GRUPPO PIEVE DI SOLIGO


Dicembre 2001

GEMMELLAGGIO CON IL GRUPPO DI AMANDOLA

Quando un uomo rimane nei ricordi della gente, entra nella Storia


Il saluto del capogruppo di Pieve di Soligo Giuseppe Collodet



La vita di un Alpino permise l’incontro fra genti lontane.

Il dott. Domenico Baratto, Ten. Col. Medico nelle truppe alpine operò su diversi fronti della  seconda guerra mondiale, ferito mentre prestava soccorso, fu insignito della Croce di Guerra, della medaglia di Bronzo e di quella d’Argento al valor militare. Originario di Pieve di Soligo con profonde radici trevigiane, al termine del conflitto di stabilì ad Amandola, un paese della provincia di Ascoli Piceno, dove continuò da civile l’opera  di medico profondendo nel suo lavoro quotidiano tutto l’impegno e la dedizione che aveva svolto da militare. Ma vi aggiunse le regole ferree della naja, accompagnate da moltissima umanità tanto rara nei dottori di allora. “Si prese carico del nostro Ospedale Civile, vi mise l’anima e tutto l’impegno possibile per renderlo efficiente e professionale, tanto che diventò punto di riferimento per l’intera provincia e fuori”, dice Sergio Mercuri, capogruppo degli alpini di Amandola, “visitava i suoi pazienti costantemente, anche durante le festività Natalizie, Pasquali e le ferie. Si congedò perfino il giorno del matrimonio di sua figlia per fare il giro dei pazienti, ma soprattutto fu persona su cui contare per quanti avessero bisogno”.

Tanto amore per il prossimo non passò inosservato fra la sua gente, tanto che, dopo alcuni anni dalla morte, gli alpini vollero dedicargli un largo, una piazza: è situata, girando le spalle a nord, nel centro di Amandola,  sulla sommità di una valle stupenda che s’incunea fra i monti Sibillini. A sud di questa piazza gli alpini hanno eretto il monumento ai loro Caduti in cima al quale hanno posto un’aquila di bronzo pronta a spiccare il volo, o in volo planante a seconda che l’osservatore se la voglia immaginare. L’effetto risulta che trovandoci in mezzo alla piazza dedicata a “Domenico Baratto” si vede l’aquila che spicca il volo verso la valle sottostante dopo aver reso visita ai Caduti in guerra. Sono tre combinazioni da brivido espresse in maniera schietta che gli alpini di Amandola hanno voluto a perenne ricordo di Domenico Baratto, dei Caduti in guerra e testimonianza alle generazioni future del loro passaggio. In occasione della dedica della piazza hanno ritenuto cosa giusta combinare il gemellaggio fra i due Gruppi alpini di Amandola e di Pieve di Soligo. Siamo stati loro ospiti l’ 1 e 2 settembre 2001. Era presente una delegazione del nostro consiglio direttivo con il Capogruppo cav. Giuseppe Collodet, una dell’Amministrazione comunale con il sig. sindaco Giustino Moro, accompagnato dal Gonfalone scortato dalla polizia municipale con il Com.te Sergio Dalle Crode, il vigile Walter Lorenzon ed una rappresentanza della Sezione di Conegliano con il vessillo sezionale, molti altri nostri alpini e simpatizzanti.

Abbiamo avuto incontri importanti con il Capogruppo Sergio Mercuri, il Presidente Sezionale Sergio Macciò, il Sindaco e la gente tutta. Abbiamo partecipato alla cerimonia di battesimo della chiesetta ristrutturata dagli alpini di Amandola sui monti Sibillini, a quella in piazza del paese dove si è stretto il gemellaggio fra i nostri gruppi, all’inaugurazione del largo ed al pranzo sociale. Siamo stati in tutto e per tutto loro ospiti. Abbiamo incontrato la gente di Amandola sabato sera durante la distribuzione del rancio da loro offerto in segno di amicizia e lungo le strade del paese. Ci siamo soffermati a parlare e a bere insieme a loro, e man mano che si disappannava quella reticenza all’incontro tipica della nostra terra, abbiamo aperto il cuore e ci siamo resi conto perché il nostro illustre predecessore avesse scelto quel paese per stabilirvisi. Gente generosa e operosa, ospitale oltre il nostro modo di concepirlo, alpini convinti e impegnati in opere di volontariato, gente che abbiamo apprezzato per la loro modestia, laboriosità e capacità di darti l’amicizia disinteressata. L’alpinità.

Il congedo è stato veramente un atto di sofferenza, lenito dalla promessa di ritrovarci un mese dopo in occasione della nostra festa paesana dello Spiedo Gigante. Ci siamo rivisti con lo stesso spirito di amicizia di come ci eravamo lasciati. Poi siamo ritornati ad Amandola i primi di Novembre, e non  ci sono parole per descrivere l’amore con il quale siamo stati ricevuti e trattati. Una partita molto difficile da pareggiare questa. Gente che ci rimarrà nel cuore e sicuramente sarà un capitolo importante della nostra storia personale, la storia perenne degli uomini come gli alpini certi dei valori unici e profondi e consapevoli che l’Uomo capirà la Sua Storia quando saprà esaltare nella bellezza quella degli altri.