GRUPPO PIEVE DI SOLIGO |
Giugno 1966 |
Il gigantesco cappello alpino fatto collocare sul Col de Fer dal Capogruppo di Pieve di Soligo sig. Alfredo Battistella.
Largo due metri e mezzo, lungo m. 3,80 e alto m. 1,70, collocato su un supporto in ferro rivestito con un tronco di
castagno, il cappello è stato realizzato in cemento armato e pesa quindici quintali; è il saluto con il quale
Battistella accoglié i suoi ospiti presso la bella villa costruita sul Col de Fer dal quale si ammira il magnifico
panorama della pianura trevigiana fino al mare.
Una bella manifestazione e quella indetta per il 28 agosto dal nostro Gruppo di Pieve di Soligo per la benedizione del
gigantesco cappello alpino eretto sul Col de Fer (S. Gallo) di Soligo.
Il programma è il seguente: alle ore 9,30 raduno; alle ore 10,30 S. Messa al campo e alle ore 11 Benedizione; a
mezzogiorno seguirà il rancio.
Poi, si canterà.
GRUPPO PIEVE DI SOLIGO |
Ottobre 1966 |
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«Ste robe i e boni de pensarle e farle sol che i Alpini». Queste le parole pronunciate da un vecchio contadino della
Piana che s’era fatto portare fin lassù a Col de Fer il 28 agosto, giorno della cerimonia ufficiale dell’inaugurazione
del gigantesco cappello che il capogruppo di Pieve di Soligo aveva voluto collocare all’entrata della spianata della sua
nuova villa.
Dopo le ombre fresche di Bella Valle, superata l’ultima curva, il grande cappello appare in tutta la sua imponenza di
contro al cielo di mezzogiorno, evocando con una presenza stranamente viva di ricordi di tante penne nere puntate verso
l’alto.
Un’idea scaldata tra un’ombra e l’altra ha preso corpo e, superato l’iniziale elemento folkloristico, assumeva un
significato preciso: questo cappello nella chiara serenità di questa luce, nella purezza di questa aria che reca il
sapore d’una natura ancora incontaminata è il simbolo vivente degli infiniti cappelli rimasti «puliti» lungo tutte le
strade anche quando le miserie, la paura, le angosce infangarono il mondo
Ecco perchè siamo grati ad Alfredo Battistella ed è con questo sentimento che abbiamo vissuto una bella giornata, lassù,
a Col de Fer, la domenica dell’inaugurazione.
La suggestiva cerimonia è iniziata con la Santa Messa celebrata dall’arciprete di Soligo don Martino Sanson su di un
altare eretto sotto l’ala del cappello. Al Vangelo, con accenti schietti, egli ha pronunciate parole di plauso e di
gratitudine per gli alpini che conservano con cura gelosa il bagaglio di ricordi, di tradizioni, di fraternità, di
carattere che sono il retaggio più prezioso di un popolo che vuole essere degno di questo nome.
Al termine, dopo l’adesione fraterna delle penne nere della Destra Piave recata dal Presidente della Sezione di Treviso,
cav. prof. Pietro Del Fabro, il capogruppo di Pieve, Battistella ha porto il saluto a tutti i presenti, ringraziandoli
per la loro presenza che stava a significare la loro adesione ad un’iniziativa che egli aveva voluto portar a termine
non per orgoglio personale o per facile esibizionismo, ma solo per saldare un altro anello di quella lunga catena che
vede anche in questa terra a prevalente reclutamento alpino, come in molti altri luoghi, un nostro simbolo forse il più
vero.
Il col. cav. Alberto Piasenti ha quindi tenuto l’orazione ufficiale. «Questo cappello» ha esordito «avrebbe dovuto
essere collocato molto più a nord, sulla nostra ultima vetta alpina a significare con ferma determinazione l’integrità
del suolo della Patria. Ma sta benissimo anche qui di fronte al Piave e al Montello, in vista del Grappa, luoghi che
hanno dimostrato il coraggio e la fermezza del nostro popolo quando l’invasore si affacciò sul nostro suolo. Esso - ha
continuato l’oratore - è il monumento della nostra grande famiglia che chiude in un immenso abbraccio morti e i vivi, i
vecchi e i «boce».
Al termine della cerimonia ufficiale, ha avuto inizio la festa durante la quale si è via via creato una serena allegria
tra tutti.
Erano anche presenti oltre alle penne nere del gruppo di Pieve di Soligo e i capigruppo della zona, il sindaco di Farra
Dozza, il vicepresidente sezionale cav. Daccò, il cap. Slams Emanuele di Trento, il grand’uff, Ezio Spina, il presidente
dell’ospedale di Soligo prof. Dorigo, i consiglieri della Sezione avv. Travaini e prof. Viezzer, il col. Piasenti con la
gentile signora, l’arch. Del Fabro, rappresentanti di enti della zona del Quartier del Piave. Il rancio ottimamente
organizzato ed altrettanto ottimamente cotto, ha visto allineati su lunghe tavole all’aperto nel porticato della villa,
che s’apre come una stupenda terrazza sulla Piana della Sernaglia, oltre un centinaio di commensali. Non è mancata la
polenta alla cui cottura paziente avevano provveduto sette veci a i quali si son dati da fare parecchio attorno ad
altrettanti paioli.
L’organizzazione ammirevole è stata dovuta all’opera del cuoco Dalla Betta Tommaso, dei suoi aiutanti Marchesin Antonio,
Lorenzon Ernesto, Balbinot Giacomo, Granzotto Francesco, Piccin Girolamo e di Gai Paolo, Manzato Maurizio, Biz
Beniamino, Stella Emilio che sotto la regia del loro capo-gruppo Battistella, coadiuvato dal segretario Rossi, da Mario
Marciano e Guido Masutti hanno lavorato con costante impegno perchè la giornata riuscisse in ogni suo dettaglio.
Il buon vino, l’ora frizzante, lo splendido luogo vi hanno contribuito in misura notevole. Ma ciò che è soprattutto
giusto segnalare è la schietta ospitalità del padrone di casa.
Ad un certo punto tutti si son trovati come a casa loro nella villa di Battistella, dal soggiorno alla caratteristica
cantina scavata nella roccia e piena d’un vino che «non poteva far mal di testa» con conseguenze facilmente
immaginabili. Ecco perchè i canti i cui echi si perdevano nella pianura sottostante continuarono fino a tardi; ecco
perchè la sera, la polenta rimasta dal pranzo sparì in breve tempo e sulle panchine e sotto gli alberi alcuni veci
riandavano con voce pacata ai lontani ricordi o si chiedevano perplessi quale fosse il motivo per cui al tempo della
naia» la neve, la bufera, la pioggia, la paglia bagnata non procurava loro malanno alcuno, mentre ora basta non aver
sotto le coperte una parte del corpo per buscarsi immediatamente un raffreddore.
Allegria piena da cui furono contagiati ospiti e occasionali visitatori, ma tenuta nei limiti d’un’educazione esemplare.
E tra le note tutte positive d’un’indimenticabile giornata è un piacere segnalare anche l’alto senso di civiltà della
bella famiglia che è il Gruppo di Pieve di Soligo.
T. L. GOBBATO
GRUPPO PIEVE DI SOLIGO |
Dicembre 1966 |
Il pranzo sociale del Gruppo di Pieve di Soligo si è svolto al ristorante alla «Colomba» con la partecipazione in massa
dei soci del Gruppo e di numerosi «bocia» di recente congedo.
Oltre al Capogruppo Alfredo Battistella e all’infaticabile segretario Ampelio Rossi (decorato, com’è noto, di medaglia
d’argento al valore militare) erano presenti diversi invitati tra i quali il signor Ilario Zabotti in rappresentanza
dell’amministrazione comunale, e il rag. Angelo Viale direttore della locale sede della Cassa di Risparmio.
Il Capogruppo ha svolto la relazione sull’intensa attività fatta durante l’anno dalle Penne Nere di Pieve di Soligo,
ricordando l’opera fattiva compiuta dal precedente capogruppo, il geom. Dino Grendene trasferitosi a Treviso, e la
dedizione sempre preziosa ed encomiabile del segretario Ampelio Rossi.
Un minuto di raccolto silenzio è stato osservato dai presenti a ricordo del socio Olivo Lorenzon, recentemente deceduto.
Il signor Zabotti ha rivolto il saluto e l’incoraggiamento del Comune ai baldi Alpini per i quali ha avuto parole di
compiacimento per la fraternità e l’intensa attività che li contraddistingue.
Nel corso del rancio, e poi a conclusione della bella riunione, si è esibito il Coro alpino «Col de Fer» costituitosi da
pochi giorni in seno al Gruppo e che già sta affrontando un vasto e impegnativo repertorio di canzoni della nostra naja.
Ci complimentiamo per questa recente bellissima realizzazione degli alpini di Pieve e siamo certi che l’attività del
Gruppo continuerà a meritare l’ammirazione della sezione e della buona popolazione del Quartier del Piave.