GRUPPO BIBANO GODEGA |
Dicembre 1988 |
|
Il 24 aprile a Bibano tutto era pronto, ogni cosa era stata programmata con meticolosità, per la realizzazione di una grande festa. La giornata si presentava nebulosa e crucciata. I primi chiarori dell’alba erano accompagnati da un forte e fastidioso vento, da un’insistente e fredda pioggia, che facevano presagire il peggio, e creavano qualche problema all’indiscussa organizzazione.
Ma poi essa offriva l’altro volto, il vero volto, l’immagine sorridente, gaia e tranquilla di un mattino inoltrato di
primavera che si avviava ad ospitare nel cielo, prima un incerto sole che faceva capolino sgomitando fra le nuvole per
aprirsi un varco, per poi presentarsi con tutta la sua luminosità trasparente, ad offrire il suo calore al nostro corpo
un po’ rattrappito, ma soprattutto animare ed incoraggiare il nostro spirito.
Il Buon Dio, quindi, si mostrava generoso verso noi alpini, lasciandoci godere la dolce stagione, ed attuare l’intero
nostro programmi.
Non poteva avvenire diversamente, premiando così il capogruppo cav. Vittorio Padovan e
suoi collaboratori, meritevoli per aver profuso tutto il loro zelo, al fine di raggiungere l’obiettivo prefisso.
Sconfitto il mal tempo, ci siamo immediatamente adunati, per poi incamminarci — preceduti dalla Fanfara della Brigata
Alpina “Julia”, diretta dal serg. magg. Biagio Cancelosi — e compiere il primo atto del nutrito programma:
l’inaugurazione della “Via degli Alpini” e successivamente della bellissima, spaziosa ed accogliente sede, orgoglio del
gruppo locale.
Sfilando lungo le vie del paese, tra gli applausi sinceri della gente festante, ci siamo recati nella chiesa
parrocchiale ad assistere alla S. Messa concelebrata dal nostro cappellano mons. Raffaele Lot, dal parroco di Bibano don
Battista Barbaresco e da padre Domenico Bazzo.
Durante l’omelia mons. Raffaele ha ricordato le origini del Corpo degli Alpini;— la sua costituzione; formata da gente
della montagna, uomini semplici, ma dalla tempra eccezionale e dal cuore grande. Egli ha individuato nel cappello la
forma di una piccola montagna e nella sua penna il pendio aspro da salire, emblemi questi, che l’alpino porta sempre con
sé, e ne percepisce il significato astratto. ne accetta il paragone, avvezzo com'è ad affrontare le indomite ascese, le
asperità e le insidie della vita.
Il parroco don Battista si è compiaciuto con le penne nere, in particolare con il capogruppo Padovan, per le esemplari
iniziative, che danno lustro al paese. Ha invocato una particolare benedizione della Madonna ricorrendo l’anno Mariano —
ch’Ella protegga e copra con il suo candido manto tutti gli alpini.
Dopo il rito religioso ci siamo trasferiti al Monumento dei Caduti — collocato di fronte al piazzale della chiesa — dove
— resi gli onori al gonfalone del Comune e al vessillo della sezione, provveduto all’alzabandiera, accompagnati dal
suono della fanfara alpina — si è proceduto alla benedizione del ripristinato ed abbellito Memoriale, e allo scoprimento
della nuova lapide, nella quale sono stati scolpiti i nomi dei Dispersi sul fronte greco: Piero Brunetta, Antonio e
Carlo Zanchetta, e quelli sul fronte russo: Luigi Altinier, Virgilio Bianchin, Favorino Cimitan, Andrea De Nardo, Emilio
Freschi, Giovanni Gava, Pietro Gava, Innocente Pessotto, Gino Pin, Angelo Rosolen, Francesco Sommariva e Guglielmo Zava;
quindi alla deposizione di un mazzo di fiori, rendendo onore ed omaggio a tutti i Caduti.
Alla presenza dei convenuti: del sindaco di Godega maestro Giorgio Visentin, del presidente della sezione Giacomo
Vallomy e dei vice Lino Chies e Nino Geronazzo; del ten. col. Ottorino Reato Comandante il Battaglione “Feltre”, del
mar. magg. Marino Sbrizzai comandante la stazione CC. di Conegliano. dei mar. magg. Fiorenzo Piccoli e del brigadiere
Franco Rizzo della Guardia di Finanza. dell’ing. Paolo Stival presidente dell’associazione Combattenti e Reduci della
sezione di Conegliano, dell’amicone corazziere Mario Dell’Antonia; di un folto numero di ragazzi delle scuole, con i
loro insegnanti e la bandiera di rappresentanza; dei rappresentanti delle associazioni con bandiera: Associazione
Mutilati ed Invalidi di Guerra, dell’AVIS AlDO, dei gruppi alpini con gagliardetti: Colle Umberto (sezione di Vittorio
Veneto), Conegliano Città, Conegliano “MO. Pietro Maset”, Collalbrigo, Colfosco, Collalto, Falzè di Piave. Fontigo,
Gaiarine, Mareno di Piave, Ogliano, Parè, Pieve di Soligo, Pianzano, Refrontolo, S. Lucia di Piave, San Fior, Santa
Maria di Feletto, S. Pietro di Feletto. San Vendemiano, Sernaglia della Battaglia, Solighetto, Susegana, Vazzola e
naturalmente Bibano-Godega, assente giustificato Corbanese perchè impegnato in una manifestazione nel proprio comune. La
fanfara della Brigata Alpina “Julia" si è esibita, con la consueta bravura, con il 33, ed altri brani musicali di sicuro
effetto. Quindi sono seguiti i vari significativi interventi.
Il capogruppo cav. Vittorio Padovan, sensibilmente commosso, ha ringraziato le autorità civili e militari, i giovani
delle scuole e i loro insegnati, la popolazione e le penne nere, che, con la loro presenza hanno, non solo onorato le
celebrazioni, ma soprattutto gli Alpini Caduti e tutti coloro che si sono sacrificati per la Patria, per alti ideali,
che sono la solidarietà, la libertà e la pace. Si è dichiarato soddisfatto dell’operato del proprio gruppo, sempre
sollecito e disponibile, nelle iniziative culturali e sociali, e felice dell’allestimento della mostra grafico pittorica
degli alunni delle scuole elementari, ragazzi sempre propensi — con i loro insegnanti ad unirsi alle manifestazioni
alpine.
Il sindaco Giorgio Visentin, (sottufficiale della Julia) così si è espresso: Alpini di Godega Bibano, Alpini del gruppo
di Pianzano e Alpini del circondario. Combattenti e Reduci di tutte le guerre, AVIS-AIDO, graditi ospiti e concittadini
tutti, a tutti il più caloroso benvenuto a questa solenne cerimonia in occasione del 20° anniversario di fondazione del
gruppo Alpini di Godega Bibano.
Questo per tutti noi è momento di profondo orgoglio e soddisfazione, ma il nostro primo pensiero, commosso e riverente,
deve andare a questo monumento che riporta i nomi dei Caduti di tutte le guerre, nonché i dispersi della disastrosa
Campagna di Russia che vide gli Alpini scrivere memorabili e leggendarie pagine di eroismo e compiere atti di profonda
umanità.
A questo punto è dov‘eroso ringraziare coloro i quali in collaborazione con l’Amministrazione Comunale si sono prodigati
e hanno effettivamente contribuito a riassettare questo vetusto monumento sacrificando il proprio tempo libero e la
propria attività. Ad essi il più profondo grazie, perchè la civiltà di un popolo si misura anche nel rispetto dei propri
morti. Viene così a colmarsi, come nel caso del monumento di Godega ultimato lo scorso autunno, una grave lacuna. Lacuna
che col passar del tempo avrebbe lentamente steso un velo di indifferenza e di oblio su nomi e gesti di quanti hanno
sacrificato la loro giovane vita per un supremo ideale anche se, a posteriori, giudicato sbagliato.
Questi nomi devono però essere scolpiti non solo sul marmo, ma anche e soprattutto nelle nostre coscienze e memorie ed
ergersi maestosi come esempio e monito severo per tutti, perchè è grazie a loro se l’Italia ha riacquistato la propria
dignità, riscattata dalla Resistenza, e imboccato la strada della Libertà e della Democrazia.
|
Essi, pertanto, devono essere d’esempio ai nostri giovani chiamati al servizio di leva e nello stesso tempo un ‘accusa
(lasciatemelo dire: questo l’ho detto e lo ripeto ancora finché avrò la possibilità di far lo e finché il ruolo che
rivesto me lo consentirà) un ‘accusa, dicevo, a quanti per la compiacenza di medici privi di etica professionale, di
raccomandazioni, di addentellati politici o per denaro riescono ad ottenere l’esonero dai servizio militare, pur essendo
idonei, calpestando così i più elementari parametri di equità e giustizia fra cittadini oppure si scoprono
improvvisamente obiettori di coscienza, permettetemi il sarcasmo, senza mai essere stati impegnati socialmente e poi li
scopriamo assolvere al servizio civile in utilizzi di comodo casa propria, nel proprio comune mentre i VERI obiettori di
coscienza, i veri costruttori di pace, si distinguono per il loro impegno sociale di solidarietà lontani da casa in
situazioni disagiate prestando la loro preziosa opera, presso coloro che veramente hanno bisogno di aiuto, di carità,
umanità vera e disinteressata.
E poi questi inadempienti, magari, sono i primi a protestare, a scendere in piazza, a formare cortei chiedendo allo
Stato il diritto allo studio. il diritto al lavoro, alla casa, all’assistenza. E poi magari fanno pure politica e fanno
i censori e i demagoghi, criticano e hanno l'ardire, proprio loro, di insegnarci la strada da seguire.
Ma con quale coraggio, cari amici, si possono esigere dei diritti quando non si è assolto al primo dovere che ogni
cittadino ha nei riguardi della Patria quando ti chiama? Questi nostri Caduti, il cui spirito io credo sia qui in mezzo
a noi in questo momento, ci hanno indicato la via del dovere e per questo dovere supremo hanno immolato il diritto più
grande che ci è dato possedere: il DIRITTO ALLA VITA, un diritto tanto più grande quando si ha vent’anni e si pensa di
avere il mondo in mano. Ed è a questo diritto alla vita che passo ad un'altra considerazione.
Accanto a noi abbiamo gli alunni delle scuole.
Essi ci vedono oggi con i labari, i gagliardetti, le bandiere, il gonfalone, ci vedono portare con orgoglio i nostri
cappelli... noi vogliamo rassicurarli: non siamo dei guerrafondai o dei nostalgici del militarismo, anzi! Siamo qui in
tanti per ribadire a gran voce la condanna della guerra e di tutte le forme di violenza.
E questo gli Alpini lo hanno dimostrato nelle gare di solidarietà e ricostruzione dopo le calamità che in questi anni
hanno provato le nostre genti e devastato i nostri territori: dal Vajont, al Friuli; all’Irpinia fino alla Val di Stava
e Valtellina. Sempre in prima fila abbiamo visto gli Alpini, sempre abbiamo visto gente col cappello d’alpino prestare
la propria opera in silenzio, senza chiedere nulla in cambio".
Infine il Presidente della sezione prof. Giacomo Vallomy ha chiuso le allocuzioni, dichiarando di associarsi ai pensieri
espressi da coloro che lo avevano preceduto, propositi egli ha sottolineato — che contengono esemplari obiettivi. Si à
rivolto in particolare ai ragazzi presenti, dai volti sorridenti, aperti ed innocenti, auspicando che l’immagine serena
di quei volti li accompagni per tutta la loro vita, che l’orrore della guerra — di cui quest’anno si ricorda il
settantesimo della Vittoria della prima mondiale — non si ripeta mai più, che rimanga nella storia, quale esperienza
negativa, tragica, purtroppo provocata dall’uomo, ed insegnamento a volere, a tutti i costi, conservare la pace,
l’amicizia e la solidarietà tra i popoli.
Egli ha aggiunto che, senza alcun dubbio, b un sacrosanto dovere commemorare i Caduti, i Dispersi dei tragici conflitti.
Essi sono morti nell’adempimento del loro dovere, nella speranza di contribuire alla realizzazione dei grandi ideali.
Orazio scrisse nelle sue “Odi”: "Dulce et decorùm est pro pra mori", espressione indirizzata ai giovani Romani, per
incitarli ad imitare le virtù dei loro antenati ed, in particolare, il loro coraggio guerriero. Ma oggi ai giovani viene
rivolta l’esortazione ad offrire il loro sacrificio. profondere il loro impegno, per debellare il malessere della
società: esser vigili per non essere travolti dalle venture, dalle avversità del mondo, corrotto ed egoista, e dove è
possibile stendere la mano verso coloro che sono travolti.
Vallomy ha concluso domandandosi perchè ancora oggi ci siano tante guerre, e perchè sia ancora lontana la pace
universale. Dobbiamo tutti adoperarci affinché questa si realizzi il più presto posibile. Dobbiamo quindi amarci. poiché
l’amore è il sale, è l’alimento essenziale per condire la fratellanza, e in esso si illumina la pace dell'umanità.
Sono seguite le premiazioni tra gli applausi dei presenti — con la consegna di attestati di benemerenza a sei soci:
Eliseo Gava, Guido Zava, Alfredo-Tiziano Gava, Battista Peruch, Giovanni Dal Pietro e Emilio Spinazzè. Le cerimonie hanno
avuto il loro epilogo con la lettura di alcuni significativi e simpatici pensieri all’indirizzo degli alpini, da parte
dei giovani delle scuole, i quali, poi, si sono esibiti con canti tradizionali alpini e patriottici.
A pochi passi dallo scioglimento della manifestazione, abbiamo potuto ammirare la mostra grafico-pittorica — lavori
degli alunni delle elementari, dal contenuto fantasioso ed originale, dove si è potuto individuare l’inventiva di ogni
“artista in erba”, nel contesto operativo delle penne nere e dell’aspetto ecologico montano.
In uno spazioso capannone, situato nello stabilimento della Fiera di Godega, ci siamo ritrovati numerosissimi per
consumare un ottimo rancio, preparato dalle mani esperte dei cuochi alpini e delle loro gentili signore.
Nell’immediato pomeriggio è stato ospite il Coro Bandistico di Cappella Maggiore, diretto dal maestro Marzio Bottecchia,
il quale ha eseguito brani di buona musica e di sicuro effetto, in particolare pezzi di “marca” alpina, molto graditi a
tutti i presenti, i quali gli hanno riservato lunghi applausi.
A suggellare quanto di bello e di buono era stato realizzato dalle penne nere locali, il noto ed esperto Coro A.N.A. di
Oderzo, si ti esibito con “cante” popolari tradizionali, riferiti in particolare alla naja alpina, in tempo di pace e di
guerra. Canti che esaltano l’amore, e le disavventure umane nella gioia e nel dolore. La bravura del coro e lo slancio
con cui si è espresso hanno riscosso tanta ammirazione e scroscianti applausi. La serata si è conclusa in
quell’atmosfera piacevole e gaia, componente accettato dallo spirito alpino, durante i loro incontri, specie se
impegnativi.
Renato Brunello
I ragazzi delle scuole mentre leggono i loro pensieri di grande espressione.
La graziosa e spaziosa sede del gruppo.
La sede, un ampio prefabbricato acquistato nel 1985 presso il comune di Pinzano
e collocato nell'area comunale sita in Via Marconi a Bibano. In rapida
successione essa è stata decorosamente abbellita e dotata di tutti i servizi e
comfort sia all'interno (adeguato arredamento, soffittatura, impianto sonoro,
esposizione di foto storiche e di vita sociale, vari reperti e cimeli
bellici...) sia all'esterno con esecuzione di vialetti in porfido, recinzione,
area verde, aiuole fiorite e messa a dimora di alberi di varia specie,
magazzino.
Il 24 aprile 1988 nonostante i capricci del tempo, inizialmente inclemente, si
è svolta a Bibano la solenne cerimonia di commemorazione del 20° Anniversario
di fondazione del gruppo.
La manifestazione si è aperta con l'inaugurazione dell'accogliente nuova sede e
l'intitolazione di una via del paese agli alpini. Ad onorare la sfilata, oltre a
numerose e qualificate autorità civili, militari e religiose, vi era anche la
Fanfara della Julia, splendida ed applaudita nelle sue uniformi ed ottoni. Dopo
la S. Messa e la deposizione di una corona d'alloro al Monumento dei Caduti,
contornata dai discorsi ufficiali dell'allora presidente sezionale Prof.
Vallomy, del sindaco Visentin e del capogruppo cav. Padovan, si è proceduto
alla consegna di attestati di benemerenza a soci distintisi nell'attività del
gruppo: Eliseo Gava, Guido Zava, Alfredo (Tiziano) Gava, Battista Peruch,
Giovanni Dal Pietro ed Emilio Spinazzè. L'epilogo ha visto protagonisti gli
alunni della scuola elementare che si sono esibiti con canti patriottici e
toccanti pensieri all'indirizzo degli alpini.