GRUPPO CODOGNE'


Dicembre 2017

Da Codognè ad Auschwitz

Una rappresentanza del gruppo alpini di Codognè ha partecipato, dal 17 al 19 Marzo 2017 all'annuale viaggio in Polonia per commemorare le vittime dell'Olocausto.

L'iniziativa, organizzata dall'amministrazione comunale di Conegliano, ha una storia ventennale ed è stata avviata con la collaborazione del prof. Pier Vittorio Pucci che nel 1999 ha ricostruito e pubblicato una ricerca sulla deportazione nei lager nazisti di diverse persone della nostra zona.

Gli alpini hanno partecipato alle tre giornate commemorative assieme a numerosi studenti degli istituti di Conegliano, alcuni amministratori comunali locali e diversi cittadini. La visita al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau è stato il momento più significativo del viaggio. In questo “luogo della memoria”, tra le tante rievocazioni storiche, il momento più toccante è stata la visita alla baracca dove Ida Serafin, ragazza di 17 anni di San Vendemiano, era tenuta prigioniera prima di morire. Alla visita ha preso parte anche il fratello Silvio Serafin che, davanti all'ingresso della baracca, preso dalla commozione, non ha pronunciato parola. La presenza degli alpini anche in veste di rappresentanti dell'amministrazione comunale di Codognè ha dato un significato ancora maggiore alla cerimonia.

Dopo la deposizione della corona da parte del Sindaco di Conegliano, gli alpini hanno deposto un mazzo d'ulivo con il tricolore in ricordo di tutte le vittime dell'Olocausto e in particolar modo in ricordo di 8 codognesi (Gervaso Breseghello, Ernesto Favaretto, Pietro Fregonese, Aziero Fantuz, Bortolo Lot, Bernardo Rosolen, Angelo Tonello, Fortunato Zanin) deceduti nei vari campi di concentramento nazisti.

I luoghi visitati hanno rievocato tanti episodi di barbarie umana scatenati dalla follia ideologica tali da sembrare “incredibili”, ma come dice Primo Levi:” Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”.

Angelo Tonon