi dilatati di questa grande città e, soprattutto, nella vasta periferia, quella "religiosa" è stata, come sempre, caratterizzata da momenti ed emozioni indimenticabili.
La messa del sabato è, assieme alla sfilata, il momento più alto dell'Adunata. Anche quest'anno, come in tutte le Adunate, gli alpini occupano in massa ogni angolo del duomo. Quelli che sono riusciti a entrare e quelli in lunghe file fuori dal duomo: il duomo di Milano, la cattedrale gotica più grande del mondo, eppure anche questa volta inadeguata. La celebrazione è presieduta dall'ordinario militare per l'Italia monsignor Santo Marcianò, uno che gli Alpini sembra conoscerli bene: "Siete un insostituibile valore per il nostro Paese, per l'Italia. Gli Alpini non sentono la convocazione per una impresa o la chiamata per una emergenza come un disturbo, ma sono pronti a farsi avanti, si sentono onorati di essere utili, fieri di essere apprezzati". Sono ancora gli alpini i protagonisti di questo toccante momento, quelli presenti e quelli andati avanti. Perché quando partono le note di Stelutis Alpinis, e Sul Ponte di Perati, alla voce del coro sembra unirsi e fare eco un coro muto di voci invisibili, le voci lontane degli alpini caduti sulle montagne della Grecia, nelle pietraie dell'Albania, quelli che si batterono senza mai arrendersi contendendo ogni guado, ogni strada, ogni ponte. Quelli cui toccò di ripercorrere l'interminabile steppa ghiacciata della Russia. Quelli che tornarono e quelli che rimasero lì per sempre. Ed è viva la presenza di un personaggio, uno degli alpini più amati, sopravvissuto alla tremenda ritirata di Russia che al suo ritorno, proprio come è nello spirito altruistico degli alpini, dedicò la sua vita ai sofferenti, ai malati, ai mutilati. Questa Adunata è stata per il corpo degli Alpini come rivivere il ricordo di don Gnocchi, l'indimenticabile cappellano della Divisione Alpina Tridentina.
Poi la sfilata, imponente e bella come sempre. Veci e bocia a piedi con passo fiero e sicuro oppure su macchine d'epoca ma sempre con i giovani. E l'inevitabile groppo alla gola quando sfila un cappello su un cuscino portato a mano: un gesto simbolico, potentissimo, per un alpino che in vita sua non ha mai voluto mancare a una sfilata e vuole sfilare ancora una volta, un'ultima volta.
A Milano c'era anche il Capogruppo del Città, Piero Masutti
La fanfara Alpina di Conegliano, colonna sonora della Sezione.
Gazebo del "nostro" Campionato nazionale ANA di tiro a segno>
Il gruppo sportivo orgoglio della Sezione di Conegliano
Il coro sezionale Bedeschi, vanto della cultura alpina.