GRUPPO COLLALTO


Maggio 2009

Collalto non dimentica


Sfilano le penne nere all’ombra della torre


Omaggio ai Caduti, primo impegno degli alpini arrivati a Collalto
per il 40°


Don Raffaele (alpino) celebra la messa al campo


Benedizione e taglio del nastro per la nuova sede


Un momento della celebrazione per i 40 anni del Gruppo Collalto


Pietro Stefan e Enrico Grava scoprono la stele della pace


L’abbraccio di Luciano Barzotto alla vedova di un alpino andato avanti

Festeggiati i 40 anni con una cerimonia semplice e partecipata. Commovente la consegna dei diplomi alle vedove degli alpini andati avanti. Inaugurata la nuova sede degli alpini e delle associazioni

Mi rimarranno impresse a lungo nella mente e nel cuore le lacrime di quelle vedove chiamate dal capogruppo a ritirare un semplice diploma col nome del marito andato avanti e con la scritta “gli alpini di Collalto per sempre riconoscenti”.
Lo aveva detto il capogruppo Valerio Collet nel suo intervento che la memoria dei caduti e degli alpini che non ci sono più è al centro dei valori dell’associazione e del Gruppo di Collalto, ma mi ci sono volute quelle lacrime per capire fino in fondo, e per davvero, quanto significhi non essere dimenticati.
Un bacio, una stretta di mano ed un diploma in pergamena, chiuso in un nastro tricolore col nome di un alpino impresso. Un diploma da incorniciare o da tenere nel cassetto, comunque da tenere nel cuore di chi quell’alpino ha amato. Una pergamena: pensiero semplice che ha un significato grandissimo.

Quella di Collalto (sabato 18 e domenica 19 aprile) è stata una cerimonia per i 40 anni del Gruppo che è andata avanti con naturalezza, nel silenzio di un’atmosfera resa plumbea dalle nuvole minacciose.
Durante la messa al campo, resasi necessaria perché la parrocchiale è in restauro, in tanti hanno alzato gli occhi a guardare il cielo, non per invocare benedizioni divine, ma per monitorare lo stato della perturbazione che, alla fine, ha graziato la festa delle penne nere di Collalto.
Così, dopo la messa, si sono succeduti gli interventi del Capogruppo Valerio Collet, del sindaco Gianni Montesel, del presidente Giovanni Battista Bozzoli e del consigliere nazionale Nino Geronazzo. Ha fatto la sua comparsa anche una troupe di Antenna Tre Nordest che, la sera, ha trasmesso un bel servizio, ricco di testimonianze e di belle inquadrature della cerimonia. Nel suo intervento il presidente Bozzoli ha ricordato le celebrazioni del 90° anniversario della fine della Grande Guerra e ha sottolineato come le bombe del primo conflitto hanno sì distrutto il paese di Collalto, ma non hanno sradicato lo spirito della gente e degli alpini.
Il presidente Bozzoli ha voluto ricordare anche gli incontri fatti con i “padri” del Gruppo Collalto, Bernardi e Ceccotti, con i vice presidenti Daccò e Travaini, quando lui era segretario sezionale ed ha rimarcato la necessità di conservare lo spirito fondativo dell’associazione d’arma, di chi ha indossato il cappello con la penna nera. “Si dice spesso che gli alpini sono destinati a sparire – ha affermato il presidente Bozzoli - è ovvio che se non ce ne sono di nuovi, uno alla volta anche noi non ci saremo più. Resteranno però i valori che la nostra associazione ha saputo conservare e tramandare in questi 90 anni di vita”.

Iniziata con l’alzabandiera e l’Onore ai Caduti, la cerimonia ha avuto un momento importante nello scoprimento di una stele fatta dall’artista Pietro Stefan con un sasso del Piave e due schegge di bomba. Collocata a fianco di una bocca da fuoco del secondo conflitto mondiale, la stele è un monito contro la guerra nella frase riportata in rilievo, ma anche un motivo di speranza nell’albero “costruito” con le schegge di micidiali ordigni.
In occasione del quarantesimo è stata inaugurata anche la sede delle associazioni di Collalto, punto di riferimento per gli alpini e per quanti lavorano per mantenere vivo il paese. Sabato sera, alla vigilia della cerimonia, un concerto partecipato ha aperto i festeggiamenti del quarantesimo con l’esibizione del Coro ANA Bedeschi di Gaiarine diretto da Simonetta Mandis e del Coro Conegliano diretto da Diego Tomasi.

Antonio Menegon