GRUPPO CITTA'


Aprile 2012

Ad Auschwitz per non dimenticare

Proseguendo nel cammino iniziato lo scorso anno con la gita pellegrinaggio a Marzabotto, anche quest’anno il Gruppo Città ha voluto rendere omaggio “ai luoghi della memoria” programmando e realizzando il viaggio a Cracovia, Auschwitz-Birkenau. Il 10 giugno, una quarantina tra alpini e amici, si è trovato di buon mattino per la partenza in pullman presso le piscine comunali. Attraversata la sempre ridente e verdeggiante Austria ci siamo fermati per il pranzo a Mikulov nella Repubblica Ceca. Sabato 11 giugno la mattinata è stata dedicata alla visita della città polacca di Cracovia, patrimonio dell’Unesco, con particolare attenzione ai luoghi dove operò l’indimenticabile papa Woytila, cardinale in questa città.
Verso mezzogiorno partenza per Aushwitz, poco distante da Cracovia. Mano a mano che ci si avvicinava alla meta cresceva l’attesa ed una strana curiosità per quello che ci si apprestava a visitare.
All’ingresso la scritta “arbeit nacht frei”, il lavoro rende liberi, quale estremo sfregio per i prigionieri ivi rinchiusi. Oppure l’“appelplatz” o piazzale dell’appello, dove i prigionieri dovevano rimanere ore ed ore inquadrati con qualunque tempo, solo per la malvagità di quei folli aguzzini.
Il museo che io ho chiamato degli “orrori” per le grandi quantità di capelli umani, vestiti, occhiali, valige con i nomi scritti sopra, le invivibili celle, piccolissime senza luce, dove quelle povere creature attendevano il momento fatidico, e le orribili camere a gas e i forni crematori. Mi sembrava di sentire l’odore acre e le urla di quei poveri esseri umani!
A Birkenau, luogo dove i deportati arrivavano stipati in carri bestiame, il capogruppo ed i consiglieri hanno deposto una corona d’alloro sul vagone che rappresenta il monumento per tutti quelli che sono arrivati spontaneamente. Abbiamo intonato, con un magone indescrivibile, “Signore delle cime”, al termine tutti eravamo commossi e gli occhi erano pieni di lacrime. Uscendo dal campo mi sono venute in mente le parole della canzone di Guccini: “io chiedo come può un uomo uccidere suo fratello eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento, ad Auschwitz c’era la neve e il fumo saliva lento…”.
Passando per Brno, al ritorno, sosta per vedere dove Silvio Pellico fu imprigionato. Arrivati a Conegliano ci siamo salutati in modo diverso, qualcosa dentro a tutti noi è rimasto e certamente mai potremo dimenticare. Concludo con le parole del filosofo George Santajana: “quelli che non sanno ricordare il passato sono condannati a ripeterlo”.

Pietro Masutti