GRUPPO GAIARINE |
Marzo 2010 |
25 ottobre 2009, serata memorabile, unica ed irripetibile, per il coro
alpino “Giulio Bedeschi” di Gaiarine, una di quelle da incorniciare nella memoria e nell’album dei successi di questa
formazione canora.
Unico coro alpino della Marca è stato invitato, infatti, ad esibirsi
durante le cerimonie legate all’inaugurazione ufficiale della nuova sede della Provincia di Treviso ricavata nell’area
del vecchio Sant’Artemio. Davanti ad una platea gremitissima di pubblico ed autorità, tra cui il presidente Leonardo
Muraro, il “Bedeschi”, diretto magistralmente da tre anni dal m° Simonetta Mandis, ha avuto l’onore di aprire la
rassegna corale con tre brani tratti dal repertorio tipicamente alpino: “Bombardano Cortina”, “La tradotta” e
“Benia Calastoria”. Esecuzioni che hanno riscosso straordinario successo e consenso visti i fragorosi e prolungati
applausi che le hanno accompagnate.
“La musica e il canto che propone il coro Bedeschi – ha spiegato
Giorgio Visentin presentandolo ad un pubblico attento e partecipe –sono da sempre componenti inscindibili
dell’alpinità più vera e genuina. Sono, per certi aspetti, gli elementi peculiari che fin dalla nascita dell’A.N.A.
hanno ornato di connotazioni specifiche la vita stessa degli Alpini in ogni tempo, sia in pace che in guerra. In caserma
come in marcia, in trincea come all’osteria, all’adunata nazionale come al più semplice raduno di paese, gli alpini
sentono il richiamo delle belle note e non vi sanno resistere, perché dove c’è musica c’è allegria e dove c’è allegria
c’è amicizia, il collante universale di tutte le penne nere.”
In particolare le cante di guerra, e la Marca trevigiana è connotata dal
Piave fiume Sacro all’Italia, vogliono tributare il doveroso sentimento di riconoscenza a chi è caduto per un alto
ideale di Patria e di Libertà per evocare maggiormente il desiderio di pace e di serenità, per rimarcare l’amore per il
focolare domestico e la famiglia come valori fondanti di una nazione che vuole definirsi unita e solidale. E sopra ogni
cosa si canta la Montagna che l’alpino ha imparato a conoscere, rispettare e amare. Sempre.
Proprio per coltivare tali finalità, il repertorio del “Bedeschi” si
basa sulla canzone popolare, in particolare riferita al variegato e poliedrico mondo degli alpini. E di conseguenza
spesso sono storie connotate di vita militare, di guerra e di dolore, che esaltano il valore, il senso del dovere e
l’amore per la propria Patria. Pertanto sono arie lente e solenni, eseguite con spirito di immedesimazione, di
sofferenza, di rispetto.
Brani che rileggono e raccontano pagine di un’epoca lontana, che danno
voce a generazioni passate narrandone le vicissitudini e le tradizioni, le passioni e i drammi, i momenti di nostalgia e
le struggenti pagine della straordinaria epopea alpina che va tramandata intatta, quale ricco testamento genetico, alle
generazioni future.
Giorgio Visentin