GRUPPO CONEGLIANO CITTA' |
Giugno 1990 |
Il cuore degli alpini è come sempre generoso e sensibile verso i problemi sociali ed umanitari, non dimenticando
quelli che sono i sentimenti di amore al proprio Paese, alla propria Patria, e quindi anche al simbolo che la
rappresenta: il tricolore.
Le penne nere coneglianesi lo hanno manifestato anche sabato 16 dicembre donando all’Istituto per il Commercio “M.
Fanno” la bandiera di rappresentanza — la terza consegnata a scuole in breve tempo.
La cerimonia si è svolta nella più spontanea semplicità.
Alla presenza di una rappresentanza di studenti di ogni singola classe e di alcuni insegnanti, la M.A. Olindo
Battistuzzi, Reduce di Russia, a nome degli alpini del gruppo città, ha consegnato. tra gli applausi, il tricolore ad
uno studente.
Nella circostanza è intervenuto il preside prof. Domenico Zaffalà, il quale si è limitato a ringraziare gli alpini per
il nobile gesto e a ribadire che essi molto hanno dato e che
molto continueranno a dare, perchè è una loro prerogativa.
Mentre il presidente della sezione prof. Giacomo Vallomy, dichiarandosi soddisfatto della qualificata partecipazione di
studenti, si è soffermato su alcuni aspetti storici della nostra bandiera, rammentando - tra l’altro - quando nel 1848 -
anno ricco di Poeti - i Piemontesi adottarono il nostro tricolore e Carlo Alberto lo proclamò bandiera nazionale; ed
inoltre il triste fatto storico dei 1919, quando alcuni facinorosi volevano sostituire il tricolore — issato nella
famosa Galleria di Milano - con la bandiera rossa.
Ha ricordato che la bandiera italiana è stata bagnata dal sangue di tanti eroi e quindi merita grande rispetto.
Pare che la voce “Bandiera” abbia avuto origine dalla parola teutonica “band”, o banda o striscia o nastro di colore,
con cui si distinguevano anticamente le milizie d’uno Stato da quelle di un altro.
L’origine quindi della “Bandiera” è antichissima; la Sacra Scrittura ci fa menzione delle diverse insegne delle dodici
tribù d’Israele, e dell’arca dell’alleanza come insegna nazionale, religiosa, e guerriera presso il popolo d’Israele.
Il tricolore italiano fece la sua prima comparsa il 14 novembre 1795 in un moto di studenti a Bologna, represso nel
sangue.
Ottenne la prima sanzione ufficiale tra il 6 e l’li ottobre 1796, quando Napoleone ne approvò l’adozione per le legioni
lombarde e italiane.
Ma la consacrazione a vessillo nazionale non si ebbe che il 7 gennaio 1797 nel congresso di Reggio Emilia.
Dopo la caduta di Napoleone, il
tricolore fece ancora fugaci apparizioni nei moti del 1821 in Piemonte, del 1828 nel Cilento, del 1831 ancora in
Piemonte, del 1832-33 a Napoli, del 1837 a Catania e Siracusa, ergendosi ovunque a simbolo di italianità.
Nel 1848 le donne raggiane offrirono un magnifico vessillo tricolore, da esse lavorato, agli studenti del battaglione
toscano che combatté a Curtatone e Montanara; e l’il aprile dello stesso anno Carlo Alberto, dal quartier generale di
Volta Mantovana, proclamava il tricolore bandiera nazionale italiana, sovrapponendo alla banda centrale lo scudo dei
Savoia, sormontato dalla corona reale. Con l’evento della Repubblica (2 giugno 1946), lo scudo sabaudo è stato
soppresso, e nella bandiera della Marina militare sostituito dagli stemmi delle Repubbliche marinare di Venezia, Genova,
Pisa - ed Amalfi, affiancati l’uno l’altro in un corpo centrale sormontato da una corona turrita e rostrata.
Ricordiamo inoltre che l’uso della Bandiera è disciplinato rigorosamente da norme di diritto pubblico e l’abuso comporta
sanzioni penali.
Festevole appuntamento con gli anziani della Casa di Riposo “Fenzi”.
Il 12 febbraio all’Auditorium Fenzi sì è ripetuta la festa degli anziani e in particolare degli ospiti della Casa di
Riposo.
Buona è stata l’organizzazione del gruppo e soddisfacente è stata la partecipazione dei decani, che hanno molto
apprezzato l’iniziativa, manifestando alle penne nere la loro gratitudine, anche per l’offerta di crostoli e frittelle.
Il significativo e simpatico incontro è stato allietato da un buon complesso musicale, che ha spinto anche i meno
giovani a fare “quattro salti”.
Altri gruppi si identificano con analoghi impulsi di solidarietà.
r.b.