GRUPPO COLLALBRIGO |
Dicembre 1985 |
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Quale inviato ad una festa sociale scrissi che gli articoli che ne danno il resoconto, come le manifestazioni, hanno
bisogno di rinnovarsi; hanno bisogno, più che di una cronaca spiccia, zeppa di orari ed elenco dei vari rappresentanti,
che finirebbe col glorificarne qualcuno penalizzando gli altri, causa qualche refuso o rimasto nel dimenticatoio, ha
bisogno di un certo numero di riflettori che diano modo al lettore di dedurne l’essenza e la finalità delle stesse.
Scrissi anche che una cronaca di una festa sociale non fa certo notizia, soprattutto perchè è un fatto che si ripete
anno dopo anno senza variazioni ed incognita.
La cronaca ed il programma di queste manifestazioni lo si potrebbe tirare a stampa per poterlo utilizzare chissà quanto
tempo, con la sola variante del luogo e dell’orario che cambia da una stagione all’altra.
Eppure la festa sociale del Gruppo Alpini di Collalbrigo di sabato e domenica, 20 e 21 luglio, ha offerto anch’essa
alcune novità che meritano di essere sottolineate, soprattutto perchè danno un suggerimento a quanti vogliono liberare
queste manifestazioni dal solito monotono rituale, che le trasforma il più delle volte in vere e proprie sagre paesane.
Certo che celebrare 50 anni di vita associativa non è cosa da poco; è un retaggio di storia e di tradizioni da far
rivivere in modo adeguato, non futile e passeggero.
Da far rivivere in modo che possa essere un segno tangibile dei valori e degli ideali che in ogni momento della nostra
vita, sia in pace clic in guerra, sono stati l’essenza del nostro modo di essere alpini, e cioè: senso del dovere,
dell’amicizia, dell’altruismo, della solidarietà.
E’ una ricorrenza da ricordare, certo; ed il Gruppo Alpini di Collalbrigo lo ha fatto senza manifestazioni clamorose, ma
in quella forma contenuta e sobria che è nel suo stile.
Nella sua lunga storia l’Associazione Alpini ha sempre suscitato fedeltà commoventi, vere e proprie tradizioni di
famiglia, tenaci solidarietà. Seguendo le orme di quanto fatto dalla Sezione, la cui eco a due mesi di distanza non s’è
ancora spenta, questo Gruppo, nel suo piccolo, ha voluto costruirsi un proprio monumento spirituale; ricostruendo,
riadattando ed ampliando l’Oratorio che è stato consegnato domenica alla comunità parrocchiale.
Il cinquantenario suggerisce queste riflessioni; ed è su questa base che è nata l’idea di dare il via ai festeggiamenti
con una rassegna di cori; a cui hanno partecipato il coro Brigata Alpina Cadore ed il Corocastel.
Purtroppo Collalbrigo non dispone d’un teatro o di una sala capiente e si è dovuto approfittare della disponibilità,
generosità e comprensione del suo parroco, don Mario, che ha messo a disposizione degli Alpini l’Arcipretale, ravvisando
che nulla v’era di dissacrante in una rassegna di cori alpini.
Nella sua esibizione il Corocastel non aveva certo bisogno di soverchie presentazioni; cantava in casa eri ognuno,
almeno una volta, Io aveva potuto ascoltare ed applaudire.
Più atteso senz’altro il coro della Brigata Cadore, anche per la tenerezza che sprigionava la trentina di elementi che
lo componevano, tutti militari di leva e per la quasi totalità privi di precedenti esperienze corali. Certo che il
frequente avvicendamento dei militari obbliga continuamente il coro a dover rimpiazzare i coristi che vanno in congedo,
pertanto il compito del maestro si presenta non dei più facili.
Questo coro, diretto fin dalla sua nascita dal cappellano militare Capitano don Sandro Capraro, in questo suo primo
lustro di vita si è esibito un po’ dovunque, ma soprattutto nel Veneto ed in Emilia-Romagna, zona di maggior
reclutamento per la Brigata Cadore, riscuotendo lusinghieri apprezzamenti per il gusto interpretativo e la fresca
piacevole fusione delle voci.
Il canto è musica, è arte; di qui l’esigenza di offrire al numeroso pubblico che gremiva 1’ Arcipretale un prodotto
valido nella forma e nel contenuto, cercando di curarne l’affiatamento e la tecnica per raggiungere col passare degli
anni i più ambiti traguardi e sempre più grandi soddisfazioni.
Attraverso l’armonia e la bravura dei cantori si è così potuto sentire e rivivere un pezzo di storia della nostra gente;
dal soldato solo e lontano dai suoi cari, all’emigrante che parte per un paese lontano; dalle nostalgiche fantasie
popolari alle dolci canzoni d’amore per la donna amata, che ricambia o tradisce.
coro, ed il suo modo di nascere, è simile alla grande maggioranza dei cori amatoriali; un gruppo di amici che si unisce
attorno ad ideali comuni (magari inebriati da «un goto de quel bon»): la passione per il canto, il gusto delle cose
semplici ed il desiderio di esprimere cantando l’essenza della propria individualità.
Ed anche per questo il Gruppo Alpini Collalbrigo, interpretando a modo suo la corposità di quest’essenza e pensando
altresì d far cosa gradita ai coristi, in chiusura, dopo che in perfetta fusione ebbero dedicato la canta «Madonna delle
nevi» alle vittime di Stava, ha donato a ciascuno di essi una cesta ripiena di prodotti locali nel cui sapido aroma era
racchiuso lo spirito della loro terra, a volte arcigna, ma pur sempre generosa.
L’altra novità, senz’altro la più bella, è che gli Alpini di Collalbrigo, una volta realizzati i soliti cippi e pennoni,
si sono prodigati nel costruire un loro monumento spirituale, sacrificando innumerevoli sabati e domeniche, monumento
che si identifica nell’ampliamento ed ammodernamento dell’Oratorio consegnato domenica alla comunità parrocchiale.
Un’altra novità, se tale la si vuoi ritenere, è che la manifestazione s’è svolta tutta nell’amena località di
Collalbrigo, non coinvolgendo le vie e la gente del capoluogo, ormai osa alle sfilate ed alle cerimonie per cui le nota
appena e le segue affatto.
Trasferendosi in questa località si ottengono molteplici vantaggi: innanzitutto si da alla gente del luogo la
soddisfazione di non vedersi sempre isolata, e ciò suscita adesione e partecipazione; in secondo si ha avuto modo di
onorare la lapide dei propri Caduti, che diversamente resterebbe come una semplice opera ornamentale; ed in terzo luogo
si è assistito ad un rito religioso che per la circostanza viene più curato e quindi assume una certa solennità
interiore; rito al quale la popolazione tutta ha potute partecipare.
Nel programma di questo Gruppo Alpini vi è dunque la ferma volontà di mantenere questa tendenza e ciò, oltre tutto,
costituisce un fattore di divulgazione, con il non trascurabile risultato di vedere manifestazioni più consistenti e
suggestive, adesioni più spontanee di nuovi soci e si rende così partecipe la Comunità di quanto gli Alpini hanno fatto
o faranno.
E’ fuori dubbio che ogni Gruppo ha i suoi problemi e le sue esigenze; quella del Gruppo Collalbrigo però è un’iniziativa
che alla prova dell’esperienza ha dato i suoi buoni risultati.
D’altronde se mai si prova a cambiare qualcosa si può restare sempre con il solito zaino pieno dei soliti ferri vecchi.
Un Cinquantenario suggerisce anche queste riflessioni.
STENO BELLOTTO
Da queste righe un grazie a quanti sono intervenuti, dalla Madrina alle Autorità alpine, civili e militari; ma
soprattutto un grazie a quanti, col loro volontariato, hanno sacrificato giornate di riposo per costruire quell’ opera
sociale di cui nel tempo ne potranno godere ed essere fieri.