GRUPPO COLFOSCO |
Dicembre 2011 |
In tombola. La storia di Colfosco si può riassumere in due parole: i Collalto
ed il Piave. Lo sanno i soci del Gruppo Alpini, fedeli interpreti della
tradizione di questo paese.
E così da anni ormai hanno ripreso la festa in Tombola, la rievocazione
dell'annuale incontro tra tutti i coloni dei Collalto, che si riunivano nel
colle della Tombola per rinnovare i legami di amicizia, partecipando
all'incontro conviviale, con la presenza dal Conte. Il menù prevedeva un piatto
tipico e rigorosamente sempre uguale: pit e fasioi. Tale affollatissima
ed impegnativa manifestazione ha il suo culmine la prima domenica di settembre,
che da 30 anni è organizzata dalle penne nere di Colfosco. Si tratta della loro
più importante attività e ad essa è legata l'immagine stessa del Gruppo.
Erano presenti all'ultimo incontro la principessa Isabella Collalto e l'ex
generale di corpo d'Armata Franco Zaro, amico del Gruppo. Il posto è sempre lo
stesso: l'incantevole radura circondata da alberi secolari, sulla sommità della
collina che domina l'antico feudo. Qualche ritocco al menù...
Sul Piave. E c'è anche il Piave nelle manifestazioni degli alpini di
Colfosco. Ogni 2 agosto si tiene sulla riva del fiume la festa dei omeni,
nata in sordina dieci anni fa, che con il tempo (ma c'era da immaginarselo) ha
finito per coinvolgere anche le donne e via via amici e simpatizzanti degli
alpini. L'ultima edizione, la decima, si svolge in una cornice di rara bellezza,
con un tramonto pieno di poesia seguito dall'irrompere sulla scena di una luna
che questa sera sembra una lampada lasciata accesa da un padrone che non bada a
spese, tanto risplende ora che il vento ha spazzato via tutte le nuvole.
Il Piave scorre silenzioso in rivali effimeri a pochi metri e sembra non
esserci. Ma non è certo questa la sera per ricordare che le sue acque hanno
segnato la storia di questo paese. E quasi nessun si è accorto del bel tramonto
e della luminosissima luna, dal momento che la cena offerta dai cuochi del
Gruppo è degna della loro fama. Per non parlare del vino che qui non devono
certo andare a procurarselo altrove. Una cena sontuosa, aperta da una raffinata
pastasciutta, per sfatare la tanto bistrattata fama della pasta al ragù degli
alpini, punto debole degli incontri culinari delle penne nere. Non poteva
mancare il brindisi finale agli uomini, accompagnato dalla vexata quaestio
sull'origine di questa festa e sulla scelta di questa data. Rimane da dire che
il giorno della festa dei omini abbiamo visto tanti alpini (uomini) impegnati
tra pentole e fornelli ... ma questa è tutta un'altra storia.
Don Luigi benedice il secondo gagliardetto.
Il gagliardetto per un Gruppo è come il cappello per l'alpino. Rappresenta
tutti i soci, è il simbolo della continuità. È sempre presente in tutte le
manifestazioni, sacre e profane, nel segno di quella condivisione per cui gli
alpini sono un'unica grande famiglia, accompagna all'ultima dimora gli alpini
andati avanti, quelli del Gruppo e di tanti altri Gruppi. Dove c'è il
gagliardetto ci sono tutti gli alpini, compresi quelli che se ne sono andati ed
alla associazione hanno dedicato tempo, passione ed un pezzo della loro
esistenza.
Viene portato con orgoglio, chi lo porta sa che prima è stato portato con
venerazione da qualche vecio che è rimasto nella storia del Gruppo. Poi viene
riposto come una reliquia nella sede.
Sabato 19 marzo in una celebrazione riservata agli alpini è stato benedetto
nella chiesa parrocchiale un secondo gagliardetto del Gruppo. Una celebrazione
semplice, toccante, profonda e commovente, alla presenza di tanti soci e della
madrina del Gruppo. Nel corso della cerimonia don Luigi ha ricordato la sua
commozione nel vedere i vessilli dei Gruppi sempre presenti quando un alpino ci
lascia, sottolineando poi il ruolo del Gruppo Colfosco nella comunità e nella
parrocchia.
La collaborazione con Monsignor Luigi Davanzo è datata e si è manifestata in una
miriade di iniziative, piccole e di spessore, ed ora Monsignor Luigi Davanzo è
socio onorario del Gruppo.
Inaugurata la Solidarietà alpina.
Il 25 giugno 2011 è stato inaugurato davanti alla sede un gruppo bronzeo,
frutto del lavoro appassionato e della generosità di Vittorio Cenedese, artista
del nostro paese. La cerimonia è stata preceduta dalla santa messa celebrata da
Mons. Luigi Davanzo.
Erano presenti il colonnello Antonio Inturri, comandante del 3° Artiglieria da
Montagna e comandante del PRT di Herat a guida italiana (Afganistan), l'ex
consigliere nazionale Ivano Gentili ed il rappresentante Sezionale Fabio
Lorenzet.
Il gruppo si compone di due figure e vede un anziano stemperare la sua tristezza
nel momento in cui la sua mano stringe quella di un giovane alpino. L'opera si
presta a varie interpretazioni. Resta forte il messaggio di solidarietà, cui è
intitolata, racconta dell'impegno di tutti gli alpini verso chi è nel bisogno e
nella sofferenza, e soprattutto dell'attenzione di cui sanno circondare i loro
veci. Dice che gli alpini sono aperti al dialogo, all'incontro, all'amicizia
vera, l'amicizia che riesce a far cambiare i nostri stati d'animo ed a farci
sorridere anche quando nel cuore c'è amarezza. Questa amicizia la viviamo e
sperimentiamo quando attorno a noi c'è chi ti fa respirare a pieni polmoni
l'atmosfera della fratellanza e della gioia di vivere. Il tutto condito da un
sorriso, da una pacca sulla spalla, da una stretta di mano. E poco importa se
nel gruppo scultoreo l'alpino è in divisa: l'alpino è alpino l'anno della
caserma e poi rimane alpino tutti i giorni della sua vita.
Ora nel piazzale davanti alla nostra sede aleggia una domanda un po'
inquietante: che ne sarà tra qualche anno di tutto quel grande serbatoio di
solidarietà gestito dalle penne nere? Una domanda che per ora non ha ancora
risposte.
Alessandro Soldan