GRUPPO PONTE DELLA PRIULA |
Giugno 2014 |
Era domenica 9 marzo ed avevamo fissato per tale data un incontro a pranzo, fra soci.
Lasciandoci, la sera prima, si era convenuto di ritrovarci all'indomani verso le 9 e mezza per predisporre la sala e
preparare il tutto. Il sottoscritto, giunto in sede all'ora prestabilita, si era trovato di fronte, come al solito, ad
una perfetta organizzazione già in azione dalle 6 del mattino, predisposta e operante in caratteristico stile alpino.
Quindi il risultato alle 9 e mezza era il seguente: tavole imbandite, spiedo in piena cottura, e cucina quasi in pausa
in attesa dell'inizio cottura risotto.
Arrivato a lavoro quasi fatto, onde evitare commenti "favorevoli", sono stato costretto a far tesoro degli insegnamenti ricevuti durante la naja e quindi ho applicato tattica diversiva, esclamando all'ingresso in sede: "c'è perfino da vergognarsi ad arrivare a quest'ora". La risposta sibillina e conseguente è stata: "non ci sono problemi ma avevamo paura di prenderci in ritardo e quindi siamo qui dalle 6." Nel frattempo essendo oramai metà mattinata, come ogni domenica giungevano i soci, si scambiavano oltre alle solite battute all'alpina, anche idee per i lavori programmati e in corso, oltre ad ipotesi per nuove iniziative ed interventi. In questo momento di convivialità i veci decidevano che essendo stato il giorno primo sabato 8 Marzo, Festa della Donna, era il caso di omaggiare le donne presenti, mogli e figlie, offrendo gratuitamente il pranzo, il cui costo doveva essere sostenuto dai soci e presenti. Tale decisione era volta a fatto di dover riconoscere che comunque i risultati ottenuti "sul campo" da noi alpini, sono anche frutto della collaborazione e della sana pazienza che viene data in famiglia.
Stavamo discutendo, in vista della ricorrenza del ventesimo anniversario di fondazione del Gruppo Alpini Ponte della Priula, del ripristino dell'area di cottura dello spiedo, già in avanzato corso d'opera, e della ormai prossima adunata nazionale. Di seguito la giornata è trascorsa semplicemente come succede sempre nelle sedi dei nostri Gruppi, lavorando sodo prima e subito dopo per rimettere in ordine lavare e riordinare. Alla fine, verso le 17, dopo aver controllato che il camino fosse spento, il gas chiuso e staccate le spine, abbiamo bevuto un prosecco e, chiusa la sede, ci siamo salutati con la solita battuta, "alla prossima".
Poco dopo le 2 del lunedì 10 marzo mia moglie rispose alla chiamata della Renata, moglie di Franco, che abita accanto alla sede, la Baracca degli Alpini, così noi la chiamavamo, ha preso fuoco.
Giunto sul posto ho risposto alle domande dei Vigili del Fuoco e Carabinieri, quindi fino all'alba preso dall'enfasi del momento non ho avuto quasi il tempo per riflettere. Vi ho voluto raccontare la giornata di domenica perché è stata l'ultima giornata della nostra magnifica sede, una vera baita alpina, diventata nel tempo un punto di riferimento anche per i giovani.
Il lunedì è stato il giorno del pianto, mio Padre novantenne vedendo i resti della sede ha detto: "più che per la casa dispiace per tutto quello che c'era dentro, i ricordi, e il padre di Lucio Sossai che ora già non c'è più, giunto sul posto ha detto a Lucio: "bisogna rifarla".
Per me il prendere consapevolezza dell'accaduto, sembrava inverosimile e non è vvenuto subito. Lentamente, mentre dovevo convincermi che della sede non rimaneva più nulla, il martedì mattina rispondevo ad una e-mail: "per il momento lovanin no torna pì a baita, ma dopo l'incendio l'erba cresce più verde e rigogliosa".
Il Sindaco di Susegana Vincenza Scarpa fin da subito ci è stata fattivamente vicina, come anche abbiamo avuto il
supporto del Presidente della Provincia Leonardo Muraro.
Già il venerdì sera della stessa settimana abbiamo deciso di aviare il progetto per la nuova sede, ... ma questa è
un'altra storia.
Ivan Bardini