GRUPPO COLFOSCO |
Dicembre 2001 |
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Ancora una
volta gli Alpini di Colfosco hanno dimostrato l’attaccamento alla loro comunità
ed al patrimonio artistico del paese restaurando la chiesetta di San Daniele
Profeta, ai piedi del Colle della Tombola. Contrariamente a quanto avviene di
solito, il piccolo tempio non ha alle spalle un grande tradizione, ma è molto
amato a Colfosco, in quanto è parte della vicenda storica di questo paese. La
sua storia è, infatti, in qualche modo collegata ai tragici eventi che
coinvolsero tutta la Sinistra Piave nell’ultima parte del primo conflitto
mondiale, eventi che per i paesi rivieraschi furono ancor più devastanti.
Era stata costruita nei primi anni 40 come deposito attrezzi per le cave di
roccia limitrofe. Veniva consacrata come chiesa solo nel 1949 e dedicata a San
Daniele Profeta, con lo spirito di sostituire un omonimo tempio distrutto
anch’esso durante il primo conflitto, come risulta dalle scritte di cui è
istoriata la sua campana.
Alle sue spalle si ergono ancora le rovine della vecchia chiesa, monumento
spettrale che più di ogni altro dice della devastazione che sconvolse Colfosco
nel 1918.
In occasione della millenaria festa in Tombola di qualche anno fa, l’allora
capogruppo Paolo Ceotto lanciò l’idea di ristrutturare il tempietto. La
proposta veniva subito raccolta dal direttivo e dai soci del Gruppo e, superate
le varie fasi burocratiche, si era giunti il 5 giugno di quest’anno
all’inizio dei lavori.
2000 ore di lavoro, sotto il sole agostano, petto nudo, occhiali da sole e
cappello alpino, il classico cantiere stile Penne Nere che riesce a catalizzare,
oltre che gli alpini, anche tanta gente del paese, il sostegno e la
collaborazione di aziende, associazioni, banche, parrocchia, soci, amici,
iscritti e non, privati ecc… .
La graziosa chiesetta che ora si può ammirare salendo il colle della
Tombola è, come spesso accade in questi casi, solo il risultato visibile
dell’intervento. Come si diceva all’inizio, gli Alpini di Colfosco hanno
potuto scrivere, con il restauro, un’altra bellissima pagina di fedeltà al
loro credo e di attaccamento al loro paese. E, vista la partecipazione,
l’aiuto ed il consenso ricevuti, hanno potuto verificare ancora una volta
quanto siano amati e seguiti dalla loro comunità.
E gratificazione più grande per un gruppo di alpini non esiste, né può
esistere.
Scontate quindi le congratulazioni di tutti noi alpini della Sezione a Oliviero
Chiesurin e C.
L’affetto del paese al Gruppo si può misurare anche il 1 settembre, quando
una marea di gente è presente alla cerimonia di inaugurazione. Cerimoniere di
rito Nino Geronazzo, che presenta a S.E. Mons. Alfredo Magarotto il Capogruppo,
il Presidente Gai, il Sindaco di Susegana, un reduce di Russia a rappresentanza
di tutti i reduci, il principe di Collalto, grande amico degli alpini, e le
rappresentanze dei 30 Gruppi della Sezione. Segue il saluto di benvenuto di
Chiesurin, che ringrazia a nome del Gruppo tutti coloro che in qualsiasi modo
hanno contribuito alle realizzazione dell’opera, esprimendo la sua
soddisfazione nel riconsegnare il tempio alla comunità. «San Daniele – si
augura quindi – oltre che benedire questa comunità protegga il Gruppo Alpini
perché non venga mai meno al suo spirito di collaborazione, di solidarietà e
di disponibilità: caratteristiche che lo onorano e lo qualificano».
Quindi, con le note del “33” della nostra fanfara, taglio del nastro e rito
eucaristico nel piccolo sagrato delle chiesetta che non riuscirebbe a contenere
i presenti, con i canti eseguiti dal coro parrocchiale del paese. All’omelia
il Vescovo si dice felice di celebrare nel grande e suggestivo tempio naturale
che circonda un tempio così bello ed accogliente. Nel salutare il principe
Manfredo, ricorda che proprio nell’odierna giornata viene ricordata in Diocesi
la figura della Beata Giuliana di Collalto, che alla fine del 12° secolo lasciò
il castello per farsi monaca. Si congratula per il lavoro degli alpini, di cui,
peraltro, conosce l’impegno e la dedizione nelle opere di volontariato.
La celebrazione si chiude sulle toccanti note dell’Ave Maria di Schubert. La
esegue il diciassettenne Francesco Lovato, col violino donato al Gruppo dagli
amici di Bonemerse, conosciuti in occasione dell’adunata di Cremona, per
suggellare il patto di gemellaggio e grande amicizia tra i due sodalizi.
Prendendo la parola alla fine della cerimonia, Don Luigi ricorda il clima che
regnava nel cantiere durante i lavori: febbrili operazioni sulle armature dentro
e fuori le mura e sul tetto, ma anche frequenti soste-merenda … «Per tenersi
su – ricorda il parroco – perché se agli alpini manca il vino è come se
mancasse la penna» (e solo Chiesurin conosce il numero di sopresse consumate
durante il restauro). Ricordando che al cielo ogni tanto saliva qualche
moccolotto, ribadisce poi un concetto ormai universalmente condiviso e caro alle
penne nere: le bestemmie degli alpini, “scappate” nell’esercizio delle
loro funzioni, non sono bestemmie, in qualche modo sono anch’esse preghiere.
Detto da uno come don Luigi… . «Vi hanno lavorato ingegneri per le pratiche e
ed i progetti, impresari, muratori, manovali, falegnami, elettricisti, pittori,
addetti all’acustica, e lo hanno fatto con amore e passione» sottolinea poi, invitando i presenti a visitare all’interno gli splendidi
affreschi che ritraggono la chiesa del paese, il Cristo dell’Isonzo, San
Daniele e la “Crose de Cavain”, crocefisso che sta in una collina adiacente
e già restaurato dagli alpini del Gruppo.
La manifestazione procede con la sfilata al seguito della fanfara verso il colle
della Tombola per il rinfresco di rito. L’incontro conviviale serale è
animato dai brani del repertorio alpino e popolare magistralmente eseguiti dal
complesso diretto dal Maestro Zornio, brani che spesso coinvolgono le tavolate
in un allegro accompagnamento corale.
Uno di questi viene però seguito in piedi: l’allegria dei presenti si muta
improvvisamente in un silenzio quasi religioso; la commozione si scioglie nel
finale, ed un unisono corale si associa alle note della trombe nel canto solenne
di quelle parole che la fanfara non può pronunciare. Come se si trattasse
dell’inno nazionale. Perché certi brani possono avere 1000 significati, ma
eseguiti a Colfosco o a Ponte della Priula ne ha qualcuno in più.
Il concerto del Corocastel conclude la bellissima serata. Conclude per modo di
dire, perché si sa come vanno a finire le feste degli Alpini.
Gianfranco Dal Mas
A nome del direttivo e di tutti i soci, il capogruppo di Colfosco rinnova
ancora una volta un vivo ringraziamento a tutti gli amici che hanno sostenuto il
Gruppo nella realizzazione del restauro ed a coloro che hanno voluto condividere
la festa del Gruppo nel giorno della riconsegna della chiesetta alla comunità. Nell’occasione rivolge a tutti, alpini, amici e simpatizzanti, un caloroso augurio di Buone Feste. |