GRUPPO FONTIGO |
Dicembre 2011 |
Il ventisette febbraio 2011 il gruppo alpini di Fontigo ha ricordato la data
della sua nascita con la consueta festa alpina paesana.
Sobria, tranquilla nello stile, grande nel sentimento alpino è stata la festa
per tutti i “fradis ” vivi, ricordando coloro che ci hanno preceduto posando lo
zaino a terra, citati d’esempio nella santa messa celebrata dall’ inossidabile
don Sergio e, commemorati al monumento per i caduti con efficaci e appropriate
citazioni dalla giovane Sindaco Sonia Fregolent.
Per farci e, far festa con noi si son ritrovati alpini delle sezioni di Feltre,
Valdobbiadene e Torino con l’amico consigliere sezionale e capogruppo di
To-Alpette Bruno Bianco e poi i gruppi di Sernaglia, Falzè di Piave, Soligo,
Refrontolo, Pieve di Soligo, Solighetto, Barbisano, Collalto, Susegana, Ponte
della Priula, Vidor, Moriago, Lentiai, e ancora le associazioni dei combattenti
e reduci, i bersaglieri, l’Avis e Aido.
Per la sezione A.N.A. di Conegliano il vice presidente Luca Padoin, il delegato
Vittorino Zanetti, il consigliere Matteo Villanova, per il comune di Sernaglia
della Battaglia con il Sindaco anche l’assessore alle associazioni e consigliere
provinciale Vanni Frezza, ma fra tutte la più gradita è stata la presenza della
prima Alpina a Fontigo, a quarantadue anni dalla nascita del Gruppo.
Cristina Tessaro del 6° reg. alpini di Julia, una “bocia ” fresca di “congedo“
della mini naja fatta alla caserma Cantore di San Candido lo scorso luglio 2010,
di famiglia alpina dal padre, al nonno e alla nonna madrina del gruppo di
Fontigo, perpetua la tradizione in famiglia della penna nera sul capello alpino.
L’alpina Cristina l’aveva promesso al nonno di fare il militare negli alpini e
ci è riuscita, se poi il nonno è l’indimenticato Fermo Stramare figura d’alpino
esemplare e per molti anni alla guida degli alpini di Fontigo la parola “data ”
ha un valore sacro.
Nella bella giornata di febbraio è stata questa nuova ventata d’aria alpina che
ci fa ben sperare, e pensare positivamente per il nostro futuro alpino.
Gilmo Mariotto