GRUPPO PIEVE DI SOLIGO |
Giugno 1994 |
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L’altro giorno mi trovavo, con un amico alpino, in centro di Conegliano, quando abbiamo incontrato occasionalmente un
personaggio del luogo, il quale con grande convinzione, ha affermato: “Gli Alpini, al di là di appartenere ad una
associazione d’arma, trasmettono e realizzano cose stupende ed utili, di grande valore civile e morale. La loro
ricchezza etica, testimoniata attraverso la solidarietà, segno tangibile di un grande, serio ed affidabile patrimonio di
cui il nostro Paese, oggi più che mai, ha bisogno”.
Mai come oggi - tempo di pace - gli alpini stupiscono per l’indirizzo che hanno dato alla loro operosità, alle loro
iniziative.
Alle opere di solidarietà rivolte ai disabili, ai giovani travolti dalla droga, ai sofferenti, agli anziani e in altre
molteplici realtà: come la Protezione Civile, l’Ecologia, gli Alpini, oggi, offrono la loro proverbiale disponibilità
alla costruzione e alla ristrutturazione di opere d’arte, preoccupantemente corrose dal tempo, salvando e mettendo così
al suo antico splendore ciò che è patrimonio culturale e religioso della nostra gente.
Anche le penne nere pievigine, tanto sensibili a questo problema, lo hanno dimostrato con un esemplare volontariato.
Sotto l’esperta guida dell’infaticabile e generoso capogruppo cav. uff. Paolo Gai, hanno costruito - appena dentro
l’ingresso ovest del Cimitero - un dignitoso “Ossario Caduti in Russia”, che ora custodisce i resti mortali degli Alpini
pievigini Gino Dotta e Angelo Furlan, giunti dalla Russia, e che raccoglierà gli altri Caduti che giungeranno dalla
terra di Russia.
Inoltre hanno ristrutturato magnificamente il capitello di S. Anna, tanto caro alla gente locale, la quale conserva una
profonda tradizione di culto.
Il nutrito programma della manifestazione alpina ha avuto inizio già il sabato 23 aprile, con un trattenimento serale
con il comico "don Fumino", e l’estrazione di una tombola dai ricchi premi, il cui ricavato verrà impiegato per opere di
restauro.
Il giorno seguente - domenica - si sono svolte le cerimonie più salienti.
Dopo l’alzabandiera al monumento ai Caduti, ci siamo radunati presso il Cimitero, dove è avvenuta la benedizione e la
rituale inaugurazione dell’Ossario dedicato, ai Caduti di Russia e la deposizione dei resti mortali dei concittadini
Alpini Dotta e Furlan, la resa degli onori, con le note del silenzio.
Quindi, in ordinato corteo, preceduti dalla fanfara alpina, dal gonfalone del Comune e dai tricolori - ci siamo recati
ad assistere alla benedizione del Sacello di S. Anna, anch’essa impartita dal parroco don Lorenzo.
Sempre in corteo, abbiamo proseguito lungo la via Sartori, per recarci nella Chiesa Arcipretale a presenziare alla S.
Messa, celebrata dal cappellano militare del 5° Corpo d’Armata mons. Santarossa, il quale nell’omelia ha ampiamente ed
adeguatamente illustrato l’etimologia sostanziale e pratica di due grandi, indispensabili valori dell’uomo: LA LIBERTA’
e la SOLIDARIETA’; parole - egli ha detto - che sono quotidianamente sulla bocca di molti - da renderle inflazionistiche
- ma da pochi messe in pratica.
Vorrei soffermarmi brevemente su questi due sostantivi importanti.
La “Libertà” è soprattutto vista come autodeterminazione o autocausalità, ed assenza di condizioni e di limiti. Questa
concessione è stata formulata da Aristotele, nel tentativo di definire la volontarietà delle azioni umane. Secondo il
filosofo la volontarietà consiste, in ciò, che “l’uomo è il principio dei suoi atti, come dei suoi figli”. Giacché “solo
per colui che ha in sé stesso il suo principio, l’agire o il non agire dipende da lui stesso”. Questa nozione di”
principio di sé stesso” è rimasta a tutt’oggi da definizione della libertà illuminata. Diceva Bòrne: “Non v’è uomo che
non ami la libertà: il giusto la esige per tutti, l’ingiusto unicamente per sé”. Possiamo confermare, quindi, che “dove
non c’è giustizia, non c’è libertà, e dove non c’è libertà non c’è giustizia”.
Mons. Santarossa affermava che la “Libertà” è un dono prezioso, dal quale l’uomo non può prescindere, gratificazione di
Dio, che ne è il punto di riferimento.
La “Solidarietà”, in senso nobile, è la coscienza viva e operante di partecipare ai vincoli di una comunità,
condividendone, le necessità, in quanto si esprime in iniziative individuali o collettive di sostegno morale o
materiale.
Questo principio di elevata umanità - ha ribadito mons. Santarossa - è radica negli alpini, i quali lo hanno dimostrato,
lo dimostrano e, siamo certi, lo dimostreranno. Basta analizzare la storia del Corpo degli Alpini per rendersi conto di
questa realtà, che si è concretizzata in pace e in guerra. Le penne nere non sono come quelle persone, o quei politici
che solo a parole fanno della solidarietà, o la fanno a spese degli altri, o con i soldi del popolo. ricavandone solo un
utile personale, ma le penne nere, in libertà e in virtù proprie, offrono il loro contributo spirituale e materiale,
pagando di tasca, anche con sacrificio.
Successivamente è stato offerto un mazzo di fiori e reso omaggio alla Madonna degli Alpini, sita nel sacello ai piedi
del campanile, dono dell’indimenticato comm. Alfredo Battistella, capogruppo della ricostituzione. Dopo la deposizione
di una corona al Monumento ai Caduti, sono seguiti gli interventi, per la verità brevi, del capogruppo Paolo Gai, del
presidente della sezione Luigi Basso e del sindaco Gianpietro Tittonel. Gai, palesemente soddisfatto, ha voluto
ringraziare le autorità, gli alpini, tutte le rappresentanze, la popolazione per la numerosa presenza. Ed ha rivolto un
devoto ringraziamento al Padre Esterno per averci gratificati di una così splendida giornata.
Il sindaco Tittonel ha richiamato alla memoria l’impegno voluto dalla Amministrazione comunale, due anni fa, e
sollecitato dalle associazioni combattentistiche e d’arma, di realizzare un decorosa tomba, che colga le salme dei
Caduti in Russia e di quanti ancora giacciono in terra straniera, e portato a compimento dal gruppo alpini, con la
consueta generosità.
Il ricordo del sacrificio dei due Alpini concittadini e di tanti altri soldati - egli ha detto - sia di monito alla
future generazioni, ma anche a noi oggi, per gli episodi di intolleranza razziale, etica religiosa che ha portato.
vicino al nostro Paese, una guerra che non dà segni di tregua e di pace.
Egli ha ringraziato gli alpini pievigini, non solo per le recenti opere, ma per il costante impegno in tutte le attività
sociali e umanitarie della Comunità locale, che sono un auspicio e una speranza per una crescita morale e civile del
nostro Paese. Ha concluso affermando che gli alpini non deluderanno le aspettative perché in loro c’è quella carica e
quella propulsione naturale.
Il presidente Basso ha ricordato le opere degli alpini pievigini, e ha rivolto un plauso a loro e al capogruppo Paolo
Gai; ed inoltre ha voluto ringraziare l’amministrazione comunale e in particolare il sindaco, per la sensibilità e la
generosità dimostrate nei confronti dell’iniziativa degli alpini. Ha evidenziato Io spirito di coesione, l’armonia di
ideali e di intenti che hanno permesso la realizzazione delle opere e la programmazione di una sì grande manifestazione.
Basso ha soggiunto che non bisogna dimenticare il nostro passato, le nostre radici, la cultura delle tradizioni, che ci
hanno lasciato i nostri antenati, i nostri nonni, i nostri padri, trame esempio di una aggregazione per un buon vivere
comune. Ha concluso sostenendo che quei valori autentici, per cui noi alpini abbiamo lottato, devono essere di sprone
per continuare a lottare, se crediamo che proprio dalle esperienze vissute, vanno tratti gli insegnamenti per un futuro
migliore.
Oltre ai sopraccennati, erano presenti la madrina del gruppo signora Bertilla Iseppon, Marco Burubu in rappresentanza
del presidente della sezione di Vittorio Veneto, il capogruppo di Alpette (Torino) Bruno Bianco ed altri alpini il
presidente della Provincia Citron, due ufficiali con altrettanti alpini in rappresentanza del 6° Art. montagna e del
Btg. “Pieve di Cadore”, i vessilli delle sezioni di Palmanova, di Torino, di Vittorio Veneto e Conegliano; i labari
dell’ass. Bersaglieri del Quartier di Piave; dell’Unione Nazionale Reduci di Russia, dell'AVIS, dell’ANPI, degli
Artiglieri d’Italia, dell’ass. Mutilati e Invalidi di guerra, dell’ass. Nazionale Combattenti e Reduci di Piave di
Soligo e il Gonfalone del Comune. Numerosi anche i gagliardetti, quelli dei gruppi di Alpette (Torino), di Ciano del
Montello, di Lago, di Follina, di Cison di Valmarino, di Colbertaldo, di Moriago, di Farra di Soligo, di Cornuda, di
Prata di Pordenone, di Palmanova e dei nostri 29 gruppi con numerosi alpini. Durante lo squisito rancio preparato dagli
alpini e dalle loro gentili signore, è stata consegnata una pergamena a tre soci, reduci di Russia: ad Ampelio Rossi
(medaglia d’argento), ad Andrea Marciano (croce di guerra) e a Giovanni Rusalen, con la seguente motivazione: “. . . che
spese i suoi migliori anni giovanili per i grandi ideali dell’amore alla Patria, della libertà, della fraternità,
trasmettendoli alle future generazioni, nel suo quotidiano vivere di cittadino”.
E stata una magnifica festa; gli alpini di Pieve di Soligo possono andar fieri ed esser soddisfatti.
Renato Brunello