GRUPPO PONTE DELLA PRIULA |
Aprile 2005 |
Incredulità, delusione, seguite da rabbia e ferma risolutezza per
risolvere il caso d’emergenza appena presentatosi. Questo sono le prime reazioni passate per la mente di Gianfranco
Boscaratto, consigliere a e membro fondatore del Gruppo di Ponte della Priula, quando ha scorto le lingue di fuoco che
si innalzavano dalla legnaia degli Alpini dietro la sede in via Quasimodo 18.
Il primo pensiero è stato di un petardo vagante, visto che eravamo
ancora in clima natalizio ma quando si è recato sul posto e ha visto tre focolai ben distinti bruciare la legna, non ha
avuto dubbi sulla natura dolosa dell’incendio. Era la sera di martedì 4 gennaio 2005 verso le 20,30 e l’allarme è stato
prontamente dato. In pochi minuti gli Alpini disponibili erano già sul posto, il capogruppo Sossai, i vicecapogruppo
Favero e Orazio ed altri ancora pronti ad aiutare e a dirigere in loco i Carabinieri e i Vigili del Fuoco di Conegliano
e Vittorio Veneto accorsi immediatamente.
Hanno dovuto lavorare fino alle 22,30 prima di avere ragione dell’ultimo
focolaio ed alla fine anche questo pericolo era scongiurato.
Tornata la calma in pochi minuti è stato approntato uno spuntino
all’alpina allo scopo di rilassare un po’ gli animi e rifocillare i poveri pompieri che ligi al dovere avevano saltato
la cena.
Nella giornata seguente abbiamo potuto quantificare i danni: su un
totale di circa 100 quintali di legna stipata sono andati bruciati e intaccati circa 20-30 quintali. Inoltre dovremo
rifare l’intera tettoia andata totalmente lesionata e in parte bruciata dall’incendio. Abbiamo anche sporto denuncia
contro ignoti alla caserma dei Carabinieri di Susegana.
“Il danno di per sé non è gravissimo - commenta a mente lucida il
capogruppo Lucio Sossai - ma poteva essere di ben altra entità perché se l’intervento di Boscaratto non fosse stato
immediato le fiamme avrebbero potuto estendersi anche alla vicina sede provocando un incendio di grandi proporzioni e
danni irreparabili.
Un grande dispiacere mi attanaglia il cuore, la mancanza di rispetto per
il lavoro di volontariato degli Alpini di Ponte, mentre noi eravamo impegnati nella costruzione del Panevin nel piazzale
dalla chiesa in paese, qualcuno pensava bene di farne un altro con la scorta della legnaia. Cose come questa non
dovrebbero succedere anche perché mi sembra difficile immaginare che qualcuno ci voglia male; forse sono vecchi rancori
che non riescono a placarsi e si pensa di risolvere in modo così vile e meschino. Comunque noi da veri Alpini
risolveremo anche questa situazione, andando avanti per i nostri obiettivi sempre a testa alta, certi di non avere
nemici e lavorando per il bene della nostra piccola comunità paesana”.
Stefano Dorbolò
Gli alpini al lavoro
Il consiglio direttivo