GRUPPO CONEGLIANO CITTA' |
Dicembre 1988 |
Anche quest’anno, nella sala dell’Auditorium “Fenzi”, si è ripetuto il simpatico ed efficace appuntamento delle penne
nere con soci della lo cale sezione C.A.I., per far conoscere e per diffondere — anche attraverso la proiezione di
stupende diapositive — lo splendore, la magnificenza e la maestosità della montagna, nelle sue naturali componenti, dove
primeggia la straordinaria molteplicità della FLORA e la vita selvaggia della FAUNA. Dove il BOSCO è l’elemento principe
della montagna, il quale deve essere considerato il grande conservatore per l’azione continua e diuturna che svolge come
regolatore del clima; frenatore delle acque e delle frane. La sua principale funzione — come tutti sappiamo è la
rigenerazione dell’aria assorbendo anidride carbonica e restituendo ossigeno.
Ecco perchè noi dobbiamo rispettare, proteggere tutto questo, al di sopra di ogni nostro piacevole esame ed utilizzo del
mondo vario e composito della montagna, e del gradito e sano soggiorno.
L’incontro ha raggiunto l’obiettivo che gli organizzatori si erano prefisso. Le immagini fotografiche, proiettate l’anno
scorso in grandi dimensioni, hanno fatto vedere le nostre illuminate vette dolomitiche che spaziano a Nord ed ad Est
della Marmolada, dal Trentino-Alto Adige al Veneto, con alcune ascese degli esperti scalatori, e la “Flora” e la “Fauna”
nelle loro reali e prodigiose conformazioni.
Quest’anno la straordinaria presenza dell’alpinista coneglianese, accademico del CAI dott. Giuliano De Marchi ha
conferito grande successo alla serata, per le stupende diapositive proiettate e commentate dallo stesso De Marchi autore
e protagonista di "Cho Oyu 8201a per foreste e deserti alla Dea del Turchese", attraverso le quali abbiamo potuto
ammirare i costumi, le tradizioni, la flora, gli altipiani e nevate annesse montagne dell’Himalaya, di quella terra
mistica ed affascinante che è il Tibet.
Ad una montagna a quota 7000, egli ha dato il nome di Conegliano.
Ospite d’onore è stato il Coro della Brigata Alpina Cadore; diretto dal cap. don Sandro Capraro — (come lo fu l’anno
scorso quello della Brigata Julia) — il quale ha presentato un repertorio in parte inedito, commentato dallo stesso don
Sandro, il quale — e non lo scopriamo oggi ha saputo colorare con grande senso romantico e sentimentale i testi, a cui
si ispirano le cante.
Sono intervenuti il capogruppo Raimondo Piaia. il presidente del CAI dott. Francesco La Grassa e il dott. Giuliano De
Marchi.
Piaia con appropriati pensieri che riassumevano i veri intenti del l’appuntamento, così si è espresso: "Ci sono momenti
in cui una associazione sente il bisogno di uscire da gli schemi statutari che regolano la sua attività, per il
desiderio di sentirsi comunità nella comunità. Ebbene, questa è una delle motivazioni per cui noi alpini, ci siamo dati
convegno questa sera qui con gli amici del CAI, con l’invito rivolto anche alla cittadinanza. Abbiamo voluto passare una
serata assieme, realizzare un’incontro fraterno, tra gente che la montagna idealmente accomuna, e verso la quale ci
sentiamo attratti con rispetto. Ma per far in modo che l’incontro fosse veramente “montagna insieme”, non potevano
mancare. qui con noi, gli alpini in armi, i nostri bocie. E così, amici alpini, cari amici del CAI, cari concittadini,
questa sera ci sentiamo comunità. in forma corale, per rendere omaggio alle nostre amate montagne; e questo avviene con
la straordinaria partecipazione del Coro della Brigata Alpina “Cado re”, mentre lo scorso anno fu presente quello della
brigata “Julia”. La montagna ci offre i suoi pascoli, i suoi boschi, i suoi ghiacciai. le sue vette quant’altro madre
natura le ha donato di bello, di maestoso e di misterioso. Per l’uomo la montagna presenta molti altri aspetti
esistenziali. L’aspetto amatoriale: gli amici del CAI sono coloro che più frequentemente ne godono le bellezze.
Per chi va in montagna, come sanno andare gli alpinisti, il rischio e la fatica diventano, alla fine, appagamento e
gioia, soprattutto interiore.
Per gli uomini la montagna è stata nel tempo, confine della Pastoria da difendere, campo di battaglia, sogni di gloria;
è stata trincea, è stato bivacco, è stata posto di sentinella, sede, fame, croce, é stata posto ristoratore e di riposo
e canto sotto la tenda.
Oggi per i nostri bocie alpini in armi la montagna è la palestra di formazione fisica e spirituale; é ancora e sempre,
marcia, è sudore, è sonno, è mulo, ma è anche voglia, piacere di vivere.
Per i montanari, per coloro che in montagna sono nati, cresciuti e vivo no, la montagna è tutto: pane, lavoro famiglia,
speranza, futuro, tradizione, comunità, vita quotidiana, motivo di restare, mentre alle volte motivo di emigrare, motivo
di ricordare, ed ancora, tanto desiderio di tornare.
Natore