GRUPPO FONTIGO |
Dicembre 1986 |
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14 e 15 giugno
Per un insieme di ragioni ambientali, sociali e culturali, Fontigo è un paesino fatto un poco a modo suo; la gente
partecipa solitamente poco alle iniziative che si svolgono e noi dubitavamo un po’ sulla partecipazione della
popolazione.
Non è stato così domenica 15 giugno e perciò un grosso bravo al Gruppo di Fontigo per la bella manifestazione,
perfettamente riuscita per l’affluenza di Gruppi dall’esterno e per la partecipazione, calorosa ed entusiasta di tutta
la popolazione della ridente frazione.
Che la manifestazione sarebbe riuscita lo si è capito sin dal sabato sera in occasione della rassegna corale.
La popolazione locale e gli Alpini gremivano il “capannone” in ogni ordine di posti, e non pochi erano quelli che
rimasero in piedi, altri si buttarono nella braccia di Bacco gremendo anch’essi il chiosco.
Alla rassegna partecipavano il Coro Alpino di Sernaglia ed il Coro Monte Cimon di Miane; l’ingresso era libero e la
festa che ne è nata, superiore ad ogni più rosea previsione, ha circondato in un solo abbraccio tutti i coristi,
tributando loro applausi entusiasti.
D’altra parte i Cori hanno cantato al meglio delle loro possibilità e senz’altro merita un cenno particolare il Coro
Monte Cimon per la preparazione ed il rigore artistico, mentre il Coro Alpino di Sernaglia ha contrapposto al rivale, se
così si può dire la sua carica emotiva ed umana.
Sulle ali dell’entusiasmo e con l’esecuzione di “Candida Rosa” da parte del Coro Monte Cimon si spegneva la giornata di
sabato.
E venne finalmente il grande giorno.
Il piovasco della notte e le gonfie nubi del mattino, a cui si univa la catastrofica previsione del “don” locale, non
facevano presagire niente di buono. Ma una volta tanto il Padreterno ci ha messo una pezza ed ha mandato il Suo
messaggero a Fontigo: sole, calura e tanti Alpini. Forse il Padreterno s’è ricordato che nella nostra Preghiera ci
rivolgiamo a Lui proferendo: ‘Dio onnipotente, che governi tutti gli elementi.... ed avrà ben pensato Questo dispiacere
Fontigo proprio non lo merita!..
Per noi del Gruppo Fontigo, il più piccolo o quasi della Sezione, il sapere che la nostra manifestazione era sotto
esame, al di là del piacere di non sentirsi soli, ci preoccupava non poco: dovevamo far bella figura davanti alla
Sezione ed altri Gruppi.
Il raduno era fissato in via della Vittoria. Arrivarono tutti e alle 9.45 il chilometrico corteo prese il via con alla
testa la Banda di Moriago.
Seguivano nell’ordine: il Gonfalone del Comune di Sernaglia; il Vessillo sezionale scortato dai due vice Brunello e Gai:
i Vessilli delle Sezioni di Torino e Valdobbiadene; l’Assoc. Ex Internati con il Labaro della Federazione di Treviso e
le bandiere di Mareno, Mogliano, Santa Lucia di Piave; Segusino; le Bandiere dell’Associazione Combattenti e Reduci di
Codognè, Colle Umberto, Covolo, Falzè, Farra, Montebelluna, Moriago, Ormelle, Postioma, Quartier del Piave, S. Maria
della Vittoria, S. Martino Colle Umberto, Sernaglia, Susegana e Valdobbiadene; la Bandiera dell’Assoc. Marinai d’Italia
di Montebelluna ed i Vessilli dell’AlDO e dell’AVIS di Falzè e Sernaglia.
Poco distante seguivano gli alunni delle Elementari con il corpo insegnante e dietro di loro le Autorità civili e
militari fra le quali abbiamo notato, e chiediamo scusa se dimenticheremo qualcuno, il sottosegretario agli Interni on.
Marino Corder, gli assessori provinciali Arnaldo Brunetta e Pietro Furlan.
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Presenti anche i sindaci di Sernaglia,
Rolando Camilli e quello di Pieve Antonio Padoin, oltre al comandante la stazione dei carabinieri di Pieve M.llo Guido Scattolin e una rappresentanza militare
inviata dal 5° Corpo d’Armata di Vittorio V.. Oltre al Capogruppo Fermo Stramare e
la madrina Signora Emma Peruccon, abbiamo notato la rappresentanza sezionale e la delegazione di alpini provenienti da
Torino e Alpette, dal Friuli e quella di Feltre capeggiata da Giovanni Dot, Qualificata la presenza dell’Ass.
provinciale ex internati col presidente Osvaldo Polon, il suo vice Sommacal ed il segretario Carnio, e tanti altri ancora
di cui purtroppo ci sfugge il nome.
Dietro alle autorità uno stuolo di Gagliardetti dei Gruppi: Alpette, Barbisano, Bibano-Godega, Caneva, Caselle
d’Altivole, Cison, Colbertaldo, Colfosco, Collalbrigo, Collalto, Col 5. Martino, Conegliano Città, Conegliano M.O. P.
Maset, Corbanese, Crocetta, Falzè, Farra di S., Follina, Fontigo, Gaianine, Lentiai, Moniago, Ogliano, Orsago, Parè,
Pieve di Soligo, Refrontolo, S. Croce del Montello, SS. Angeli, San Fior, S. Lucia di P., S. Maria di E., S. Pietro di
F., S. Vendemiano, Sernaglia, Soligo, Solighetto, Susegana, Vazzola e Vidor.
Dietro di loro il blocco Alpini, numerosissimo ed una volta tanto in perfetta compostezza.
Il lungo corteo prese l’avvio per fermarsi compostamente in Piazza del Popolo, la principale del paese gremita di
cittadini che, allo squillare dell’attenti per l’alzabandiera e la deposizione di un mazzo di fiori al Monumento, si
raccoglieva in un rispettoso silenzio.
Dopo un secondo squillo d’Attenti il Capogruppo consegnava la Bandiera di rappresentanza alle Scuole Elementari, così
motivandola: - "Ragazzi, gli Alpini sono oggi tra voi e con voi per donarvi la Bandiera di rappresentanza, affnchè questo
corpo insegnante, altamente
qualificato, vi educhi con gli alti valori
del Tricolore, simbolo della nostra Patria e perchè sin da giovanissimi impariate a rispettare ed amare. Consegnare
la Bandiera ad una Scuola vuol dire
consegnare gli ideali di Patria alle nuove generazioni, ai cittadini di domani,
all’uomo che deve costruire la nuova civiltà sui valori di ieri, approfonditi e dilatati nella consapevolezza responsabile di ognuno. Ebbene gli Alpini hanno fiducia in voi giovani, quindi si aspettano
da voi un ampio respiro di vita sociale,
una civiltà più attenta alla persona, un
amore di Patria concepito nella realizzazione del bene comune. Ecco il significato che gli Alpini vogliono dare al Tricolore; a questa Bandiera verde, bianca
e rossa, simbolo dell’unità di tutti gli italiani i quali, alla sua ombra, devono trovare la solidarietà e l’amicizia
reciproca. Ecco! Ve la consegniamo; custoditela ma soprattutto amatela e rispettatela."
Il corteo riprendeva quindi il suo corso e, percorrendo le strade del centro cittadino, si avviava verso la piazzetta
per la cerimonia più significativa della giornata.
Il nutrito programma prevedeva l’alzabandiera, la benedizione del restaurato Sacello ai Caduti e del Tricolore, poc’anzi
donato alle scuole, la deposizione della corona, la S. Messa al campo e lo scoprimento del “Messaggio di libertà” scultura bronzea opera e dono
dell’alpino Mario Balliana.
Durante la Messa al campo il cappellano sezionale, don Raffaele Lot, con poche e sentite parole si è vivamente compiaciuto di celebrare, per “veci e bocia”, la Messa commemorativa ed ha rivolto ai presenti un breve, incisivo e
significativo discorso improntato a sentimenti di concordia e di pace.
Al termine del rito religioso lo scoprimento e la benedizione del Monumento alla Libertà, è stato accolto con un calo
roso applauso di consenso.
“Messaggio di libertà”. Così s’intitola la scultura bronzea che il fontighese Mario Balliana ha voluto forgiare accanto
al Sacello dedicato ai Caduti di tutte le guerre.
Dal sacrificio di tanti fontighesi non poteva non nascere un insegnamento supremo, un messaggio di libertà che lo
scultore ha raffigurato in un giovane dai lineamenti semplici e comuni a tanti ragazzi delle nostre contrade.
Il suo movimento armonioso e proteso al futuro mentre il suo sguardo è fisso sull’orizzonte.
In lui è riposta la speranza di quanti hanno sofferto la schiavitù della guerra; a lui, i Caduti di Fontigo, hanno
passato il testimone impegnandolo a portarlo fra le nuove generazioni che devono capire che la pace e la libertà sono
valori troppo preziosi per giocarseli con le armi.
Sono questi i principi che ci hanno fatto scegliere l’idea e l’opera di Mario Balliana sostengono quelli del Gruppo
Fontigo - desideriamo che questo ragazzo in bronzo possa richiamare all’impegno i nostri figli.
L’emotività a volte gioca dei brutti scherzi, ed è quello che è capitato al capogruppo Stramare nel suo pur breve
saluto: fu così che il fido Luciano Mariotto, dopo avergli dato una pacca sulla spalla, gli prese di mano il foglietto e
continuò dicendo: Il Gruppo Alpini che Fermo Stramare ha l’onore di rappresentare sta vivendo un momento particolare e
significativo della sua pur breve storia: l’inaugurazione dei restauri al sacello e lo scoprimento del Monumento alla
Libertà, la cui scultura è opera e dono del concittadino Mario Balliana. Non mi dilungo ulteriormente anche perchè non
ho dimestichezza con l’oratoria e anche perchè altri dopo di me prenderanno la parola...
Mariotto, prima di passare il microfono al sindaco, porge il benvenuto, a nome del Gruppo e di Stramare, alle autorità
civili e militari, agli alpini ed ai concittadini convenuti, ed un grazie di cuore alla Ditte, alle persone ed ai suoi
collaboratori che hanno contribuito ai restauri. Termina con un Viva gli Alpini, Viva l’Italia.
Nella mia sporadica veste di cronista uso spesso immischiarmi, con spostamenti frequenti, tra voi e la cittadinanza
fontighese, la cui partecipazione e stata
totale a differenza di molti Alpini che a
volte snobbano l’oratore parlottando e
rifugiandosi altrove. A questi, e non solo a questi, ripropongo le parole di chi si è succeduto nell'oratoria, e perché rimangano impresse nella mente e nel
cuore e perché riassumendole potrei incorrere in incresciosi travisamenti.
Il sindaco Rolando Camilli, cosi si
esprime:
La commozione che ha colto il capogruppo
coglie anche me, commozione per una cerimonia che abbiamo studiato da tempo per la sua complessità e che
speravano ben riuscisse.
Innanzitutto colgo l’occasione di
porgere il mio personale saluto, ed il saluto dell’intera comunità di Sernaglia, ai
graditi ospiti che ci hanno fatto l’onore di accettare l’invito: agli assessori provinciali Brunetta e Furlan, al sindaco di
Pieve di Soligo, alla rappresentanza militare inviata dal Presidio di Vittorio Veneto, alle rappresentanze d’arma e di
volontariato civile, alle scolaresche col
loro corpo insegnante, alla Banda di
Moriago ed a tutti quanti hanno voluto
essere presenti. Permettete, anche, che
un ringraziamento ed un ricordo particolare lo presento all’on. Marino Corder, che in una situazione particolare e contingente non ha voluto mancare alla
promessa di essere presente a questa cerimonia.
Dopo di ciò io devo ringraziare l’intera
comunità di Sernaglia per le opportunità che ci vengono offerte, da un po’ di
tempo a questa parte, di collaborazione
e di partecipazione.
Gli Alpini e le altre Associazioni che
sono sempre piene d’iniziativa e d’intervento che è diventato ormai tradizione
nel nostro paese.
Questi sono i valori a cui dobbiamo
e dobbiamo sperare che esistano
e che si rafforzino; e passando a quella
che è la manifestazione particolare di
oggi, devo dire grazie, innanzitutto, per
l’idea che hanno avuto gli alpini di Fontigo per la sistemazione di questo Sacello-Monumento.
Troppo spesso noi dimentichiamo
queste cose, forse perchè è passato troppo tempo, forse perchè da molti anni viviamo in situazioni gioiose, in situazioni di
pace, di cui per chi ha la mia età i ricordi non esistono, e per chi è più anziano di me sono già lontani.
Ma ricordiamoci! Una comunità vive sui valori del passato e guai a quella comunità che non ricorda o vuole dimenticare
il suo passato.
Dobbiamo ricordare che questa terra fu teatro di sanguinose battaglie, di centinaia di morti; questo dobbiamo spiegare ai nostri figli!
Un particolare ringraziamento a Mario Balliana per quella splendida intuizione.
Io credo che la sua sensibilità sia la molla che riuscirà a farlo imporre nel futuro; e credo oltre a questo ci sia molto
ancora da dire, e nella nostra semplicità e nella nostra serenità ringraziamo ancora una volta quanti hanno voluto
onorarci partecipando a questa manifestazione. Grazie.
Dopo che il vice presidente Brunello, anche a nome del vice Gai, porta i saluti della Sezione a quanti convenuti,
prende la parola il consigliere Nino Geronazzo per l’oratoria ufficiale:
Non voglio tediarvi oltre, perchè s’è
fatto tardi.
Per prima cosa desidero salutare e
ringraziare tutti coloro che con la loro partecipazione hanno voluto dare giusto risalto a questa manifestazione, voluta e organizzata dagli amici alpini del
Gruppo di Fontigo, uno dei ventotto della Sezione di Conegliano, ed in particolare al capogruppo Fermo Stramare.
Vi chiederete il perchè della mia presenza in sostituzione del nostro caro Presidente prof Giacomo Vallomy.
Irrinunciabili impegni familiari lo
hanno portato momentaneamente lontano da noi nella natia Valle d’Aosta.
Mi ha dato l’incarico di porgere a voi
tutti il suo più caloroso saluto e di voler
lo comprendere e scusare per l’imprevista partenza.
Ciò che potrò dirvi non sarà certo
all’altezza di quanto avreste certamente
udito dalla voce del prof Vallomy, comunque è mio impegno presentare sia
pure brevemente i motivi e gli scopi che
questa riunione ci propone.
Già abbiamo assistito alla consegna
del Tricolore ai giovani delle scuole elementari di Fontigo. E' un atto, cari giovani, cari bambini, molto significativo, che
gli alpini fanno da molto tempo, e che
vuol essere simbolo di unione fra le generazioni nel ricordo della nostra storia
passata e di quanti hanno sacrificato
la vita per la Patria.
Noi tutti ci auguriamo che il dono del
Tricolore sia compreso nella sua importanza, e che nell’animo di questi giovani
rimanga un senso di profondo rispetto
verso il simbolo nazionale.
Secondo importante momento odierno è stata la deposizione della corona a
ricordo di tutti i Caduti fontighesi sui vari fronti ed anche a ricordo di un gruppo
di Arditi morti proprio in questo luogo
per liberare il paese. Non possiamo non
ricordare brevemente i dolorosi tremendi momenti tra l’autunno del 1917 e l’ottobre 1918 che hanno visto Fontigo in
prima linea.
Sul paese piovvero a centinaia le granate delle artiglierie italiane schierate
sul prospiciente Montello, impegnate ad
arrestare l'avanzata austro ungarica.
68 anni or sono, il 15 giugno 1918, le
artiglierie italiane, con rinnovata energia, riversarono sulle terre occupate, e le
nostre terre della sinistra Piave erano terre occupate, tutta la loro forza concorrendo in misura determinante alla
vittoria finale di Vittorio Veneto.
Ecco perché ogni anno, nell’odierna
ricorrenza, si celebra la festa dell’Arma
d’artiglieria a ricordo della battaglia del
Solstizio.
Fontigo fu il primo centro abitato del Quartier del Piave ad essere liberato dai nostri soldati. Dopo ripetuti e
sanguinosi tentativi di superamento del Piave, su fragili ponti di barche, alcuni essi caddero in un'imboscata proprio
nel punto in cui è stato innalzato questo Monumento.
Il tempo e l'incuria l'avevano ridotto in precarie condizioni: gli Alpini del Gruppo di Fontigo, con l'apporto delle
autorità comunali e di tante brave e buone persone, hanno voluto ridargli l’originale aspetto, sensibili al massaggio
che esso trasmette ai vivi.
Terzo momento della giornata è stato quello dedicato all’inaugurazione del monumento alla Libertà, opera dello
scultore, e socio alpino del Gruppo Fontigo, Mario Balliana.
Ci pare particolarmente significativo l’affacciamento voluto delle sue opere:
la prima a celebrazione e ricordo di dolorosi fatti d’arme e dei Caduti, la seconda a celebrazione della Libertà che è sinonimo di vita e di speranza.
Questa scultura è un messaggio d’incoraggiamento ed un invito a riflettere sul valore di un bene tanto grande che
dobbiamo sempre ricordarci di possedere: la Libertà.
Essa va difesa e salvaguardata, molti popoli non ne godono ancora e in tanti modi, tutti dolorosi, lottano per con quistarla.
E adesso permettetemi alcune parole rivolte principalmente agli Alpini, ai soci dell’Ass. Naz. Alpini; è un “cappello”
veloce, conclusivo: uno dei modi per concorrere al mantenimento delle libere istituzioni, almeno per noi soci dell’Ass.
Naz. Alpini, A.N.A. nel linguaggio corrente, è quello di mirare a fatti concreti per contribuire alla soluzione dei
problemi delle comunità locali.
Crediamo che questo sia e debba essere il futuro dell’A.N.A.: l’impegno civile di uno spirito di concreta solidarietà
umana che avvicinerà sempre più le giovani generazioni alle “penne nere” più anziane.
Fatti concreti ci vengono chiesti e fatti concreti anche nella nostra Sezione abbiamo dimostrato di saper realizzare.
Mi riferisco in particolare all’impegno profuso da molti alpini della Sezione che ha permesso la realizzazione del
laboratorio di lavoro guidato, donato alla Nostra Famiglia a Mareno di Piave.
Il Friuli, dieci anni or sono ha indicato la strada da seguire, allora fu un movimento spontaneo, ma tanto bello e ricco di significato.
Ora ci incamminiamo per essere pronti ad inserirci nelle complesse strutture della Protezione Civile e, certamente
l’Ass. Naz. Alpini non smentirà se stessa.
Traendo spunto da un articolo di Arturo Vita, direttore responsabile de “L ‘Alpino”, voglio riproporre quelli che
dovranno essere i tre cardini del futuro dell'Associazione:
1° - Contribuire alacremente all’organizzazione della Protezione Civile.
2° - Dedicarsi ad opere di solidarietà umana a favore di tutto il nostro prossimo.
3° - Rafforzare i vincoli che cementAno fra di loro le Penne Nere.
Se proseguiremo su questa strada certamente potremmo contare sul concorso fattivo dei giovani alpini, ai quali non
mancano generosità, entusiasmo ed anche idee nuove.
Ai giovani dobbiamo offrire progetti concreti che stimolino le loro sensibilità e che li spingano ad operare al nostro
fianco.
Questo vuole essere lo spirito dell’odierno incontro, un messaggio di speranza per la nostra Associazione. grazie Fontigo! Viva l’Italia! Viva
GLI Alpini.
L’orazione ufficiale concludeva la manifestazione antimeridiana ed aveva il suo epilogo nel “rancio” alpino.
Si è conclusa così la giornata che ha occupato non poco i componenti del
Consiglio e gli organizzatori che da parecchio lavorano per preparare la loro manifestazione, e la sua buona riuscita è
stato per loro il miglior regalo.
Pertanto il Consiglio del Gruppo vuole ringraziare di cuore tutti coloro che hanno partecipato in qualsiasi modo a
questa ricorrenza: Autorità, Alpini, amici degli Alpini e tutti quelli che hanno collaborato.
Si vorrebbe citare volentieri sulle pagine di questo giornale alcuni membri del Consiglio e non, e non sono pochi, che
da tempo si sono impegnati alla riuscita della manifestazione, ma questi “benedetti” Alpini non vogliono assolutamente
essere menzionati, perchè, dicono, non hanno fatto assolutamente niente degno di lodi o ringraziamenti; ma alla fine,
anche se stanchi, erano soddisfatti e sorridenti. Bravi! Ve lo siete meritato!
E certo che finché ci sono queste persone, e soprattutto queste basi, il Gruppo Alpini di Fontigo, può puntare sicuro
verso più ampi traguardi.
LA SFINGE