GRUPPO BIBANO GODEGA |
Dicembre 1997 |
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Nel novero delle
iniziative rivolte alla valorizzazione degli aspetti più caratteristici e
storico-culturali del Comune, dopo il prestigioso restauro dei
quattrocenteschi affreschi di S. Biagio a Baver, oggi viene ad assumere
particolare rilevanza anche l’OPERAZIONE SAN BARTOLOMEO a Bibano, condotta
dal gruppo Alpini di Godega-Bibano con il patrocinio dell'Amministrazione
comunale.
Grande e festosa giornata,
quindi, il 24 agosto 1997 per l'intera comunità di Bibano, invita a presenziare
alla cerimonia di riconsegna alla Parrocchia dell'antica chiesetta
completamente ristrutturata e portata ad un decoro ottimale, confacente al suo
ricco retaggio storico e religioso.
L’edificio, infatti, da
tempo praticamente abbandonato era al limite del collassamento strutturale e
necessitava di un intervento radicale dalle fondamenta al tetto.
I lavori, iniziati il 21
giugno 96 su progettazione dell'arch. Francesco Peruch coadiuvato nei calcoli
dall'ing. Dal Cin Vittorino, hanno visto momenti critici stante il pericoloso
degrado dei muri in sasso e della marcescenza avanzata della travatura causati
dall’ingiuria del tempo e dall'indifferenza degli uomini.
In particolare all’arch.
Peruch, figlio di un nostro socio prematuramente “andato avanti”, il
gruppo esprime la sua riconoscenza per la gratuità del suo impegno e per la
competenza dimostrata nella direzione dei lavori.
Un'operazione durata ben
14 mesi di intenso e pressante lavoro alla quale hanno contribuito decine di
volontari per oltre 3.500 ore di manovalanza qualificata ed esperta nonché
sostenuta da un cospicuo intervento dell'Amm. Com. e dalla sensibilità
generosa di alcune ditte del luogo.
Con l’occasione, grazie
alla sensibilità del dott. Sbrojavacca, è stata restaurata e portata ad una
buona cromaticità la pala settecentesca di S. Bartolomeo, opera dello
Zampini.
Nel contempo è iniziata
pure l’opera certosina della dott. Alma Ortolan con lo scopo di riportare
alla luce, alla pulitura e al fissaggio di un affresco databile al XVI secolo,
di ottima fattura, scoperto durante i lavori di rafforzamento dell’abside.
Dell’interessante
scoperta è stata avvisata la sovrintendenza alle belle arti di Venezia per
gli opportuni accertamenti e relative disposizioni tecniche.
Il progetto globale è
consistito anche nel riassetto dello spazio verde circostante, ora più
funzionale e razionale tale da permettere una visione più ariosa della
chiesetta e di gustare maggiormente l'ambiente tipico delle risorgive in cui
è allocata. In un prossimo futuro è altresì ipotizzabile il ripristino
dell’originaria stradina di collegamento tra l’agglomerato antropico di
Bibano di Sotto e S. Bartolomeo, rintracciabile ancora nelle antiche mappe
comunali risalenti al catasto napoleonico, oggi purtroppo inutilizzabile in
quanto sommersa per l’innalzamento del livello delle acque risorgive.
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La cerimonia, contenuta
per ovvi motivi di spazio ma non per questo meno ricca di significati, ha
avuto inizio al mattino con l'ammassamento all'imboccatura della strada
campestre, asfaltata a nuovo per l'occasione, che porta alla chiesetta e alla
peschiera. Presenti molti alpini con i gagliardetti dei gruppi e, il
presidente Paolo Gai, il gen. Primo Gadia, i rappresentanti delle altre Ass.
d'Arma e di Volontariato, il sindaco Prof. Giovanni Pegolo con alcuni
amministratori civici e tanta, tantissima gente venuta anche da fuori comune
richiamata dall'importanza dell'evento. Seguendo le note della fanfara alpina,
il corteo di è snodato verso S. Bartolomeo: alla testa il gonfalone comunale,
seguito dal vessillo della sezione portato con visibile orgoglio
dall’alfiere Gianni Dal Cin, consigliere sezionale nonché infaticabile
protagonista dell’iniziativa.
Uno stupendo colpo
d'occhio ha improvvisamente accolto gli ospiti: la Chiesetta, dalle linee
sobrie di stile tardo romanico, si specchiava nelle tre mule acque del
laghetto antistante mentre i riverberi dorati del sole vi disegnavano intorno
un'aura solenne e radiosa. Dopo il taglio del nastro da parte del sindaco, il
capogruppo Giorgio Visentin, a nome di tutti gli alpini di Godega-Bibano, ha
consegnato al parroco Don Battista Barbaresco le chiavi della chiesetta dove
è stata officiata la S. Messa accompagnata dal coro parrocchiale con
l'esecuzione di canti sacri in gregoriano, ossia in quel latino liturgico
vecchio e universale quanto la chiesetta, com'era del resto consuetudine
secoli fa quando essa venne eretta. Nell'omelia, il vicario generale del
Vescovo mons. Poletto, ha ricordato le motivazioni religiose che spinsero gli
antichi abitanti del luogo ad erigervi un oratorio destinato al culto e alla
preghiera, un segno di fede genuina che li sorreggesse nelle quotidiane
difficoltà e li aiutasse ad affrontare con speranza un'esistenza fatta di
innumerevoli privazioni e sacrifici.
“In un mondo sempre più
pervaso” egli ha evidenziato “da sfrenato edonismo, vanno recuperati quei
legami sociali che animavano le generazioni passate, capaci, pur nelle
ristrettezze economiche, di grandi slanci generosi. Va riscoperta la
spiritualità della vita e la gioia di sentirsi utili agli altri, partecipi
attivi della crescita equilibrata e sana della società in cui viviamo”.
Inoltre ha rimarcato come gli alpini di oggi, soldati di pace e di
disinteressato altruismo, si pongano come inequivocabile esempio da imitare
nelle loro molteplici iniziative di solidarietà. L'onore di chiudere la Messa
è poi toccato al coro polifonico di Mondovì (CN) con alcune esecuzioni di
elevata bravura vocale.
La cerimonia è continuata
sul sagrato della Chiesetta dove il capogruppo Giorgio Visentin, dopo aver
dato il benvenuto a tutti i partecipanti, ha delineato con brevi cenni storici
la vita della Chiesetta dalle sue lontane origini ai giorni nostri i
rievocando anche l'iter della ricostruzione e sottolineando come il
volontariato vero si faccia con le “mani”, con fatti concreti, e non
limitatamente alla sole buone intenzioni. Ha ringraziato, quindi, tutti coloro
che, pur in contesti e ruoli diversi, hanno sostenuto l'opera di restauro,
durato ben 14 mesi, rivelatosi alla prova dei fatti ben più arduo e oneroso
del previsto e perciò assume oggi una valenza oltremodo qualificante e
prestigiosa per il Gruppo. Una determinata coesione di intenti che ha permesso
di superare qualsiasi avversità, compreso il malaugurato crollo d'uno spigolo
della parete sud che aveva inizialmente seminato sconcerto e scoramento tra i
volontari.
Il sindaco, Giovanni
Pegolo, ha portato il saluto dell'Amm. Comunale, che fin dall’inizio ha
sostenuto e incoraggiato l'iniziativa, ringraziando il Gruppo Alpini per la
tangibile testimonianza di impegno civile e di rispetto per il patrimonio
storico comunale.
Il presidente Paolo Gai,
portando il plauso dell'intera sezione e delle migliaia di iscritti, ha
ribadito che il recupero di S. Bartolomeo a Bibano, come di altre antiche
chiesette della zona da parte di vari gruppi (Orsago, S. Fior, Madonna della
Neve, ecc.) è la dimostrazione inequivocabile che gli alpini preferiscono
parlare con i fatti e non con vacue parole che non producono nulla.
Il gen. Primo Gadia, in
rappresentanza degli alpini in armi e nostro compaesano d’adozione, è
intervenuto ricordando il doloroso (e non ancora sopito) sacrificio della
Cadore nell'ambito della graduale ristrutturazione dell'Esercito secondo
quanto previsto dal nuovo modello di difesa, ha sottolineato lo stato di
malessere che investe oggi le Forze Armate, toccando con competenza le
problematiche inerenti al reclutamento zonale, dalla formazione dei giovani
chiamati a indossare una divisa fino alla confusione organizzativa del
servizio civile che necessiterebbe di una pronta e attenta revisione
legislativa.
Gli interventi ufficiali
si sono conclusi con il ringraziamento del parroco don Battista Barbaresco, il
quale ha ricordato come il generoso e impagabile lavoro degli Alpini abbia
evitato che la chiesetta di S. Bartolomeo, una delle radici storiche e
religiose della comunità di Bibano, così cara alle genti del luogo,
rovinasse definitivamente sotto il peso degli anni e delle intemperie.
Al termine, a tutti coloro
che a vario titolo o mansione si sono prodigati alla riuscita dell'
“OPERAZIONE S. BARTOLOMEO” è stata consegnata un’incisione grafica,
appositamente stampata in numero limitato per l'occasione, dell'artista
Baldassin e raffigurante la chiesetta stessa. Un piccolo segno materiale ma di
grande significato morale che assumerà nel tempo sempre più valore, non solo
affettivo, poiché testimonierà indelebilmente nei cuori e nelle memorie il
prestigioso traguardo raggiunto e la soddisfazione di poter dire con orgoglio:
“c’ero anch’io!”. L'inaugurazione ha avuto poi termine con un sontuoso
rinfresco e un succulento spiedo gigante per tutti i protagonisti e gli ospiti
sulle sponde del Rujo, ricco d'acqua cristallina e di indubbio fascino
paesaggistico.
Giorgio Visentin