GRUPPO COLLALTO |
Settembre 2010 |
In una due giorni alpina, all'insegna della rievocazione storica, Collalto ha fatto riviere un campo così com'era durante la seconda guerra mondiale, con le tende, i muli, le principali armi. Ricordati i caduti di tutte le guerre. La manifestazione promossa in collaborazione con il Museo degli Alpini della Sezione di Conegliano e il patrocinio delle Sezioni ANA di Pordenone, Vittorio Veneto e Conegliano
Tenere vive e tramandare le tradizioni degli Alpini, difenderne le
caratteristiche, illustrarne le glorie e le gesta". Quante volte abbiamo sentito
declamare queste poche parole, quelle con cui inizia l'articolo 2 dello Stato
dell'ANA.
Il presidente Bozzoli lo fa spesso, quasi a rammentarci che, alpini, non si è
mai abbastanza. A volte basta una semplice iniziativa, come un incontro con gli
alunni di una scuola, un'alzabandiera in piazza eseguito con tutti i crismi, la
testimonianza di un reduce portata in pubblico, piuttosto che la pubblicazione
di un libro, per adempiere all'articolo fondamentale dello Statuto dell'ANA.
Il Gruppo Alpini di Collalto, in collaborazione con il Museo degli Alpini della
Sezione di Conegliano e il patrocinio delle Sezioni ANA di Pordenone, Vittorio
Veneto e Conegliano, ha scelto di promuovere, nel luglio scorso, una due giorni
all'insegna della rievocazione storica e dell'incontro tra l'associazione d'arma
e la cittadinanza. Un Campo Storico di Artiglieria Alpina organizzato nell'area
sportiva del paese che, nonostante le giornate di grande caldo, ha riscosso un
ottimo successo. Alla fine la soddisfazione era stampata sui volti del
capogruppo Enrico Padoin, del consigliere sezionale Luigino Donadel e di tutti
gli alpini di Collalto, non ultimo il capogruppo uscente Valerio Collet.
Il programma della manifestazione era iniziato nel tardo pomeriggio di sabato 9
luglio con l'Alzabandiera, a cui è seguita l'inaugurazione del Campo.
Subito gli alpini hanno cominciato a smontare due obici 75-13 da loro stessi
restaurati. E' stata raccontata la storia di queste armi e le non poche
difficoltà incontrate nel rimetterle in sesto.
In particolare, è stato raccontato, con grande passione e partecipazione, l'uso
fatto di quell'obice durante la campagna di Russia, dove i nostri soldati
dovevano avanzare fino a qualche decina di metri dai carri armati nemici,
spingendo a braccia l'arma, per colpire poi i cingoli del mezzo e renderlo
inutilizzabile. Un'azione difficile e faticosa, fatta su terreni impervi o
innevati, fatta da uomini che in quei frangenti hanno scritto pagine di vero
eroismo.
I presenti, ammutoliti dal racconto, hanno ricambiato con un grosso, quasi
liberatorio, applauso la fine del racconto.
Era presente il Reparto Salmerie della Sezione ANA di Vittorio Veneto.
Presso l'ex Scuola Elementare era stata esposta la Mostra fotografica
sull'impegno dell'Esercito Italiano in Afghanistan, curata dal Museo degli
Alpini ed era presente uno stand di libri storico-militari a cura della Libreria
La Pieve di Pieve di Soligo.
(A.M.)
Quando ha visto la "sua" mitragliatrice Breda, tra le armi portate a Collalto per il Campo Storico di Artiglieria Alpina, Natale Casagrande, classe 1926, alpino della 109 valanga, Battaglione Tolmezzo, di stanza a Moggio Udinese, si è emozionato.
L'ha guardata, l'ha, dapprima, sfiorata e poi maneggiata, come aveva fatto per un anno (da gennaio a dicembre 1949) durante la naja in Friuli.
"Dopo 60 anni l'ho rivista volentieri - racconta Natale Casagrande - con il commilitone Aldo Bedin l'ho portata in spalla per un anno.
E' stata l'arma di tante esercitazioni di tiro, coi mortai dietro e noi, davanti, a difendere gli assaltatori".
I ricordi scorrono, il pensiero va agli amici come Aldo Bedin e Egidio Rusalen (con Casagrande nella foto) che non ci sono più.
Il ricordo va a quelle marce con la Breda in spalla ripetute ogni venerdì e quei pasti consumati sempre nella gavetta: "Mai visto un piatto, mai una volta seduti a tavola dentro una mensa, sempre fuori con la gavetta ... ".