GRUPPO FALZE' DI PIAVE |
Maggio 2007 |
Sabato 24 marzo, ore 20.30: la palestra di Falzè di Piave è piena di persone, come succede solo
nelle grandi occasioni. Sono più di trecento i presenti, tra cui spiccano varie personalità: il vice presidente
nazionale vicario dell’ANA Ivano Gentili, a rappresentare la massima autorità della nostra associazione, il ten. Massimi
Fabrizio, comandante della compagnia Carabinieri di Vittorio Veneto, Marco Zabotti, consigliere regionale, il cap. dei
CC Pierantonio Breda, in qualità di socio amico, il Sindaco del Comune di Sernaglia Giovanni Balliana e il parroco di
Falzè, don Amedeo Vendrami.
Saluta i convenuti
l’avv. Nicola Stefani con la sua abituale bravura, prima di cedere la parola al capogruppo Claudio Breda, che presenta
le finalità della serata, introducendo il tema principale dell’incontro: il recupero della storia e la riscoperta delle
radici, fondamentali per la salvaguardia dei valori locali. Dopo due anni di ricerca e di lavoro, è finalmente pronto il
volume: “Falzè di Piave - Paese sul Fiume”.
Il programma
procede spedito: la parola passa al prof. Raffaello Spironelli, autore del testo, che, illustrate le caratteristiche
della pubblicazione, passa in rassegna alcuni momenti salienti della storia paesana dalle origini al Novecento,
accompagnando alle spiegazioni la proiezione di immagini significative.
Conclusa la prima
parte con le vicende relative al periodo della prima grande emigrazione, diventa protagonista il Coro Conegliano,
diretto da Diego Tomasi: i primi due brani rievocano struggenti esperienze della comunità costretta a cercare lavoro
oltreoceano, i seguenti introducono i tristi momenti della Grande Guerra, rievocati in particolare dalla Canzone del
Piave.
Dopo l’intermezzo
musicale l’autore delinea i periodi fondamentali del secolo scorso, completando la spiegazione con la storia dei
cinquant’anni del Gruppo Alpini. Il Coro esegue altri pezzi del repertorio, ispirati soprattutto alla guerra;
l’apprezzata esibizione si conclude con il Signore delle cime, dedicato agli alpini che sono andati avanti.
Prima di chiudere,
si registrano gli interventi del Sindaco e del vice presidente nazionale: entrambi esprimono apprezzamenti per la
portata dell’iniziativa, che ha coinvolto anche emotivamente tutti i convenuti per due ore, sottolineando la riuscita
della serata.
Domenica 25 marzo,
ore 9.30: inizia da Chiesuola la sfilata degli alpini, aperta dalla banda alpina di Conegliano, in un tripudio di
bandiere tricolori e in un contorno di folla plaudente; fanno da corona al vessillo della sezione una decina di bandiere
delle associazioni combattentistiche e d’arma, i labari dell’AVIS e AIDO, i 30 gagliardetti propri della sezione, quelli
del gruppo gemellato di Crosara e di altri gruppi amici. Tutti i partecipanti sostano presso le scuole elementari, dove
sorge il cippo dedicato alle vittime civili della prima guerra mondiale, opportunamente completato e adornato di nuove
piante per l’occasione: qui, accolto il gonfalone comunale, si svolge l’alzabandiera.
Ormai è giunto il
momento, nella chiesa parrocchiale, della solenne Santa Messa, accompagnata dalla corale del paese, diretta da Sonia
Zamai: il celebrante don Amedeo dedica una particolare omelia alla ricorrenza, ricordando le tre direttrici cui si è
sempre ispirato il gruppo: il recupero della memoria storica, l’impegno socio-culturale e il rispetto dell’ambiente.
Ricomposta la
sfilata, la cerimonia si conclude in piazza Arditi con la deposizione della corona d’alloro al monumento ai caduti: dopo
il silenzio, si susseguono gli interventi ufficiali del Capogruppo, che rievoca in particolare i momenti
della nascita del gruppo, quando gli alpini vollero riaffermare quei valori di patria mentre il paese dava i primi
segnali di ripresa economica, contrassegnata anche dal primo rientro degli emigranti, del Sindaco, che
sottolinea l’importanza del ruolo svolto dagli alpini, e del Presidente sezionale Antonio Daminato, che si sofferma
sull’impegno attuale delle truppe alpine nelle varie unità di crisi mondiali.
Nella piazza
affollata si notano varie autorità, tra cui il Sindaco di Conegliano Floriano Zambon.
Una breve sosta
nella baita di San Maurizio, casa degli alpini, per il tradizionale brindisi conviviale e poi tutti a gustare un curato
rancio alpino, preparato dagli Amici del Pedrè.
Sono oltre
trecento gli ospiti dell’apprezzato convivio; prima della conclusione è consegnata la preziosa stampa del dipinto, opera
del pittore Loris Giotto, riportata sulla copertina del volume Paese sul Fiume, agli ex capigruppo del paese e ai
rappresentanti dei gruppi della sezione. Oltre gli alpini del paese, anche la popolazione è rimasta soddisfatta per come
si sono manifestate le due giornate e per i valori richiamati.
Autorità, alpini, cittadini.
50 anni sono passati da quando su questa
piazza, la domenica 16 novembre 1956, si fece la cerimonia pubblica per la costituzione del Gruppo. Avevo 9 anni allora,
ed ero presente anch’io, un bambino curioso di vedere tutto quel movimento di alpini e cittadini, così indaffarati dopo
anni di pausa in paese.
Infatti siamo nei primi anni dopo la
seconda guerra mondiale, e molti uomini e tante donne emigrarono alla ricerca di un lavoro per sostenimento loro e della
propria famiglia e per un miglioramento economico generale, lasciando quindi il paese un po’ vuoto.
Il paese allora stava risorgendo
rincorrendo lo sviluppo economico allora nascente. Ed il primo manifestarsi di questo fenomeno fu reso visibile anche
dagli alpini che vollero organizzarsi per manifestare quei valori di Patria che potevano rafforzarsi con il lavoro e
la stabilità economica anche nella terra natia.
Infatti il gruppo alpini, da allora fu
sempre alla testa delle iniziative sociali, culturali, patriottiche, che abbiamo ricordato anche ieri sera.
Qui, cinquanta anni fa erano presenti i
reduci della prima e seconda guerra mondiale, e le giovani leve della nuova repubblica, orgogliosi di come andavano
finalmente le cose, dopo anni di sacrifici e sofferenze, passati anche attraverso le due guerre mondiali.
Ricordarli tutti è impossibile, abbiamo
cercato di farlo ieri sera con la presentazione del libro “Falzè di Piave paese sul fiume”, e tutti sono presenti nei
nostri cuori.
Presenziava quella cerimonia la dirigenza
sezionale rappresentata dal Comm. Curto, il Prof. Vallomy, l’avv. Travaini, Mons. Sartor sotto la regia del Capogruppo
Luigi Antoniazzi.
Da allora molti anniversari si sono
celebrati e altrettante iniziative si sono sviluppate.
Voglio ricordare i capi gruppo: dopo
Luigi Antoniazzi, troviamo Mario Mori, Elvinio Breda, Pietro Breda, Danilo Rusalen, Pierangelo Negro, Pio Ugo Ori,
Lionello Frare e Fulvio Villanova. A loro ed ai loro collaboratori va la nostra riconoscenza per aver guidato e
sostenuto il gruppo fino ai giorni nostri.
Un ringraziamento a tutti quanti per la
loro dedizione ed il loro impegno, e a noi tutti, che ne portiamo il testimone, un monito per andare avanti nella
concordia e nella collaborazione. Grazie a tutti per la loro presenza e buon proseguimento con il pranzo al Pedrè.
Autorità, Signore e signori, cari alpini
Quando tre anni fa fui eletto capogruppo degli alpini di Falzè di Piave, c’era all’orizzonte la prospettiva di celebrare
in modo degno il 50° della fondazione del gruppo. E il modo più degno non poteva essere che pubblicare la storia del
paese in cui questo gruppo era sbocciato.
La ricerca delle radici in cui sorse, visse e si sviluppò la comunità di Falzè di Piave con le sue famiglie, con le sue
persone, con il suo vissuto.
E sì. Il senso più alto di Patria non può avere le sue fondamenta che nella storia delle sue comunità in cui si sono
sviluppati i suoi valori, le sue tradizioni, le sue sconfitte e le sue vittorie nella ricerca di uno sviluppo e miglior
benessere.
Nel corso degli anni, nel nostro gruppo alpini, crebbe una tradizione culturale finalizzata alla ricerca di una memoria.
La prima guerra mondiale aveva distrutto il paese e gli abitanti che non erano al fronte, furono dispersi in varie
località come profughi.
A suo tempo, il gruppo alpini volle raccogliere e pubblicare le testimonianze orali di alcuni di questi profughi ed
edificare un singolare monumento alle vittime civili della grande guerra.
La parrocchia tramite il Comitato Sant’Antonio, restaurò e recuperò gli affreschi e la più antica chiesa del paese
ancora in piedi.
Mentre ero ancora giovane, l’allora parroco don Pietro Velo, ci parlava degli antichi insediamenti. Una certa attenzione
e sensibilità per una ricerca storica era nell’animo di noi giovani.
Però non avevamo ancora l’esperienza e i mezzi per realizzarla.
Il nuovo Parroco, don Amedeo, a cui confidai il proposito, mi incoraggiò e aprì le porte dell’archivio parrocchiale.
Scoprii con interesse una discreta documentazione, mancava un possibile autore in cui potesse narrare in maniera
comprensibile e piacevole la nostra storia. Non poteva che essere Raffaello Spironelli, allievo anch’egli dell’allora
parroco Don Pietro Velo, che con entusiasmo accettò l’idea.
Questo abbastanza lungo periodo di elaborazione è servito per catalogare, intrecciare, interpretare testi ed elaborare
tabelle, vita vissuta di uomini e donne, abitanti di questo paese che sono i veri protagonisti della storia di questo
libro. Sono infatti più di 700 i nomi citati, familiari a noi cari, protagonisti di questa vera storia.
In questo lavoro, qualche cosa può essere stato trascurato, ma essendo un libro di storia, con ulteriori documentazioni
può essere aggiornato.
Sono comunque sicuro che leggendo e rileggendo questo libro avremo il piacere di riscoprire, attraverso il vissuto dei
nostri padri, le radici più profonde di noi stessi, e guardare con ottimismo a più alti orizzonti.
Grazie e buon ascolto.
Claudio Breda