GRUPPO BIBANO GODEGA |
Settembre 2012 |
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Gli alpini di Bibano-Godega ricordano con particolare affetto la figura del
dott. Gianbattista Sbrojavacca, grande amico e sostenitore del Gruppo, ultimo
custode fedele di San Bartolomeo, che ci ha lasciato alcuni mesi fa.
Era nato a Vittorio Veneto nel 1924 da una famiglia della borghesia industriale
di antiche e nobili ascendenze, come si deduce scorrendo gli archivi della
Patria del Friuli, quando nel 1349 il patriarca d’Aquileja, il francese
Bertrando di Saint-Geniés, concede l’investitura di un fondo di nove mansi tra
Bibano e Orsago al suo fedele vassallo, l’illustre avo Francesco di Sbrojavacca
“pro defensione honoris et exaltatione Aquilejensis ecclesiae”.
Sul finire dell’Ottocento, a Vittorio la famiglia diede vita a un grande
stabilimento bacologico che dava lavoro e sostentamento a centinaia di
maestranze e famiglie rurali legate alla produzione e alla lavorazione della
seta, e qui visse la propria giovinezza.
Superati brillantemente i corsi di studi inferiori, ventenne si iscrive alla
facoltà di farmacia all’ateneo di Bologna. La regolarità dell’iter universitario
viene interrotto dagli eventi calamitosi della guerra. Anche il giovane
Gianbattista deve così rispondere alla chiamata alle armi, ma la situazione si
rivelò subito drammatica con il disfacimento dell’esercito italiano dopo l’8
settembre 1943.
Egli così, pur inquadrato nel btg “Bassano” del Genio, non fu mai impiegato come
soldato combattente, ma destinato a lavori d’ufficio presso i comandi militari
dislocati nel territorio, in particolare a Treviso. E proprio nell’espletamento
di questo delicato compito egli fu attento testimone del suo tempo. Non
disponendo ancora di una macchina fotografica, illustrò con disegni gli eventi
bellici più spaventosi, come i bombardamenti alleati o le rappresaglie
nazi-fasciste, che in quel periodo interessarono la Marca e il Vittoriese.
Passione che venne ulteriormente coltivata nel dopoguerra quando Gianbattista si
dotò di strumenti tecnici adeguati, fissando nelle foto e nella memoria gli
aspetti più caratteristici del paesaggio circostante come le bellezze naturali e
monumentali, ma anche il lento svolgersi delle stagioni, i cambiamenti
ambientali dovuti alla travolgente evoluzione antropica ed industriale dei
nostri paesi, i lavori di campagna e dell’artigianato domestico, gli aspetti più
autentici della vita quotidiana della gente comune.
Nel frattempo concluse gli studi conseguendo la laurea e poi lavorando per
diversi anni presso la farmacia di famiglia a Vittorio.
A cavallo degli anni Sessanta, si mette in proprio e inizia l’attività di
allevamento ittico a Bibano di Sotto, lungo il corso cristallino della Zigana.
Incastonato nel perimetro della sua azienda s’ergeva l’antico oratorio dedicato
a San Bartolomeo che egli, assieme alla sua governante sig. Anna, cominciò ad
amare, a curare e salvare dal degrado e dall’ingiuria del tempo prima che lo
stesso fosse “adottato” dagli alpini di Bibano-Godega i quali, tra il 1996 e il
97, provvidero dapprima alla sua completa rinascita e rivalutazione, e negli
anni successivi alle necessarie manutenzioni. Lavori impegnativi ed onerosi che
lo videro sempre a fianco dei volontari immortalandone, giorno dopo giorno, le
fatiche e i progressi con innumerevoli scatti fotografici e all’occorrenza
confortandoli con qualche bicchiere di quello buono. Un rapporto d’intenti e una
sinergia d’idealità che divennero sempre più stretti e collaborativi tanto da
travalicare il suo innato carattere schivo e riservato per trasformarsi ben
presto in schietta e sincera amicizia. Nel contempo a proprie spese provvide
alla pulitura e al restauro della seicentesca pala d’altare dello Zompini, che
ritrae San Bartolomeo a figura intera con in mano lo strumento del suo martirio,
e che ora, riportata ad un cromatismo ottimale, fa bella mostra sulla parete
absidale della chiesetta accanto al più antico affresco “Madonna con santi”,
opera di Francesco da Milano o di Pellegrino da San Daniele, recuperato dagli
alpini.
Collezionista di libri antichi e di svariate pubblicazioni, alcune di indiscusso
valore materiale e documentale come pure di oggi introvabili collane editoriali,
poco prima di morire volle donare tale ricco “patrimonio” iconografico in parte
alla Biblioteca comunale di Godega, che ne ha allestito un fondo specifico a lui
dedicato, e il rimanente al FAST (archivio storico-fotografico) della Provincia
di Treviso.
Il vasto materiale fotografico che ripercorre tutta la vita degli alpini, sia
nazionale che locale, è stato invece consegnato al Gruppo di Bibano-Godega come
segno tangibile di amicizia di riconoscenza per aver brillantemente portato a
termine l’onerosa “Operazione San Bartolomeo”, quel luogo sacro a cui era
particolarmente legato, e che ora è uno dei luoghi più belli e caratteristici
del comune di Godega.
A pieno diritto, quindi, questa nobile figura di filantropo ora idealmente fa
parte della grande famiglia dei veri amici e sostenitori delle Penne Nere, un
uomo a cui va l’imperituro e reverente ricordo del Gruppo.
Giorgio Visentin
Pala raffigurante San Bartolomeo
Chiesetta di San Bartolomeo a Bibano