GRUPPO BIBANO GODEGA |
Dicembre 1969 |
|
questo modesto ma significativo ricordo viene oggi consacrato al preciso scopo di poter tramandare alle future
generazioni quanto è stato grande, di generosità senza limiti, il sacrificio compiuto dai nostri fratelli per la
salvezza delle nostre famiglie.
I giovani di oggi hanno anche il preciso dovere di
apprendere e ricordare quanto è stato doloroso vedere la propria terra calpestata dal nemico, quanto è stato grave e
difficile vivere con il nemico in casa.
Sapere cosa significa la schiavitù, la sottomissione ad un nemico che non perdona se non con la morte. Ricordare cosa
significa la fame, il trovarsi in gravi difficoltà di vita, senza un minimo aiuto morale e materiale, privi di ogni
assistenza, in particolare per i bambini e le persone anziane.
Questa è la storia vissuta e molti sono ancora validi testimoni.
Auguriamoci che tutto ciò non si verifichi mai più e che i popoli trovino la maniera di convivere in pace per il bene di
tutti.
Cittadini, questa cerimonia di così elevata importanza morale la dobbiamo soprattutto al valido ed encomiabile aiuto dei
vari componenti il Comitato, alla cittadinanza che ha risposto degnamente all’appello, all’Amministrazione comunale per
il particolare contributo riservato all’iniziativa, al Gruppo degli alpini in congedo dì Godega-Bibano per la generosa
offerta dell’antenna e relativa bandiera a coronamento dell’opera.
Questa imponente adunata di Penne Nere tiene a dimostrare quanto è grande lo spirito di corpo fra i vari componenti la
specialità e mi sia concesso far presente che un altro importante ammassamento di Fanti, Artiglieri, Bersaglieri,
Marinai, Granatieri, Genieri, Avieri e così via, sono qui con noi, in questo momento, e sono tutti inquadrati - in
silenzio - dietro i vari labari e bandiere qui intervenuti.
Lo dobbiamo inoltre alla premurosa attenzione del Comando di Artiglieria di Conegliano che ha voluto contribuire con i
trofei di guerra qui sistemati, il Comando territoriale di Padova per averci concesso il picchetto d’onore e la fanfara
per dare così maggior lustro e un più alto significato morale e patriottico alla cerimonia stessa.
Non posso certamente non far presente la premurosa e gratuita prestazione svolta dal nostro concittadino geom. Mario
Modolo per la direzione dei lavori e quella dell’artigiano Zambon Guglielmo per la messa in opera.
Con l’auspicio alla Patria, e alla pace e gloria degli Eroi, il cav. Benedetti ha concluso affidando l’opera
all’Amministrazione comunale.
Il sindaco prof. Guerrino Gobbo ha rivolto il saluto all’on. Fabbri e alle altre autorità e a tutti gli intervenuti e -
nel prendere in simbolica consegna il monumento - ha espresso il proprio compiacimento al Comitato realizzatore e ai
cittadini di Godega i quali hanno pure sostenuto ed incoraggiato l’iniziativa.
Riferendosi alle decorazioni che sarebbero state consegnate nel corso della manifestazione, il sindaco ha ricordato che
il numero delle onorificenze già assegnate (comprese quelle distribuite nella cerimonia del 14 marzo) è ancora assai
limitato rispetto a quello delle domande inoltrate dagli ex combattenti della grande guerra.
Parlando dell’inaugurato monumento il sindaco ha affermato che esso ci dice la profonda pietà, la commossa riconoscenza
e la profonda ammirazione verso gli eroi che morirono sui campi di battaglia, vittime di un dovere, sacrificati alla
grandezza e incolumità della Patria.
Su questo monumento, voi cittadini di Godega - ha continuato il sindaco - avete voluto scolpire la memoria del
sacrificio che i nostri fratelli hanno saputo compiere. Con questo ricordo voi dimostrate quanto sia grande l’affetto
che vi lega ai loro nomi, divenuti per voi come un sacro deposito, come un valido incitamento a quello spirito di
sacrificio e di solidarietà che deve essere imprescindibile dovere di ogni buon cittadino.
Quelle membra che il piombo nemico ha barbaramente stroncate, quelle carni che il ferro sapiente ma inesorabile del
chirurgo ha torturate, quei corpi che il morbo e i disagi hanno deformato e lentamente consunto, per noi credenti un
giorno risorgeranno; perché il sublime significato di questo monumento ci dice che qui l’amore di Patria è fuso coi
sentimenti che ci suggerisce la fede. Qui l’immortalità si abbraccia col conforto, qui l’anima si ritempra al coraggio,
alla speranza, al sacrificio.
Rivolgendosi ai combattenti della grande guerra, riuniti per ricevere l’onorificenza loro conferita, il sindaco ha
detto:
In questo momento, guardandovi ci passano dinnanzi allo sguardo le ardue cime del Grappa, le nevose montagne del
Cadore, l’arido Carso con l’insidioso Isonzo, le pendici insanguinate del Tonale e il sacro e amato Piave.
E’ una visione di eroismi e di stenti, di coraggio e di abnegazione, di imprese ardite: tangibili prove del soldato
italiano sui campi di battaglia, dove ignorato e nascosto egli dà senza ricevere, senza pretendere nulla. Innumerevoli
sono stati i sacrifici che voi avete compiuti durante il periodo bellico
1915-18.
Il sacrificio della libertà, i disagi della trincea e soprattutto il sacrificio del distacco. Padri di famiglia, vi
siete distaccati dalle vostre creature innocenti e dalle vostre giovani spose che, forse, dopo la vostra forzata
partenza, hanno dovuto lottare con la miseria e la fame. Figli amorevoli, avete lasciato i genitori forse ormai vecchi,
dei quali eravate l’unico sostegno.
Grandi sacrifici, che certamente bastano da soli a creare il titolo più legittimo alla gratitudine della Patria, per
coloro che la servirono a costo di tante privazioni e con il più assoluto disinteresse. Perciò, le insegne che oggi vi
vengono consegnate potete riceverle con fierezza; portatele a casa, fatele vedere ai vostri figli, ai vostri amici e
conoscenti, affinché tutti si sentano orgogliosi di voi, che avete compiuto il vostro dovere con generosa dedizione,
senza nulla chiedere, ma solo col desiderio di essere degni figli di questa nostra amata Italia.
Il sindaco ha poi proceduto alla consegna delle insegne di cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto, e della medaglia
commemorativa, agli ex combattenti Garroni Alberto, Favretto Antonio, Fabris Severino, Benedetti Bortolo, Zaia Domenico,
Brisotto Giovanni, De Faveri Andrea e Zangrando Vincenzo; la medaglia commemorativa del cinquantenario della Vittoria è
stata consegnata anche all’ex combattente Giobatta Zanella.
Conclusa la consegna delle distinzioni onorifiche, sottolineata dai ripetuti applausi dei presenti, ha preso la parola
l’on. Fabbri che ha espresso il proprio plauso per la lodevolissima iniziativa che trova conclusione in questa giornata
di festa, nel ricordo dei Caduti che vale anche quale richiamo a più sane direttrici di vita umana e civica; un atto
estremamente educativo non solo per i giovani - i quali non hanno avuto la ventura di conoscere gli orrori di un
conflitto - ma anche per gli anziani in quanto viene spesso dimenticato quanto sia tuttora valido il sacrificio del
Caduti ed operante quello dei superstiti.
Prendendo motivo da una recente riunione svoltasi a Conegliano, nel corso della quale un gruppo di giovani ebbe ad
osservare che a loro nulla dice questo ricordo che gli anziani spesso fanno dei conflitti cui ebbero a partecipare,
l’on. Fabbri ha dichiarato che tale forma di contestazione si rivela inutile oltre che ingrata. Ed ha ricordato che
pochi giorni dopo quella riunione egli ebbe occasione di assistere ai funerali di un ex internato che ha prematuramente
conclusa la sua esistenza segnata da anni di dolore causati dalle infermità contratte dietro i reticolati nemici; e ciò
ha rivelato, come tanti esempi continuano a ricordare, che le sofferenze della guerra sono ancora presenti in molti
sopravvissuti giacenti negli ospedali o mutilati, nel dolore dei loro congiunti e soprattutto nei familiari dei Caduti:
e tutto ciò non si può contestare.
A tale proposito l’on. Fabbri ha ricordato che i
combattenti italiani hanno saputo contestare nella maniera più difficile, quando era in pericolo la loro vita e
l’incolumità delle proprie famiglie; e hanno generosamente combattuto per contestare un destino avverso che sembrava
sottrarre la meritata vittoria nella guerra 1915-18, e che faceva prevedere una resa umiliante e definitiva nell’ultimo
conflitto quando invece il combattente italiano ne è uscito con onore sapendo infine meritare alla Patria un posto tra
le nazioni libere.
Quella era contestazione difficile e costruttiva, che costava innumerevoli sacrifici; quella in atto oggi è troppo
facile per essere sincera, assai poco rischiosa per essere apprezzabile, inequivocabilmente demolitrice anziché
costruttiva. Su tale contestazione non si può né credere né edificare; è invece sul patrimonio di sofferenze e di ideali
che vanno radicate le opere durature. Non per esaltare lo spirito guerriero quale fine a se stesso, ma per riconoscere
gli eroismi che hanno reso possibile la libertà e la pace; e ogni combattente non può non desiderare ed augurare la pace
e la concordia tra i popoli.
Riferendosi alle frequenti sollecitazioni che vengono rivolte per un più celere esame delle giacenti richieste di
riconoscimento a favore dei combattenti della guerra 1915-18 - e per le quali si è pure espresso il sindaco prof. Gobbo
- l’on. Fabbri ha ricordato con quanta attenzione il problema è costantemente seguito in sede parlamentare, ed ha
segnalato che - con l’ottenuto decentramento dell’esame delle richieste presso i Distretti militari - è prevedibile che
le domande (spesso incomplete di documentazione, se non addirittura presentate senza i requisiti richiesti per la
concessione) possano venire esaminate con notevole rapidità.
L’on. Fabbri ha concluso con rinnovate espressioni di compiacimento per la significativa opera realizzata dal comitato
per il monumento, e con l’augurio che le celebrazioni patriottiche trovino il crescente interessamento particolarmente
delle giovani generazioni.
Il comm. G. Curto ha recato il saluto della nostra Sezione, esprimendo la propria ammirazione per l’opera
coraggiosamente portata a compimento dagli alpini del Gruppo e dal Comitato promotore.
Ha poi preso la parola l’oratore ufficiale ten. col. Alberto Piasenti il quale ha recato il saluto del nostro Presidente
nazionale, e ricordato la festa inaugurale del Gruppo alpino di Godega-Bibano celebrata un anno fa e che costituì la
base, rivelatasi essenziale, per la realizzazione del tanto atteso monumento dedicato ai Caduti.
Piasenti ha infatti affermato che il monumento ai Caduti ora c’è per la volontà della popolazione che ha generosamente e
spontaneamente contribuito, c’è perché l’Amministrazione in carica l’ha deliberato partecipando alle spese, ma
ricordiamoci che il Monumento c’è perchè l’han voluto gli Alpini: i primi a lanciare l’idea e che hanno organizzato col
loro entusiasmo e con la loro caparbia volontà di riuscita, la cerimonia significativa e commovente a cui noi oggi
assistiamo.
Ma ci voleva questa Amministrazione comunale, con la sensibilità e lo spirito patriottico del suo Sindaco, della sua
Giunta e dei suoi Consiglieri, c’è voluta la costituzione di un Comitato presieduto mirabilmente dal signor Bortolo
Benedetti che ha profuso tutto il suo entusiasmo, c’è voluta la passione ed abnegazione del suo costruttore signor
Zambon Guglielmo perchè finalmente il complesso ingranaggio si mettesse in moto ognuno per la sua parte, per la sua
competenza, per il suo incarico, per il suo compito.
Dopo aver ringraziato i realizzatori del monumento, il ten. col. Piasenti ha rivolto il proprio compiacimento
particolarmente agli Alpini del Gruppo ai quali è stata affidata la preponderante parte organizzati va di questa festa
inaugurale, ed ha così continuato:
A ricordo di questa giornata memorabile per il vostro
paese, gli alpini hanno voluto fare una cosa in più, una cosa tutta loro. Hanno voluto erigere un pennone per la
bandiera d’Italia, per sostituire idealmente il tricolore che avrebbe dovuto coprire e accompagnare le salme dei nostri
eroi, sepolti senza il conforto della Bandiera sul loro tumulo, ma col nome d’Italia sulla bocca e nel cuore.
Ed ora, davanti a questo monumento, assistiamo commossi ad un confronto: quelli che sono caduti e quelli che sono
rimasti. Pochi purtroppo i rimasti di cui finalmente la Nazione si è ricordata. Vecchi commilitoni della Guerra 1915-18,
siate orgogliosi e fieri del dovere compiuto, del sangue versato. Voi avete combattuto non per il premio, ma perchè la
Patria lo richiedeva; tutto avete dato senza nulla chiedere. Voi pochi rimasti di un conflitto che rivelò subito il suo
volto pauroso, e le sofferenze senza limiti, avete avuto la fortuna di rivedere il volto della Patria risorta e libera,
ma molti purtroppo non tornarono. Forse fra quelli che il monumento ricorda c’è un parente, un amico, un commilitone con
cui avete diviso paure e gioie, speranze ed illusioni, pioggia e fango, pagnotta e neve, sacrifici e sangue.
E ai giovani qui presenti, che costituiscono le nostre speranze di domani, io rivolgo un particolare affettuoso saluto,
un augurio sincero, uno sprone ad inserirsi nelle associazioni d’arma, unici sodalizi in cui si senta e si viva l’amore
di Patria; inseritevi non come conte statori, ma come apportatori di idee nuove, di attività nuove, atte ad espandere
sempre più l’amore per le nostre tradizioni, per la nostra storia, per le nostre genti, e non trascurate mai di rendere
onore a chi ha dato alla Patria la propria vita. Sono essi che ci precedo no sulla via dell’onore, sulla via del dovere
e degli ideali di Patria.
L’oratore si è poi soffermato su quanto prevede l’art. 52 della nostra Costituzione («La difesa della Patria è sacro
dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge») e sui movimenti
ispirati all’obiezione di coscienza i quali contrastano con il predetto disposto costituzionale.
Richiamandosi all’ideale patrio che trova concreta testimonianza nell’appena inaugurato monumento, il ten. col. Piasenti
ha concluso il suo discorso, ripetutamente applaudito, con l’evviva all’Italia.
Al termine della cerimonia ufficiale le autorità e rappresentanze hanno partecipato al rinfresco nell’accogliente sala
dell’asilo. La fanfara e il plotone dei bersaglieri sono stati accolti presso l’ampio chiosco eretto per l’occasione e
che è stato allegramente visitato da tanti alpini con la degustazione di saporite brisiole e luganeghe ai ferri, ottimo
vino, e polenta (ne sono andati consumati quattro quintali!).
Allegra comitiva anche al rancio, svoltosi in un bel ristorante di recente apertura alla periferia del paese, dove i
commensali hanno mangiato bene, bevuto meglio, e cantato quasi ininterrottamente. Ciò principalmente per l’instancabile
gruppetto di alpini di S. Fior e di Pianzano, riunitosi in un angolo della tavolata (e tra i quali Angelo Zanetti,
Pietro Visentin, Giovanni Zanetti, Lorenzo Vinera, Remo Talamini e Pietro Tomasella) che cantavano accompagnandosi con
potenti pugni sul tavolo da far ballare le bottiglie come se fossero marionette.
Verso il termine del pranzo il presidente comm. Curto ha ringraziato la signora Piasenti, il generale Traversa, il
consigliere nazionale ten. col. Piasenti, per la partecipazione e la collaborazione data per la buona riuscita della
manifestazione, esprimendo un caloroso elogio al capogruppo Vittorio Padovan e ai suoi bravi alpini per la perfetta
organizzazione dimostrata anche per la realizzazione di questo raduno; espressioni di compiacimento sono state
brevemente pronunciate anche dal vice presidente avv. Travaini.
Don Paolo Bolzan ha coloritamente raccontato i primi allegri episodi della sua vita con gli alpini, e il ten. col.
Piasenti ha raccontato una barzelletta.
Ancora qualche brindisi e poi il ritorno in paese (festosamente imbandierato nelle sue strade ed edifici, e con la
fanfara di Cappella Maggiore che eseguiva canzoni alpine) ad ancor più saziarsi di questa giornata veramente stupenda e
memorabile.
M. A.
GRUPPO BIBANO GODEGA |
Ottobre 1969 |
GRUPPI IN GITA SOCIALE
Domenica 27 luglio i nostri Gruppi di San Fior e di Godega-Bibano hanno effettuato l’annuale gita, con diversa
destinazione ma con comune cordiale appuntamento a Osoppo - di buon mattino - per una cordiale bevuta valevole quale
buon augurio per il restante viaggio. E l’augurio stato efficace poiché tutti i partecipanti, di entrambi i Gruppi,
hanno concluso soddisfatti la bella giornata estiva.
Alla stessa ora sono giunti a casa i Soci di Godega-Bibano, anch’essi partiti di buon mattino per giungere ad Osoppo per
il previsto incontro con gli amici di San Fior.
Dell’allegra compagnia facevano parte i veterani Silvio Bolzan (classe 1891) e Angelo Peruch (del 1892, e che a Osoppo
ha iniziato col tracannarsi il primo «quartino»), oltre al Moro Bernardi che, pure a Osoppo, ha cominciato a far piazza
pulita della sua scorta-viveri rivolgendo poi uguale attenzione a quella di Meni Marcon.
Salutati gli alpini di S. Fior, la comitiva ha raggiunto Tolmezzo e - dopo una breve visita alla cittadina - è
proseguita verso Passo Monte Croce Carnico giungendo al confine alle ore 11. Mezz’ora di sosta tra il traffico intenso
degli austriaci e tedeschi diretti alle nostre spiagge inondate di sole, e poi - previa discussione con le guardie di
frontiera per poter far invertire la direzione del pullman nello spiazzo del confine - la ricerca del posto adatto per
il rancio e che venne felicemente scelto in un accogliente bosco a circa metà strada fra Tolmezzo e Passo M. Croce.
Le bottiglie (provenienti dalla cantina del capogruppo Padovan) vennero collocate sotto una cascatella perchè si
rinfrescassero, e i volonterosi addetti alla cucina si misero al lavoro; in breve la pastasciutta fu pronta e anche le
monumentali braciole cotte sulle braci, con relativo contorno di verdure. Non mancava nemmeno il caffé corretto con la
grappa (e poi il «resentin» per accertare se la sgnapa era più gustosa senza il caffé).
Per i canti, cominciati con il Barcarol del Brenta (immaginando el Brenta pien de vin) sono principalmente emerse le
voci del vecio Angelo Peruch, di Angelo Peruch junior, Biasi Peruch e Gustin Bellon.
Puntuali, alle ore 14,30 sono partiti per Sappada con sosta di circa mezz’ora tra l’accogliente simpatia dei
villeggianti e dei bocia alle armi, raggiungendo poi Pieve di Cadore per una più lunga fermata della quale molti hanno
approfittato per andare a far visita a commilitoni o parenti ed amici in vacanza. Angelo Peruch ha incontrato, al Caffé
Tiziano, il vecchio compagno d’armi Antonio Bergamo: dopo un momento di esitazione (dovuto al lungo tempo che non si
vedevano) si sono vicendevolmente riconosciuti ed abbracciati.
Una successiva sosta è stata fatta a Longarone, in un commosso ricordo della sventura che colpì quel povero paese,
proseguendo poi sulla via di casa; tra Nove e Vittorio Veneto, a causa dell’ingorgo del traffico, sono occorsi tre
quarti d’ora per percorrere nove chilometri. La gita si è comunque conclusa, come prima detto, con l’arrivo alle ore 22
e con la soddisfazione della bella giornata trascorsa.