GRUPPO CODOGNE' |
Settembre 2013 |
Martedì 30 aprile 2013 nell'ambito del Progetto di cultura alpina, gli alpini
di Codognè, hanno accompagnato 35 ragazzi delle classi terze delle scuole
secondarie di Codognè, nei luoghi del Carso diventati tristemente famosi durante
la prima guerra mondiale.
Iniziativa promossa in collaborazione con l'istituto
Comprensivo di Codognè e realizzata grazie alla collaborazione degli alpini di Fogliano Redipuglia, alle guide del Gruppo di Ricerca Storica delle Alpi Giulie
del CAI di Trieste e del Gruppo Speleologico Carsico di San Martino del Carso,
che ci hanno accompagnato per l'intera giornata.
A condividere la visita c'erano
anche il Presidente Sezionale Giuseppe Benedetti ed il vice-presidente Pierfernando Dalla Rosa unitamente al Consigliere Nazionale Renato Cisilis. Una
giornata intensa con visita alle trincee veri e propri musei all'aperto, al
Sacrario dove riposano oltre 100.000 caduti, sale museo con reperti e documenti
e la novità di poter visitare la mostra “San Martino e l'Albero Isolato”
dedicato al poeta Giuseppe Ungaretti, soldato del Carso e dell'Albero Isolato o
di Doberdò, come lo chiamano i magiari, che a quasi 100 anni dall'inizio del
conflitto è stato riportato sul luogo esatto dove era cresciuto. Vide le aspre
battaglie della Prima Guerra Mondiale che proprio qui furono particolarmente
feroci e causarono la morte di migliaia di persone, con scontri frontali e
inevitabili massacri, data l'alta concentrazione di soldati posizionati su un
territorio relativamente ristretto.
In queste zone per la prima volta ci fu
l'impiego dei gas da parte austriaca e le maschere dei nostri soldati erano
inadatte ed inutili con le inevitabili tragiche conseguenze. Qui dal nemico di
allora, vennero usate anche le mazze ferrate per finire i feriti e gli
intossicati dai gas, una barbarie che si sommava alla crudezza della guerra, ma
in quell'attacco il destino beffardo cambiò la direzione del vento e provocò
vittime anche agli austriaci. Tra i soldati, al fronte, vi era il giovane poeta
Giuseppe Ungaretti, che proprio all’ombra del solitario gelso, nel “Valloncello
dell’albero isolato”, scrisse, nel 1916, la poesia “San Martino del Carso”(...Di
queste case non è rimasto che qualche brandello di muro...)
Il gelso, cresciuto
vicino all’antica chiesa di San Martino, poi rinsecchito e rimasto l'unico in
piedi nel deserto provocato dai combattimenti, venne tagliato nel 1916 e portato
a Szeged (Ungheria), dove, custodito al Mora Fenec Muzeum, è diventato monumento
nazionale e monito contro le guerre. Sul suo tronco si possono leggere ancora
delle frasi scritte allora dai soldati ungheresi, così come si notano delle
pallottole conficcate sulla sua corteccia. Questo abbinamento storico-culturale
è stato seguito con attenzione e curiosità dai ragazzi e si percepiva la
soddisfazione di quanto avevano visto e sentito, note preziose che poi andranno
a riassumere in un elaborato scritto. Abbiamo potuto osservare anche la gioia
della prof. di storia che si è lanciata con l'affermazione: “è stata proprio una
giornata memorabile”.
Per noi la consapevolezza di aver dato continuità a questo
progetto che riteniamo importante, perché rivolto ai giovani, con occasioni di
conoscere e approfondire la storia, sperando sia utile per la loro formazione e
che agevoli nel tempo, la convivenza e la pace tra i popoli, ripudiando la
guerra.
Tonon Angelo