GRUPPO PIEVE DI SOLIGO |
Ottobre 1961 |
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Sono tornato a casa dall’Adunata di Pieve di Soligo da pochi minuti: tra un’ora mi ritroverò con gli amici della
giornata trascorsa, tra una piccola rappresentanza anzi della tanta gente scarpona incontrata nell’intensa giornata
vissuta e che, come me, da poco ha ripreso il cammino per i diversi paesi di provenienza.
Forse son l’unico però ad aver avuto la ventura di salire la Gradinata degli Alpini di Conegliano per raggiungere la
casa.
Traffico dirottato, ammassamenti di gente, vigili indaffarati: pensai subito ad un accidente e, forse, la subitanea
impressione non trovò contraria conferma.
La Gradinata, la nostra gradinata alpina, era affollatissima: la 49a Army Band stava eseguendo un repertorio di jazz e
di rock and roll (credo che si scrivano così), applauditissimo; gli applausi erano anzi richiesti alla presentazione del
numero, quasi mendicando, come fanno i presentatori della televisione nostrana.
E la gente, generosamente italiana come sempre, applaudiva frenetica.
Come già dissi, erano canzonette dal travolgente ritmo (eseguite, intendiamoci, in modo assai pregevole) che
trasportavano i presenti nell’atmosfera esagitata della musica profana, impetuosa, crudele del nostro tempo; ho avuto
modo di ascoltarla mentre, fendendo la folla, cercavo faticosamente di guadagnare la cima della scalea tenendo stretto
al petto il mio impolverato cappello della naja perchè (ditemi pure vigliacco) non volevo che vedessero il mio cappello
d’alpino nella Gradinata degli Alpini, quella sera.
Intendiamoci subito che non disapprovo con ciò l’operato delle autorità turistiche di Conegliano e tantomeno l’invito ad
una banda militare di tenere un concerto: per carità! Peccherei soprattutto di scarsa ospitalità, io che di Conegliano
già sono un ospite: la colpa è mia invece, per non essermi trovato nello stato d’animo di apprezzare leziose canzonette
da night club eseguite da una banda militare.
E la mia colpa trova un’attenuante nell’adunata di Pieve di
Soligo: « giustificazione» per aver vissuto una giornata emozionante all’estremo, con tutti quegli
incontri tra i «veci» e con le nuove conoscenze che pur creandosi in giornata assumono all’istante la sensazione
retroattiva di antiche affettuose amicizie.
Non è tutta colpa mia quindi se proprio nel salire la Gradinata la ritenni un po’ profanata, io che me ne tornavo con
dentro agli orecchi e al cuore il ritmo delle canzoni alpine e di quelle del Piave, del Grappa e la triste «Stelutis
alpinis» che la Fanfara del 7° suonava in modo così sublime e familiare.
Col cavolo quindi posso aver trovato un collegamento analogico tra canzoni nostre e Loro (notate la lettera maiuscola,
sempre per dovere di ospitalità?), tra le loro esecuzioni così tecnicamente raffinate e le nostre belle scalcagnate
fanfare sezionali composte di agricoltori ed operai coi calli alle mani alti così
Tali considerazioni mi han fatto apprezzare maggiormente la giornata trascorsa; i particolari del raduno di Pieve di
Soligo mi apparvero più nitidi e validi, più preziosi di quanto non mi fossero sembrati al momento in cui si
verificavano susseguendosi ed accavallandosi incessanti all’attenzione dei fortunati partecipanti.
Il raduno odierno è stato infatti una fortuna per i tremila alpini accorsi attorno ai reduci del Battaglione «Val
Cismon», salutati già da lontano da una grande bandiera svettante dal campanile della pieve.
Il paese era pavesato di tricolori quanti raramente se ne vedono in giro per l’Italia a questi tempi; e all’ombra di
queste nostre bandiere una folla di alpini e di combattenti delle varie armi, giunti coi mezzi più diversi da città e
paesi lontani.
Alla deposizione della corona di alloro è seguita la sfilata degli intervenuti, con in testa la fanfara del Settimo
diretta dal Maresciallo Del Fabbro e dal reparto del «Feltre» comandato da Sten. Spadaccino.
Sul palco delle autorità, col Generale di Divisione Davide Tosi intervenuto anche in qualità di Commissario del Nastro
Azzurro, erano presenti il Generale Augusto Berti che fu comandante del «Val Cismon» sul fronte occidentale e in
Albania, il vice Presidente della Provincia Dott. Fabbri, il Sindaco di Pieve M.° Gerlin, il Cap. De Girolami in
rappresentanza del Comandante del 7°, il pluridecorato Ten. Col. Cav. Uff. Antonio Zanussi membro d’onore dell’Unione
Nazionale dei Combattenti Francesi, e molte altre autorità del Nastro Azzurro, dell’U.N.I.R.R., dell’Associazione
Combattenti e Reduci, dell’Associazione del Fante, degli Artiglieri, Bersaglieri, ecc.
Il raduno è stato maggiormente valorizzato dalla partecipazione della Medaglia d’Oro del «Val Cismon » Angelo Ziliotto
che era attorniato dai dirigenti alpini della provincia e dagli altri reduci del battaglione.
Il nostro Consiglio direttivo era al completo e, oltre ai Presidenti delle Sezioni Treviso, Vittorio Veneto,
Valdobbiadene e Venezia, si notavano rappresentanze delle Sezioni di Bassano, Pordenone, Sacile e Belluno e molti altri
gruppi ed associazioni.
Avevano inviato la propria adesione il Presidente nazionale Avv. Ettore Erizzo, le Medaglie d’Oro Don Brevi del «Val
Cismon» e Magg. Dott. Reginato, i Generali Boschis e Battisti, il Presidente della Sezione di Trento, Giuseppe Mosetti,
Banoesso e molti altri.
Dopo il reparto in armi è sfilato il gonfalone del Comune di Pieve di Soligo seguito dai labari delle sezioni alpine di
Venezia, Feltre, Treviso, Vittorio Veneto, Valdobbiadene e Conegliano e dalle bandiere dell’Associazione Combattenti e
Reduci di Pieve di Soligo, di Barbisano e di Moriago, dell’Associazione del Fante di Pieve di Soligo, di Crocetta del
Montello e di Refrontolo, dell’Associazione Mutilati ed Invalidi di Guerra del Quartier del Piave, dell’Associazione ex
Internati di Pieve di Soligo, dai labari dell’Associazione Artiglieri di Pieve di Soligo e dei Bersaglieri del Quartier
del Piave.
Erano pure presenti i labari delle Sezioni UNIRR di Vittorio Veneto e Treviso, quello della Federazione Provinciale di
Treviso del
Nastro Azzurro e i vecchi gagliardetti delle assorbite associazioni di
di artiglieria da montagna di Crocetta del Montello e di Cornuda.
I gagliardetti dei Gruppi alpini erano numerosissimi sebbene la concomitanza del raduno con altre importanti
manifestazioni regionali alpine ne abbia comprensibilmente fatto escludere molti; senza distinzione di sezione
d’appartenenza, segnaliamo quelli accertati al momento della sfilata: S. Maria di Feletto, Falzè di Piave, Collalbrigo,
s. Vendemiano, Colfosco, Val Zoldana, Soligo, Refrontolo, Ogliano, Mestre, Rotonda Bidasio, Miane, Musano, Calalzo,
Cornuda, Crocetta del Montello, Nervesa della, Battaglia, Lago, Follina, Maserada, Prata di Pordenone, Cison di
Valmarino, S. Giacomo di Veglia, Gruppi città di Valdobbiadene, Treviso e Conegliano, Moriago, Bigolino, S. Pietro di
Barbozza, Farra di Soligo, Susegana e infine quello del Gruppo organizzatore di Solighetto.
La sfilata si è conclusa nella piazza principale ove era stato allestito l’altare da campo; il nostro Cappellano
sezionale Mons. Francesco Sartor ha celebrato la S. Messa mentre la Fanfara del 7° suonava sommessamente le canzoni del
Piave, del Grappa, Stelutis Alpinis, Vergine degli Angeli e il coro dei Lombardi del Nabucco.
Al termine del rito, il Celebrante ha porto il saluto al Sindaco, all’Arciprete di Pieve e alle rappresentanze
intervenute, passando brevemente in rassegna l’epopea del Battaglione «Val Cismon» e sintetizzando i motivi associativi
attuali che servono a dare consistenza e validità ai ricordi di ogni alpino.
Mons. Sartor ha inoltre ricordato i caduti dei «Val Cismon» e di tutti gli altri battaglioni raccomandati all’ Eterno
nel sacro rito, passando poi a riconfermare la necessarietà dell’A.N.A. quale stimolo alla pace e alla fraternità
mondiali.
Il Sindaco M.° Cav. Gerlin si è detto lieto di dare ospitalità ai reduci del battaglione «Val Cismon» e agli alpini
convenuti dalle tre Venezie, ricordando il contributo di sangue dato dai combattenti del comune di Pieve di Soligo.
Il Presidente della nostra Sezione Cav. Uff. G. Curto ha rinnovato il saluto ai convenuti presentando l’oratore
ufficiale Generale Augusto Berti, l’invitto comandante dei primi anni di battaglie del «Val Cismon» nell’ultima guerra.
Il Generale era profondamente commosso già al pronunciare il nome del suo battaglione glorioso ed è piaciuto a tutti i
presenti, a coloro che lo conoscevano e a chi lo vedeva per la prima volta.
Berti ha parlato del «Val Cismon» come di una storia di famiglia in cui sono presenti i nomi insigni e gli eventi buoni
e infausti perchè la fortuna è di gran lunga più incostante della volontà e del valore degli uomini.
I nomi dei comandanti e degli umili alpini del «Cismon» si sono susseguiti nel discorso del Generale Berti il quale
rievocava le imprese collettive ed individuali con chiarezza ed umanità, senza le roboanti parole retoriche in cui molti
oratori sarebbero incorsi, ma esprimendosi invece come in una conversazione amichevole dove le ricorrenti lacrime
creavano un contrasto struggente con la fermezza ed incisività delle parole.
All’applaudito discorso è seguito il ricevimento delle autorità in Municipio e infine il pranzo ai Leon d’Oro ove il
Gen. Berti ha intrattenuto i presenti con cordiali allegre parole auspicando ulteriori incontri futuri.
Il Gen. Tosi, Commissario della Federazione provinciale del Nastro Azzurro e Presidente dell’Ass. del Fante, ha posto in
rilievo, come pure il Ten. Col. Zanussi, l’opera comune dei fanti e degli alpini nelle battaglie insieme combattute.
Gli incontri di alpini e combattenti di ogni arma si sono susseguiti sino a sera tra i canti e i suoni della bella
fanfara del 7° Alpini.
Ognuno è poi tornato a casa felice per le lacrime versate e per il vino che rimpiazzò il vuoto creato dalle prime, per
le rinnovate canzoni e le musiche della nostra naja, con gli occhi sazi di tanti tricolori che ondeggiavano pur essi
felici all’alito fresco della sera.
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A Conegliano, da una delle aste portabandiera della Gradinata degli Alpini, pendeva immobile,
triste ed avvinghiato all’antenna altissima quasi volesse nascondersi, il grande Tricolore innalzato in omaggio alla 49a
Army Band.
Il concerto musicale dell’esotico reparto militare si concluse alle o re otto di sera; l’addetto
del municipio cominciò ad ammainare la Bandiera mentre le carrucole stridevano forte e pietosamente riproducendo un
lamento che si diffondeva tutt’intorno.
L’uomo raccolse il Tricolore raggomitolandolo sotto il braccio e salì lento la Gradinata, diretto ad immagazzinare
l’Italia.
Conegliano, 17 sett. 1961
M. A.