GRUPPO M.O. PIETRO MASET |
Dicembre 1994 |
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Per gli alpini - lo sappiamo e lo abbiamo ripetutamente scritto - nel contesto programmatico delle celebrazioni di
una loro ricorrenza, primeggia l’impulso realizzatore di un’opera sociale. Vogliono lasciare un segno indelebile della
loro disponibilità, con un intervento concreto, reale, là dove ritengono giovevole nella vita di una Comunità, in cui
prevale un volontariato disinteressato all’encomio e alla ricompensa materiale. Nasce così un significativo “monumento”
della carità e della fratellanza umana.
Anche le Penne Nere del Gruppo “M.O. Pietro Maset”, attualmente guidate da Mario Luca, hanno voluto festeggiare i dieci
anni di vita con un’opera di solidarietà: l’edificazione di un sacello dedicato al “Buon Pastore”; all’insegna del loro
radicato credo, con la convinzione che è più gratificante donare che ricevere. E l’hanno indirizzata verso una
particolare istituzione “La Piccola Comunità” di Conegliano (fondata da don Gigi Vian, coadiuvato da don Antonio
Zuliani), la quale ospita prevalentemente i giovani che si sono lasciati travolgere da una delle più tremende sventure
di questo secolo, nella ricerca di un loro recupero fisico, psicologico e spirituale, attraverso una adeguata terapia.
Povere sono le nostre parole a spiegare il significato di questa costruzione di fede e di culto. Significative, invece,
sono le voci autorevoli di chi ne ha seguito nel tempo le varie fasi di realizzazione. E lo hanno testimoniato - dopo la
benedizione e il taglio del nastro inaugurale da parte del vescovo mons. Eugenio Ravignani - il capogruppo Mario Luca,
lo stesso vescovo, il vicepresidente Nino Geronazzo, il sindaco Flavio Silvestrin e don Gigi Vian direttore della
Piccola Comunità.
Luca, dopo aver brevemente illustrato quali sono stati i momenti più impegnativi per la realizzazione dell’opera (due
anni e mezzo di lavoro), ha ricordato il coinvolgimento degli alpini del gruppo, che abbraccia le comunità di Costa, di
Lourdes, di Bagnolo, suffragato dai capigruppo che lo hanno preceduto, Giovanni Carlet e Emilio Maschietto. Asserendo
che il significato è uno e unico, dimenticando il giorno dopo, quello che è stato fatto il giorno prima, e che gli
alpini non chiedono null’altro se non di poter donare. Ha ringraziato non solo gli alpini artefici con lui dell’opera,
ma anche quanti hanno offerto ogni forma di collaborazione per scrivere quest’atto di solidarietà e di senso civico
nella storia del gruppo, a dieci anni dalla costituzione.
Il vescovo mons. Ravignani, nella sua allocuzione, ha affermato di aver invocato la benedizione di Dio perchè il
sacello, che è un monumento della solidarietà, sia anche il luogo della presenza di Lui, che ama, che comprende e salva.
Poi ha soggiunto:
“Io vorrei dire tutta la nostra gratitudine a coloro che hanno promosso e faticosamente edificato questo sacello, e a
coloro che continuano ad essere. in questa Comunità, educatori. Voglio dire agli alpini con cordialità ed affetto, con
sincera gratitudine, quello che vado dicendo da anni. da quando ho avuto la gioia di stare accanto a loro: non c’è
nessuna impresa di umana solidarietà che non sia seguita, caratterizzata dalla loro concreta presenza. Ci sono state
altre esperienze molto belle, altre realtà, anche al di fuori d’italia, come a Rossosch in Russia cn una straordinaria
opera di solidarietà. Penso anche all’intervento nella ristrutturazione delle chiese, come quella della Madonna della
Neve, lasciata alla cura degli alpini: dove c’è un bisogno, dove c’è una necessità là ci sono gli alpini. Una bella
espressione degli alpini è il non chiedere nulla per loro, ma solo la possibilità di donare. Come lo hanno fatto per la
Patria, oggi lo fanno per la società. Un sincero ed affettuoso grazie a voi alpini.”
Poi ha preso la parola il vice
presidente Geronazzo, il quale, portando il saluto della sezione e del presidente Basso, ha rivolto un caloroso plauso
al gruppo “Maset”, il 28° dei 30 della sezione, per l’iniziativa promossa ed egregiamente concretizzata. Asserendo che
tutti i gruppi della sezione di Conegliano promuovono iniziative similari. Infine ha dichiarato che le celebrazioni del
10° anniversario di fondazione del gruppo non potevano avere un avvio migliore. Anche il sindaco Silvestrin ha avuto
parole di elogio per le Penne Nere, riconoscendo che la Piccola Comunità non poteva ricevere regalo migliore nel 21°
anniversario della sua costituzione.
Non poteva mancare l’intervento di don Gigi Vian, l’artefice di questa Piccola, ma immensamente mirabile, Comunità.
“La presenza delle autorità civili e delle forze d’ ordine e degli alpini ci commuove profondamente
- egli ha detto -. Quest’opera è stata voluta anche dagli alpini, i quali ne sono stati i
maggiori artefici; che io ringrazio di tutto cuore per la loro straordinaria disponibilità. Gli alpini li vediamo in
molteplici altre imprese, come nella ristrutturazione della Comunità di Fontanelle; opera concretizzata dalle Penne Nere
della sezione di Treviso - che ha avuto tra i maggiori artefici l’ex presidente Francesco Cattai, oggi qui presente -.
In cinque anni di presenza hanno svolto 56.000 ore di lavoro. Penne Nere e Penne Bianche si sono rimboccate le maniche
operando. Sappiamo quanto la solidarietà e il volontariato è in grado di fare; stiamo superando l’ostacolo assistenzialista.
Quindi innalzo un inno di riconoscenza a questo volontariato. E tutto questo vuoi dire speranza, amore,
civiltà, coordinazione e condivisione verso chi ha maggiormente bisogno.
Noi crediamo in Dio e nell’uomo”
Significativo il concetto espresso da don Antonio Zuliani nel suo editoriale “Stalla e Conigliera... Gesù è di casa”:
“Adesso è sacello, prima era sedime di conigli, ma per Dio poco conta; basta sovrapporre Conegliano a Betlemme e ci
siamo! Laggiù una stalla; quassù
- in Piccola Comunità - una conigliera, entrambi dimora e richiamo di Dio.
E vero che il meridiano di Betlemme non è quello di Conegliano, ma per cogliere la traiettoria di Dio, non c’è che un
meridiano, quello dell’amore. Ed a noi questo interessa. Greccio ospitò il primo presepio della storia; noi - per merito
dell’Associazione Alpini di Conegliano - da una vecchia cadente conigliera abbiamo ricavato, se non un presepio,
qualcosa di equivalente ed un po' aggiornato: un’edicola sacra, un “sacello”. C’è chi la chiama “chiesetta”; è troppo, ci
basta “capitello”. E l’esito di due anni e mezzo di lavoro e di cura paziente degli ALPINI venuti a prestare la loro
opera nei giorni liberi, lieti di lasciarci questo dono del loro Gruppo in memoria della M.O. Pietro Maset.
E' dedicato al “Buon Pastore”, raffigurato in un mosaico - opera di un artista delle scuole di Spilimbergo Lorenzo Del
Bene - che ambienta il significato d’una presenza domestica ritmata dalla scritta “Sono venuto perchè abbiano la vita e
l’abbiano ancor di più”. Il volto di Gesù accattivante invita a sostare ed a pregare. Così d’ora in poi, il “sacello” sarà per gli ospiti della Piccola Comunità area di
ristoro spirituale, luogo di silenzio e di riflessione, richiamo e stimolo a sperare ed a contare su chi - amico tra gli
amici - ti ripete “Sono venuto perchè abbiano la vita”.
Alla commovente cerimonia hanno assistito anche il col. Hermes Zuppa delle Truppe Alpini, il ten. col. Claudio Biasiol,
il cap. Amedeo Berdozzo comandante la compagnia dei Carabinieri e il m.m. Marino Sbrizzai comandante la stazione di
Conegliano.
Alla sera di quel sabato 22 ottobre, il calendario delle manifestazioni aveva previsto anche una rassegna corale, presso
la palestra comunale di via Antoniazzi. Si sono esibiti i cori “Col di Lana” di Vittorio Veneto, diretto da Sabina
Carraro, e del Corocastel di Conegliano, diretto da Diego Tomasi. E stato un concerto piacevole, con un’ottima
interpretazione di brani opportunamente scelti, che hanno riscosso prolungati applausi dal numeroso pubblico presente.
C’è stato un momento di grande commozione, quando il presidente del Corocastel Poldo Miorin, indicando una rosa rossa
collocata tra i coristi, ha ricordato la presenza spirituale del loro compagno Vincenzo (Cici) Giubilato,
improvvisamente scomparso, e che avevano accompagnato all’ultima dimora poche ore prima.
In precedenza la Fanfara Alpina - diretta da Giovanni Zorgno - aveva offerto un concerto, riscuotendo consensi dai numerosi spettatori. Il
giorno seguente, le Penne Nere si sono ritrovate sulla Gradinata degli Alpini, per procedere in corteo preceduti della
Fanfara Alpina, al monumento ai Caduti per l’alzabandiera e la deposizione di una corona. Successivamente - sempre in
ordinato corteo e accompagnati dalle note musicali della stessa fanfara - hanno sfilato lungo la via Lourdes,
opportunamente imbandierata, sino alla chiesa parrocchiale, per assistere alla S. Messa, celebrata dall’arciprete don
Lorenzo Garla.
Sono seguiti - sempre in chiesa, a causa del cattivo tempo - i discorsi - per le verità molto brevi
- del capogruppo Mario Luca, del presidente Luigi Basso e del sindaco Flavio Silvestrin. Luca, visibilmente commosso e
soddisfatto della numerosissima presenza di autorità e rappresentanze associative e d’arma, di gente ed alpini, che ha
calorosamente ringraziato, ha voluto esprimere la sua gratitudine anche alle Penne Nere del gruppo, ai suoi predecessori
Giovanni Carlet e Emilio Maschietto, che tanto si sono prodigati, con un’esemplare aggregazione, all’edificazione del
sacello ed all‘organizzazione della manifestazione; per le iniziative e le testimonianze profuse, in unità di intenti,
in questo decennio. Poi si è richiamato a quanto aveva espresso durante l’inaugurazione del sacello.
Quindi è intervenuto il presidente Basso che ha porto il suo saluto ai presenti e ringraziato il capogruppo Mario Luca e
tutti gli alpini del Gruppo, per aver festeggiato il 10° di fondazione non solo con una grande manifestazione, ma
soprattutto con un’opera di solidarietà. Ha ricordato quanto è stato fatto quest’anno dai singoli gruppi e dalla
sezione. Sono iniziative meravigliose che fanno onore alle Penne Nere.
Il vostro comportamento - egli ha detto - e il vostro intervento a favore di una Istituzione tanto benemerita, com’è la
Piccola Comunità di Don Gigi Vian, il dono del Sacello dedicato al “Buon Pastore”, è un atto di grande carità e di
nobili sentimenti, che fa comprendere qual’è la sensibilità degli alpini in un contesto sociale che ha bisogno di tanta attenzione.
Ha concluso caldeggiando questi propositi, perchè sono la manna dell’anima e la forza per superare i frequenti momenti
di instabilità morale e civile, che sconvolgono il nostro Paese e il mondo intero.
Ha concluso le oratorie il sindaco Silvestrin, così: “Parlo da sindaco ma anche da alpino, per dire che sono orgoglioso
di far parte di questa associazione, che così tanto ha dato alla nostra città. Ha dato molto in termini di opere
significative, quali il sacello della Piccola Comunità, che abbiamo inaugurato ieri; la chiesetta della Madonna della
Neve, e qui vicino, nove anni fa il “Laboratorio guidato” con annesso forno per la ceramica “per i disabili della Nostra
Famiglia”; e più lontano l’asilo di Rossosch. Ma ha dato anche esempi di civiltà e di solidarietà, che rimarranno la
testimonianza tangibile di una cultura alpina, che da sempre caratterizza la nostra società veneta. Inoltre la presenza
alpina in ogni calamità naturale, vedi Friuli, Irpinia, Valtellina..., ed ancora una costante partecipazione del nucleo
di protezione civile... A Conegliano questo impegno si è tradotto in numerosi esempi di dedizione sociale e di slancio
umanitario nei confronti di chi ha bisogno.
E per conservare e diffondere questa cultura alpina - egli ha proseguito - dobbiamo impegnarci ad essere di esempio per
la città, per l’italia e per il mondo. Ed è anche attraverso le opere di solidarietà che questa cultura di pace e di
fratellanza si diffonde e si radica nella società. Il sacello che il gruppo “M.O.P. Maset” ha realizzato è un simbolo di
fede e di speranza per i ragazzi e le ragazze ospiti di don Vian. E un luogo di riflessione che gli alpini hanno donato
alla città intera e per questo vi è grata. Da sindaco voglio dire a tutti gli alpini della sezione e del gruppo Maset,
di essere orgogliosi non solo di portare la penna nera, ma anche di far parte di un’associazione che con l’esempio
concreto mostra a tutti cosa significhi impegno sociale e solidarietà.
Da alpino voglio dire grazie agli amici per il calore che esprime questa grande famiglia, unica nel suo genere,... e
un po' di cultura alpina farebbe senz’altro bene alle nostre istituzioni”
Dopo il rancio bene organizzato dagli alpini, si è esibita la fanfara. Poi sono seguite le premiazioni del torneo di
bocce “Trofeo comm. Alfredo Battistella”: la cui cronistoria sarà a cura del G.S.A. Alla manifestazione erano presenti:
la madrina signora Gilda Dalla Cia, consorte del “vecio” Mario Longhino; il gen. Sergio Cartini; i colonnelli Luciano
Spagnut, Giuseppe Salati, Giuseppe Pastorino; e Hermes Zuppa i ten. col. Aldo Spezzot e Claudio Biasiol; il m.m.
Vincenzo Campagna dei carabinieri; il vice presidente di Vittorio Ennio Da Re.
Numerose anche le rappresentanze: il Gonfalone della Città di Conegliano; i vessilli delle sezioni di Pordenone,
Vittorio Veneto e Conegliano; le associazioni:
Paracadutisti d’Italia di 5. Lucia; Granatieri. Marinai, Aeronautica e Sottufficiali di Conegliano. Inoltre una
cinquantina di gagliardetti di Gruppi: Ponte di Piave, Selva del Montello, S.S. Angeli, Arcade, Cison di Valmarino,
Colle Umberto, Lago, Colbertaldo, Col S. Martino, Fontanafredda, Sacile, Rauscedo, Budoia, Pradamano, Farra d’Alpago, Onè di Fonte, Cortina d’Ampezzo, Lavis, Pressano, Baselga Piné, Paterno dei Marzi, Monte Falterona della sezione di
Firenze, e la quasi totalità dei nostri. Prezioso è stato il supporto del consigliere del gruppo Toni Oliana.
Ricordiamo che le autorità civili e militari, gli alpini del gruppo “Monte Falterona di Firenze”, accompagnati da alcuni
nostri dirigenti, hanno visitato la nostra bella sede, accolti dall’emblematico taverniere Mario De Marchi. Chiudo
questa cronaca con la speranza di non aver eccessivamente tediato i lettori, e se l’ho fatto domando venia. Una cosa mi
preme sostenere: le penne nere del gruppo M.O. Pietro Maset, guidate nel tempo da Giovanni Carlet, Emilio Maschietto e
Mario Luca, hanno manifestato, nei dieci anni di vita, una eccezionale vivacità di intenti, che fa loro onore!
E ciò conferma che soltanto con l’amore conosciamo noi stessi, e comprendiamo il mondo e la vita.
Renato Brunello