GRUPPO FALZE' DI PIAVE |
Agosto 2017 |
Il Gruppo alpini di Falzè di Piave ha compiuto 60 anni e certamente non è l’età per andare in pensione.
Sono stati anni segnati dall’amore per la propria storia, per il territorio, per le nostre tradizioni e per la patria. Era il San Martino (patrono del paese) del 1956, i giorni della sagra paesana, del ritorno dei migranti stagionali, l’occasione per ritrovarsi anche fra alpini e per creare nella popolazione tutta l’occasione per risvegliare l’orgoglio del paese. Con questo obiettivo tutti i capigruppo e i consigli direttivi degli alpini hanno lavorato per dare spazio alla memoria, alla storia degli alpini e a quella del paese. Ed ecco la nuova scuola elementare che venne intitolata, su suggerimento del Gruppo alpini, alla medaglia d’oro Oreste De Gaspari, comandante delle truppe d’assalto che avevano attraversato il Piave proprio a Falzè, contribuendo alla vittoria di Vittorio Veneto.
Passarono gli anni e per il venticinquesimo, nel 1981, si pensò di raccogliere le testimonianze dei profughi del 1918, che erano ora anziani, per non disperdere un patrimonio di testimonianze unica da trasmettere ai giovani del paese. I loro racconti furono raccolti in un libriccino curato da Renato Brunello. Sempre in quella occasione fu inaugurato il monumento, forse l’unico nel suo genere, dedicato alle tante vittime civili della guerra che nel nostro paese sono state numerose. Poi, finalmente riuscimmo a costruire la sede del Gruppo. Per il cinquantesimo invece venne ideato, curato e dato alle stampe il volume con la storia del Paese. Ora i 60 anni. Non poteva essere un anniversario qualsiasi, ma nel solco della ricerca storica e conservazione delle tradizioni del paese doveva lasciare un segno. Al confine nord del paese, crocevia di strade per Pievi e Castelli, dall’alto medioevo fino alla grande guerra, lì dove passava la via dei Zatteri, che facevano tappa al porto di Falzè sulla Piave, c’era un’antica chiesetta campestre dedicata a San Michele, spianata dalla guerra e dalle industrie. Restava solo il toponimo San Michele. Gli alpini hanno pensato che questo monumento della nostra tradizione dovesse ritornare un segno visibile di quella che fu una parte della storia del paese e dei luoghi circostanti. Da qui la decisione di costruire un capitello memoriale, progettato dell’arch. Gilberto Fregolent.
La sera del 25 marzo il prof. Spironelli ha illustrato l’importanza che quel luogo e quel manufatto hanno avuto nella storia medievale della nostra zona, fra vicende di zattere e zattieri, signorie locali e comune di Treviso fino al dominio di Venezia. Il coro “Bedeschi” con i suoi canti patriottici e alpini, presentati da Giorgio Visentin ha fatto da colonna sonora e piacevole contorno per tutta la serata. Le cerimonie sono iniziate nella mattinata del 26 presso il nuovo capitello di San Michele che è stato inaugurato e benedetto da Don Dino. Come di consueto Nicola Stefani ha curato la regia della cerimonia. Erano presenti i rappresentanti della Sezione di Conegliano con il Vessillo, il Labaro del Comune di Sernaglia della Battaglia, decorato di medaglia d’oro al valor civile, quello di Marostica e i gagliardetti dei gruppi della Sezione di Conegliano, del Gruppo di Crosara gemellato con quello di Falzè e dei Gruppi di Longarone, Codissago, Mel, Trichiana e Moriago. Scortati dalla Banda della Sezione di Conegliano ci siamo incamminati poi verso la chiesa parrocchiale. La colonna di alpini inquadrati è sembrata quasi una prova per l’adunata di Treviso. La Santa Messa celebrata da Don Dino Milanese, accompagnata dal coro parrocchiale, è stata il dovuto coronamento di tutta la cerimonia. La deposizione della corona d’alloro presso il monumento dei caduti, i discorsi del nostro capogruppo Ernesto Zilli, del Sindaco Sonia Fregolent, del Vicepresidente Sezionale Gino Dorigo hanno concluso la cerimonia ufficiale. Il pranzo presso il Pedrè e la consegna di una copia manifesto del 60° ai collaboratori e gruppi partecipanti ha concluso la giornata.
Claudio Breda