GRUPPO PIEVE DI SOLIGO |
![]() Giugno 1983 |
I particolari apprezzamenti, accompagnati da ripetuti applausi, sono stati l’impressione genuina della gente che
gremiva la sala del cinema Careni, nella 6° rassegna di canti corali, organizzata con accuratezza dal gruppo alpini.
E non poteva essere diversamente di fronte alle armonie ed alla bravura esecutiva dei cori, che si sono esibiti in una
semplice, ma graziosa coreografia di colori, che adornavano il palco.
Ottimamente presentati dall’ esperto e valente maestro, comm. Piero Pagnin, direttore del coro «Stella Alpina» di
Treviso, si sono succeduti i seguenti complessi: «Corocastel» di Conegliano, diretto da Toni Battistella, il quale
essendo di casa ha fatto la parte del leone. (Sotto nel 1966 il «Corocastel» è e fa armonia, ed è anche qualcosa di più
e cioè amicizia, cordialità, disponibilità, piacere di stare in compagnia, amore per il canto e volontà di dare il
meglio di sé per soddisfare anche gli intendi- tori più esigenti). Il Coro «Vos di Ospedalet» di Ospedaletto di Gemona,
diretto dal maestro
Luigi Venturini. (Ufficialmente costituito nel 1976, raccogliendo i frutti di una tradizione corale che sorretta da una
passione per il canto, innata nella gente del luogo, vive da oltre cinquant’anni in quel paese). Il Coro «T.L. Victoria»
di Castelfranco Emilia, diretto da Giovanni Torre (formato come coro misto nel 1973; ha in attivo oltre duecento
concerti o partecipazioni a rassegne in Italia e all’estero, e con apprezzati interventi a programmi televisivi).
Al termine della splendida e divertente manifestazione il capogruppo cav. Paolo Gai ha consegnato ai cori partecipanti
un cesto contenente prodotti locali. Dopodiché sono stati invitati tutti i coristi ed alpini ad assaggiare la
pastasciutta e la braciola, preparate con tanto «amore» dai cucinieri del gruppo, nella sala adiacente. Nella esecuzione
a «braccetto» e per il gusto di cantare - e sono i momenti più belli ditali occasioni per sfoderare il più bel
repertorio che ogni coro possiede - si sono fatte allegramente le ore piccole.
R. Brunello
GRUPPO PIEVE DI SOLIGO |
![]() Dicembre 1983 |
La nuda cronaca di una festa sociale riportata sui nostri periodici non fa certo notizia, soprattutto perché è un
fatto che si ripete, anno dopo anno, e il testo del programma di questa manifestazione la tipografia potrebbe lasciarlo
composto chissà per quanto tempo, con la sola variante dell’ora e del giorno.
Eppure la manifestazione di domenica 29 maggio del Gruppo Alpini di Pieve di Soligo, ha offerto delle novità che
meritano essere sottolineate perchè danno un suggerimento a quanti vogliono liberare queste manifestazioni dal solito
monotono rituale.
Nell’omelia don Vittorio Bet ha detto tra l’altro: « Vorrei rivolgere un pensiero su questa vostra festa in cui fra poco
verrà benedetto il monumento dedicato alla Madonna degli Alpini, un monumento dove l’immagine di Maria accoglie sotto il
suo manto gli Alpini e le loro famiglie. Davanti a questa immagine direi di fare nostra la preghiera, di un alpino, che
si legge al Passo Sentinella - “Nel tuo occhio sempre aperto, o Madre, sta la nostra salvezza” - una preghiera che
esprime tutta la nostra fiducia e la nostra speranza in Lei, che è veramente la nostra madre».
«Però di questa madre dobbiamo ascoltarne la parola, il consiglio; e questo monumento e questa immagine posta ai piedi
del campanile mi sembra ne sia la massima eloquenza».
Il Capogruppo, cav. Paolo Gai, nel suo saluto a quanti intervenuti spiegava il perchè ed i motivi di questa
manifestazione: per celebrare il 55° anniversario della fondazione ed il 20° della ricostituzione del suo Gruppo, per
l’inaugurazione della nuova sede e la benedizione e inaugurazione del sacello, dono di un concittadino alpino, dedicato
alla Madonna di tutti gli Alpini caduti per il progresso della nostra amata Patria.
Chiudeva porgendo, a nome del Gruppo e suo personale, il più cordiale benvenuto alle autorità civili e militari, agli
Alpini ed alla popolazione colà riuniti per onorare il sacrificio dei nostri Alpini caduti nell’adempimento del loro
dovere; terminando infine con un ringraziamento particolare al comm. Battistella per il dono del Monumento che fa degna
cornice al gruppo scultoreo donato a suo tempo dal dr. Federico Sammartini.
Dicevo prima che la cronaca di una manifestazione non fa più notizia e pertanto, se lo spazio concessomi lo permetterà
la stenderò alla fine, alla spicciolata.
Libero da impegni organizzativi mi sono immischiato, con spostamenti frequenti tra voi e la cittadinanza pievigina la
cui « partecipazione » è stata totale a differenza di molti Alpini che l’hanno voluta snobbare specie nel momento
dell’oratoria.
E’ dunque anche per questo che non mi atterrò alla cronaca ma a quello che più mi preme, a quello che dovrebbe rimanere
impresso nella mente e nel cuore di voi tutti (che forse per l’ultima volta mi leggerete, come segretario e redattore
ben s’intende) riproponendovi le parole di chi è succeduto nell’oratoria al cav. Gai, ed in special modo quelle del
Sindaco dr. Antonio Padoin, che così si rivolgeva ai presenti:
Autorità civili e militari, cittadini e amici Alpini.
La comunità pievigina vive oggi un momento particolare e significativo della sua pur breve storia: l’inaugurazione di
un’opera monumentale a completamento del campanile per deporvi la Madonna degli Alpini e l'inaugurazione della nuova
sede.
Questa pagina viene scritta con la puntualità, la precisione e la dedizione di sempre, dal Gruppo Alpini di Pieve di
Soligo; ed è per questo che noi esprimiamo al capo gruppo Paolo Gai ed al Presidente prof. Giacomo Vallomy, il
compiacimento di tutta l'Amministrazione Civica unitamente a quello di tutta la comunità locale che in questo momento
sento di rappresentare, interpretandone i sentimenti di stima ed apprezzamento verso il Gruppo Alpini e verso tutti gli
Alpini convenuti.
Sono certo, senza ombra di presunzione, che questi sentimenti sono anche quelli che si accompagnano a que1l di
tantissimi italiani, che dietro gli Alpini e la loro Associazione hanno trovato segni tangibili ed evidenti di
solidarietà umana, di aiuto disinteressato, di sacrificio umile e sofferto.
Non ci son solo segni evidenti come quelli del Friuli, ma molti altri eventi nascosti nelle piccole comunità locali in
cui troviamo gli Alpini accanto ad handicappati, accanto agli anziani, accanto ad associazioni ricreative e sportive in
cui portano la loro disponibilità e la loro abnegazione, propria della figura dell’Alpino.
Lo riscopriamo anche qui, a Pieve di Soligo, dove la loro presenza puntuale e disinteressata è largamente diffusa anche
al di fuori del loro Gruppo, in impegni anche di carattere culturale.
L’immagine, quindi, che per molto tempo è stata artatamente diffusa, dell’Alpino, quell’immagine non veritiera per non
dire falsa, anche perchè i fatti e gli avvenimenti succedutisi in questi anni hanno abbondantemente smentito, l’Alpino
l’ha smentita con i fatti, non come le parole.
Quindi signor Presidente e Signor Capogruppo, se l’invito può derivare dalla nostra modesta figura rappresentativa, è
quello di continuare sulla stessa strada e con gli esempi che vi hanno accompagnato.
Ma non posso non ricordare qui in modo particolare un Alpino come tanti, e non ne abbia a male. Si! Perchè negli Alpini
le differenze, anche quelle sociali, si annullano. Io voglio ricordare il comm. Alfredo Battistella; sono molto noti ed
evidenti i segni alpini che ha lasciato, e che il comm. Alfredo benemerito ha lasciato durante la sua permanenza come
Capo gruppo locale; ma sono altrettanto evidenti i segni lasciati nello sviluppo economico e quindi anche sociale delle
nostre zone.
Anche per questo, di fronte ai suoi colleghi Alpini ed ai suoi amici più cari, vogliamo particolarmente ringraziarlo
perchè, come si suol dire, è un Alpino che s’è fatto strada, ma non ha mai dimenticato la sua Associazione, alla quale
ha dedicato la passione e la generosità che lo ha sempre contraddistinto.
Egli ha voluto completare, attraverso la sua generosità, un angolo delle nostre contrade, della nostra contrada
principale, abbellendolo come era previsto nella forma originaria e che varie vicissitudini non avevano dato modo di
completare.
Lo ha voluto per depositarvi la Madonna degli Alpini, quasi a proteggerla del luogo dove era posta prima, perchè meglio
potesse proteggere i suoi cari Alpini, morti ed in vita.
Caro comm. Alfredo, mi permetta almeno per una volta di chiamarla così, sappia con sincerità che i nostri sentimenti
sono i più alti e i più sentiti, se non per quello che ha fatto per il Gruppo dei suoi Alpini ma anche per quanto ha
fatto e continua a fare in campo sociale ed economico.
Un saluto particolare a tutti gli Alpini che sono qui convenuti, affinché possano trovare un momento di pace e di
serenità in questa giornata.
A tutti coloro, soprattutto, che in questo momento soffrono delle vicissitudini della vita: del loro lavoro, della loro
casa, per i loro figli; sappiano che anche qui, come in tante altre parti, ce ne sono tanti nelle loro condizioni.
Formulo per tutti, i migliori auguri per i problemi personali e particolari rinnovando un saluto, un ringraziamento, e
di buon proseguimento di questa manifestazione da parte di questa Amministrazione e da chi Alpino non è, ma che
sinceramente gli dispiace ».
Chiedo scusa agli amici Alpini di Pieve se, da incerto pennaiolo quale sono, non li riporto alla cronaca della giornata,
ma quanto detto e profuso dagli oratori durante la vostra manifestazione è già di per sé cronaca.
E non diciamo che le manifestazioni, come quella di Pie- ve, sono fatti sporadici e di scarsa efficacia. La gente vede,
la gente assiste e qualcosa impara. Se non altro impara a guardare la realtà con meno prevenzioni e con più fiducia,
cosa che serve non poco alla comune difesa dei valori che l’Associazione Alpini si prefigge.
Un’altra lezione di dogmatismo, e chi se non lui, c’è l’ha data poco dopo il Presidente Vallomy, di cui cerco di
riportare il più fedelmente possibile la metafora.
Avevo preparato un certo numero di pensieri per non cadere nell’errore che faccio spesso di parlare in forma confusa, e
forse di non essere capito; ma già l'abitudine è quella che è.
Anche oggi consentite che almeno in parte vi parli da quello che mi sgorga dal cuore, senza scartoffie.
Però ho qualche cosa da dire, ed ha a che fare con la scartoffia, ed è precisamente la dedica, che voglio leggervi, del
monumento che testé è stato inaugurato e che riassume il significato di questa vostra festa.
Dice:
AGLI ALPINI CADUTI IN TUTTE LE GUERRE
CHE CON IL LORO SACRIFICIO HANNO ADDITATO
ALLE GENERAZIONI FUTURE GLI ETERNI VALORI
DI UMANITA’, DI CIVILTA’
DI LIBERTA’;
CONTRIBUENDO
ALLA CONQUISTA
ED AL CONSOLIDAMENTO DEL PROGRESSO CIVILE
E SOCIALE,
AFFINCHE’ LA MADRE DI DIO E DEGLI UOMINI
VIGILI PERCHE’
IL LORO OLOCAUSTO
NON SIA STATO VANO
L’ALPINO
COMM. ALFREDO BATTISTELLA A PERENNE MEMORIA DEDICA.
Altro non aggiungo - continua il Presidente - ai dovuti riconoscimenti ed ai complimenti che già sono stati fatti al
comm. Battistella per non sembrare uno che voglia fare della piangeria, mi unisco ad ogni modo a questi elogi con tutto
il cuore, riconoscendo caro Battistella quanto hai fatto e quanto farai per l’avvenire, e in modo particolare per gli
Alpini.
C’è in Italia una maggioranza di gente fedele al dovere, alla tradizione, alle leggi, a tutto quanto fa un popolo degno
di essere chiamato civile.
Ebbene, noi Alpini ci onoriamo di appartenere a questa maggioranza, di essere difensori di certi valori che abbiamo come
programma e come caposaldo: valori patriottici, valori per le tradizioni militari e valori religiosi.
Nella motivata Preghiera dell’ Alpino che testé è stata letta manca un frase che io mi permetto di richiamare alla
memoria. Nella preghiera alla Madonna le si dice di proteggere anche la nostra millenaria civiltà cristiana; e noi
Alpini siamo difensori di questa millenaria civiltà.
Consentite ad un professore di lettere in pensione, che già dovrebbe aver tutto dimenticato, afflitto
dall’arteriosclerosi, di dirvi quali sono le tradizioni cristiane:
Jacopone da Todi, poeta umbro, ha scritto uno dei più belli inni che interpretano il valore della Madonna: lo «stabat
mater»; Francesco Petrarca ha chiuso la sua grande opera poetica con una canzone alla Vergine.
Se putacaso fosse qui presente qualche alunno o qualche insegnante di Pieve di Soligo li invito a rileggere la canzone
del Petrarca, ma li invito soprattutto a rileggere il Canto XXXIII del Paradiso che incomincia con queste parole.’ «
Vergine madre, figlia del Tuo figlio, umile.., ecc. », sono i versi iniziali della preghiera di S. Fernando per invocare
il merito di salire alla visione di Dio. Ma anche nella poesia moderna c’è l’ispirazione dovuta al culto della Madonna:
il Carducci poeta per certi versi giudicato bestemmiatore ed un irriverente verso certi aspetti della nostra religione,
nella più bella lirica dedicata alla chiesa fondata dai Malatesta di Rimini, la terminava con l’Ave Maria.
Il Pascoli, nella lirica intitolata « La Lampada », fra le cose che questa lampada illumina, c’è una schiera di umile
gente che il mese di maggio sosta dinnanzi 1’ immagine della Madonna: « Il Fioretto ».
Il più bel « fioretto » di Pieve di Soligo è questo, Alpini e signori di Pieve, e penso che in spirito il caro amico
Travaini ed il dott. Federico Sammartini, ufficiale durante l’ultima guerra a cui è dovuto il dono iniziale del gruppo
scultoreo che oggi ha trovato degna collocazione nel sacello fatto costruire dalla generosità di Alfredo Battistella,
penso che essi consentano queste mie considerazioni a carattere religioso, anche perchè gli Alpini, soprattutto, hanno
il culto della Madonna.
Pensate alla Madonna del Don che i reduci della Russia hanno portato a Mestre, e alla statua della Madonna che vigila
sulla più alta vetta d’Italia e d’Europa, sul Monte Bianco; non vi riporta forse alla nostra millenaria civiltà
cristiana?
Portando il saluto della Sezione al Capogruppo Paolo Gai ed a tutti coloro che hanno contribuito alla buona riuscita
della festa, il Presidente chiude la sua oratoria conclamando in dialetto veneto una lirica alla Madonna di Gigi da
Noale.
Completava il saluto ai convenuti il comm. Battistella che con voce commossa ringraziava per le belle parole di chi
l’aveva preceduto e ringraziava calorosamente il parroco, mons. Vittorio Bet, che gentilmente gli ha messo a
disposizione l’area per costruirvi il Monumento; monumento fortemente voluto per onorare i Caduti e per ricordare alle
future generazioni quanti hanno fatto olocausto della loro vita per il bene supremo della libertà e della pace.
Dopo aver ringraziato il Presidente Vallomy, il Sindaco, l'ing. Moro, l'arch. Bruno Dal Col che ha realizzato il progetto del monumento,
nonché tutti i presenti, ha terminato il saluto con un « viva l’Italia », « viva gli Alpini ».
Fra le autorità presenti abbiamo potuto notare il ten. col. Lucchese della Brigata Cadore, il ten. Battaglini della
Guardia di Finanza, il Mar. Scattolin dell’ Arma dei Carabinieri, il Mar, Italo Cati con la fanfara della «Folgore », il
presidente della Sezione di Vittorio Veneto dott. Daniele, il cav. Gino Dalla Costa presidente dell’Associazione
Mutilati ed Invalidi di Pieve e, per l’Amministrazione Provinciale il comm. Zannol.
Con i vessilli delle Sezioni di Conegliano, Valdobbiadene e Vittorio Veneto abbiamo notato i gagliardetti dei Gruppi di
Alpette, Arcade, Biadene, Camalò, Campodipietra, Cappella Maggiore, Caselle, Cison Colbertaldo, Col 5. Martino,
Crocetta, Farra, Follina, Maser, Maserada, Miane, Moriago, Negrisia, Oderzo, Ormelle, Osigo, Pedavena, Pero Prata di
Pordenone, S. Maria delle Vittorie, Tempio, Tovena, Val Lapisina, Valmareno, Vidor e quelli dei 27 Gruppi della Sezione,
nonchè le rappresentanze dell’Associazione Carabinieri, degli Artiglieri, dei Carristi, dei Bersaglieri,
dell’Aeronautica, degli ex Internati, tutti di Pieve di Soligo, ed il labaro dell’Avis di Paese.
S. B.