GRUPPO PIANZANO |
Aprile 1968 |
Una entusiasmante giornata è stata vissuta il 25
febbraio in occasione dell’inaugurazione del nostro nuovo Gruppo di Pianzano di Godega S. Urbano.
Oltre al vessillo sezionale, sono intervenuti i gagliardetti dei seguenti Gruppi: Sacile, Collalbrigo, San Fior, S.
Lucia di Piave, Fontanelle, Pieve di Soligo, Vazzola, Mareno di Piave, Cordignano, Nervesa della Battaglia, Barbisano,
Orsago Corbanese di Tarzo, e quello di S. Vendemiano.
Tra le autorità, accolte dal nostro presidente comm. Guido Curto e dal capogruppo Antonio Pagotto, erano presenti il
sindaco dott. Guerrino Gobbo, il maresciallo Bertoli comandante la stazione carabinieri di Conegliano, rappresentanti di
associazioni combattentistiche e d’arma; sono intervenuti anche quasi tutti i consiglieri sezionali tra i quali i vice
presidenti avv. Travaini e cav. Daccò e il ten. col. Alberto Piasenti designato oratore ufficiale per la manifestazione.
Dopo lo sfilamento, con la fanfara sezionale, gli alpini
hanno assistito alla S. Messa celebrata dal parroco don Benvenuto Piccin il quale ha poi impartito la benedizione al
gagliardetto del nuovo Gruppo, e del quale è stata madrina la signorina Gigliola Freschet, orfana di un alpino.
Concluso il rito religioso, le molte penne nere intervenute si sono recate al monumento dedicato ai Caduti dove venne
deposta una corona d’alloro.
Il presidente comm. Curto ha recato il saluto della Sezione al forte
nuovo Gruppo di Pianzano, felicitandosi con il capogruppo Antonio Pagotto e con i suoi collaboratori per l’entusiasmo
con cui gli alpini locali sono giunti a così bene organizzarsi in notevole numero da consentire alla sezione di
raggiungere l’elevata quota di complessivi 2300 iscritti.
Il sindaco di Godega, dott. Gobbo, si è reso interprete
del compiacimento dell’amministrazione comunale per l’iniziativa degli alpini di Pianzano ai quali ha espresso il
proprio augurio.
Ha infine preso la parola il ten. col. Alberto Piasenti, comandante del Presidio di Conegliano, che ha tenuto il
seguente discorso:
Sig. Presidente, Autorità, Signore, Signori, Amici Alpini,
è con sommo piacere che partecipo a queste manifestazioni e cerimonie alpine e che accetto – Signor Presidente – di
farne l’orazione ufficiale, perché m’illudo – di trasfondervi parte del mio entusiasmo e della mia passione, per tutto
ciò che riguarda alpini, con le loro vicende e la loro storia.
Il manifesto che avete affisso per le strade del vostro e di altri paesi, porta tutto il programma della vostra
attività, l’orgoglio della vostra appartenenza a questo meraviglioso corpo, l’alto sentimento patriottico che alimenta
il vostro spirito e la vostra fede di italiani.
Le mie parole pertanto non fanno altro che ricalcare le tracce di una passione già da voi sentita ed espressa.
Voi oggi avete inaugurato il vostro Gruppo e avuto benedetto il vostro gagliardetto. Siate i benvenuti - alpini di
Pianzano - nella nostra famiglia dell’A.N.A. madre dalle braccia sempre aperte e amorose, dotata di un cuore che è tutta
Patria e tradizione alpina. Siate i benvenuti nella Sezione di Conegliano, poiché la vostra rappresenta la 22° stella
nel nostro labaro dalle 4 medaglie d’oro.
il vostro gagliardetto, benedetto da Dio, alzatelo di fronte al sole, affinché ne riceva calore e vita, alzatelo nella
pioggia affinché senta in questa il mormorio dei nostri torrenti, alzatelo al vento che gli porti l’alito dei nostri
monti ed il profumo dei nostri boschi.
Alzatelo in alto, sempre più in alto, ché il suo garrire sia visto fino alle frontiere della Patria, per rincuorare i
nostri ragazzi di guardia lassù e per far sapere a quelli d’oltre confine, che altri cuori si sono uniti, che altre
volontà si sono strette attorno al vessillo
della Patria e dell’onore.
Alzatelo in alto, diritto come la vostra penna nera, e sia di timore ai violenti, di speranza agli oppressi e conforto
ai bisognosi di soccorso.
Alpini di Pianzano, che già avete vissuto la nostra vita
alpina, ma che per la prima volta vi costituite in gruppo, permettete che io vi faccia alcune esortazioni:
- non permettete che vi chiamino ex alpini. Un alpino nasce, vive e
muore alpino. Il vento delle impervie cime l’ha benedetto, l’acqua diaccia che sgorga dal ghiacciaio gli ha dato il
battesimo, l’erta mulattiera ed il peso dello zaino l’hanno temperato, la valanga e la slavina gli hanno dato il
viatico;
- non permettete che si scherzi e si rida su ciò che è nostro e solo nostro orgoglio. Non è vero che vino sia sinonimo
di alpino, come non è vero che il vino faccia l’alpino. Diceva il nostro Avv. Erizzo, per contestare ad un giornalista
una affermazione simile, che nella storia degli alpini c’è più sangue che vino. Difendete dunque l’onore dei nostri
eroici caduti, difendete le nostre tradizioni di gloria e di leggenda;
- ricordatevi che siamo una famiglia invidiata per la sua storia, per il suo entusiasmo, per il legame che vincola tutti
i suoi componenti, per la sua tradizione di dedizione, di attaccamento e di amore al proprio paese. Diceva un nostro
Cappellano, che gli alpini costituiscono una «Porca fameja, ma una bella grande fameja».
Porca, mi scusino l’espressione le Signore, per qualche piccola eresia o per qualche ostia, ma una Grande e bella Fameja
per lo spirito che ci anima e per il contributo di sangue che abbiamo sempre dato e abbondantemente dato, su tutti i
fronti e su tutte le terre.
E voi bocie, portate con fierezza il vostro cappello
alpino senza fronzoli o gingilli, perchè è simbolo di un onore senza confini e di una gloria senza pari; perchè
appartiene ad una stirpe che ha irrorato di sudore e sangue le cime delle Alpi, le sabbie del deserto, le giogaie della
Grecia, le steppe della Russia. Voi sarete quelli che tramanderanno ai posteri gli atti leggendari del valore alpino.
Sia alta la vostra fronte, onesta, pura e sincera, orgogliosa di tanto onore, perchè con eguale fronte alta sono andati
incontro al martirio Cesare Battisti, Fabio Filzi, Damiano Chiesa ed altri.
Disprezzate coloro che si fanno chiamare obiettori di coscienza, sciacalli che vivono e prosperano sul sangue versato
dai combattenti di tutte le armi, specialità e servizi, combattenti animati dai sacri sentimenti di onore e di amore
verso la Patria. Ma quale ideale potrà mai avere questa gente se non sente il dovere sacrosanto di difendere la sua
terra e la sua famiglia? Diffidate dunque di questa gente vile che attende il sacrificio altrui, per trarne il benessere
e la tranquilla placida esistenza della loro vita di traditori e di vampiri.
Non vi fidate di coloro che non capiscono le nostre
adunate, le nostre riunioni, perchè nell’atmosfera di una Europa unita, queste forme di campanilismo sono ormai
superate. E’ gente che non ci conosce, che non conosce il valore morale delle nostre adunate, che non conosce i nostri
intimi sentimenti, che non sente il bisogno di ricordare le proprie tradizioni, ma soprattutto i suoi caduti e noi
alpini non dimentichiamo i nostri eroi e le nostre Penne Mozze.
Alpini, giovani e veci, scarponi e bocie, custodi fedeli, orgogliosi e zelanti di questa tradizione che non morrà, voi
che avete la Patria nel cuore, voi avete un sacro emblema, un meraviglioso trofeo da custodire, da conservare, da far
rispettare e da tramandare ai posteri; il vostro cappello alpino e la vostra penna nera.
Un prolungato applauso ha segnato la conclusione del discorso ufficiale.
Dopo l’esecuzione di altri inni da parte della fanfara sezionale, il ricevimento delle autorità e il festoso rancio, la
giornata ha avuto termine con un applaudito concerto di canzoni tenuto dal Coro dell’Ana di Vittorio Veneto.