GRUPPO PIEVE DI SOLIGO |
Dicembre 2001 |
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La vita di un Alpino permise l’incontro fra genti lontane.
Il dott. Domenico Baratto, Ten. Col. Medico nelle truppe alpine operò su
diversi fronti della seconda guerra mondiale, ferito mentre prestava
soccorso, fu insignito della Croce di Guerra, della medaglia di Bronzo e di
quella d’Argento al valor militare. Originario di Pieve di Soligo con profonde
radici trevigiane, al termine del conflitto di stabilì ad Amandola, un paese
della provincia di Ascoli Piceno, dove continuò da civile l’opera di
medico profondendo nel suo lavoro quotidiano tutto l’impegno e la dedizione
che aveva svolto da militare. Ma vi aggiunse le regole ferree della naja,
accompagnate da moltissima umanità tanto rara nei dottori di allora. “Si
prese carico del nostro Ospedale Civile, vi mise l’anima e tutto l’impegno
possibile per renderlo efficiente e professionale, tanto che diventò punto di
riferimento per l’intera provincia e fuori”, dice Sergio Mercuri, capogruppo
degli alpini di Amandola, “visitava i suoi pazienti costantemente, anche
durante le festività Natalizie, Pasquali e le ferie. Si congedò perfino il
giorno del matrimonio di sua figlia per fare il giro dei pazienti, ma
soprattutto fu persona su cui contare per quanti avessero bisogno”.
Tanto amore per il prossimo non passò inosservato fra la sua gente, tanto che,
dopo alcuni anni dalla morte, gli alpini vollero dedicargli un largo, una
piazza: è situata, girando le spalle a nord, nel centro di Amandola,
sulla sommità di una valle stupenda che s’incunea fra i monti Sibillini. A
sud di questa piazza gli alpini hanno eretto il monumento ai loro Caduti in cima
al quale hanno posto un’aquila di bronzo pronta a spiccare il volo, o in volo
planante a seconda che l’osservatore se la voglia immaginare. L’effetto
risulta che trovandoci in mezzo alla piazza dedicata a “Domenico Baratto” si
vede l’aquila che spicca il volo verso la valle sottostante dopo aver reso
visita ai Caduti in guerra. Sono tre combinazioni da brivido espresse in maniera
schietta che gli alpini di Amandola hanno voluto a perenne ricordo di Domenico
Baratto, dei Caduti in guerra e testimonianza alle generazioni future del loro
passaggio. In occasione della dedica della piazza hanno ritenuto cosa giusta
combinare il gemellaggio fra i due Gruppi alpini di Amandola e di Pieve di
Soligo. Siamo stati loro ospiti l’ 1 e 2 settembre 2001. Era presente una
delegazione del nostro consiglio direttivo con il Capogruppo cav. Giuseppe
Collodet, una dell’Amministrazione comunale con il sig. sindaco Giustino Moro,
accompagnato dal Gonfalone scortato dalla polizia municipale con il Com.te
Sergio Dalle Crode, il vigile Walter Lorenzon ed una rappresentanza della
Sezione di Conegliano con il vessillo sezionale, molti altri nostri alpini e
simpatizzanti.
Abbiamo avuto incontri importanti con il Capogruppo Sergio Mercuri, il
Presidente Sezionale Sergio Macciò, il Sindaco e la gente tutta. Abbiamo
partecipato alla cerimonia di battesimo della chiesetta ristrutturata dagli
alpini di Amandola sui monti Sibillini, a quella in piazza del paese dove si è
stretto il gemellaggio fra i nostri gruppi, all’inaugurazione del largo ed al
pranzo sociale. Siamo stati in tutto e per tutto loro ospiti. Abbiamo incontrato
la gente di Amandola sabato sera durante la distribuzione del rancio da loro
offerto in segno di amicizia e lungo le strade del paese. Ci siamo soffermati a
parlare e a bere insieme a loro, e man mano che si disappannava quella reticenza
all’incontro tipica della nostra terra, abbiamo aperto il cuore e ci siamo
resi conto perché il nostro illustre predecessore avesse scelto quel paese per
stabilirvisi. Gente generosa e operosa, ospitale oltre il nostro modo di
concepirlo, alpini convinti e impegnati in opere di volontariato, gente che
abbiamo apprezzato per la loro modestia, laboriosità e capacità di darti
l’amicizia disinteressata. L’alpinità.
Il congedo è stato veramente un atto di sofferenza, lenito dalla promessa di
ritrovarci un mese dopo in occasione della nostra festa paesana dello Spiedo
Gigante. Ci siamo rivisti con lo stesso spirito di amicizia di come ci eravamo
lasciati. Poi siamo ritornati ad Amandola i primi di Novembre, e non ci
sono parole per descrivere l’amore con il quale siamo stati ricevuti e
trattati. Una partita molto difficile da pareggiare questa. Gente che ci rimarrà
nel cuore e sicuramente sarà un capitolo importante della nostra storia
personale, la storia perenne degli uomini come gli alpini certi dei valori unici
e profondi e consapevoli che l’Uomo capirà la Sua Storia quando saprà
esaltare nella bellezza quella degli altri.