GRUPPO REFRONTOLO |
Settembre 2014 |
Dino Bianco classe 1924 (nato il 12 febbraio 1924) alpino, ex-internato e alfiere da quasi 60 anni nonché socio
fondatore del Gruppo alpini di Refrontolo, domenica 16 febbraio 2014 non poteva che essere degnamente festeggiato nella
circostanza del suo 90° compleanno , dai propri famigliari, dagli amici alpini e dagli ex-internati della zona. Una
giornata cominciata con l’ufficialità dell’alzabandiera presso la locale sede ANA, seguita da una partecipata S. Messa,
al termine della quale in corteo, presenti fra gli altri i gagliardetti dei 30 gruppi alpini della Sezione di
Conegliano, si è provveduto ad onorare i caduti con la deposizione di un mazzo di fiori sul Monumento degli alpini ed
uno al monumento degli ex-internati. Finita l’ufficialità non poteva mancare il rancio alpino organizzato sapientemente
dagli amici alpini di Refrontolo. Ma la giornata è stata tutta dedicata a Dino Bianco e per apprezzarne a fondo i valori
umani e sociali bisogna scavare nelle vicende legate alla sua vita partendo da un’infanzia vissuta in situazione di
estrema difficoltà che il periodo imponeva. La sua era una famiglia dedita al lavoro contadino e in questo contesto
riuscì comunque ad ottenere il diploma della 3°elementare.
Il suo scopo era comunque quello di ottenere la licenza della 5° elementare che gli avrebbe consentito di ottenere il
permesso di espatriare in America per trovare fortuna ma dovette rinviare il progetto poiché il 10 marzo 1943, con la
guerra già in corso, venne arruolato come alpino nel Battaglione Cadore a Pieve di Cadore. Finito l’addestramento fu
comandato in servizi di vigilanza armata prima ad Agordo e successivamente a Bassano, mentre arrivavano scarse ma
disastrose notizie dal fronte che non lasciavano ben sperare.
La vita continuava fra difficoltà e stenti alimentari ogni tanto confortati da qualche fornitura che arrivava da casa.
La svolta importante arrivò l’otto Settembre 1943 quando la fuga di Badoglio e del suo Governo lasciò sbandato
l’esercito Italiano tanto da provocare la reazione tedesca che vide l’arresto di tutti i soldati italiani ormai
considerati traditori.
Dopo un tentativo di fuga finito male, anche Dino fu costretto al trasferimento a Mantova dove era previsto
l’ammassamento per poi proseguire via ferrovia in Germania. Il viaggio durò circa sei giorni, in condizioni terribili e
senza alcuna alimentazione. Arrivati a Neubrandeburg fu loro somministrato un po’ di cibo, subito dopo raggruppati con
altri soldati Italiani provenienti da vari fronti furono invitati ad arruolarsi nell’esercito Tedesco rischiando la
fucilazione in caso di risposta negativa.
Dino Bianco che come tanti altri non accettò, fu mandato nel campo di Malchow dove fu costretto al lavoro in una grande
fabbrica dove si produceva materiale bellico; qui rimase dall’ottobre 1943 fino a maggio 1945. Il lavoro si sviluppava
per sei giorni la settimana per 12 ore giornaliere interrotte per un pranzo sempre a base di brodaglia mista a verdure e
sabbia, tanto che in quel periodo il peggior nemico era la fame.
Nel mese di settembre 1944, forse a causa del fronte che si stava avvicinando, ebbe la proposta di diventare civile ma
per paura rifiutò, fu comunque questo il segno del cambiamento che si prospettava. Infatti nel mese di maggio 1945,
mentre erano tutti al loro posto di lavoro, la fabbrica fu fatta evacuare e si trovarono improvvisamente liberi e
abbandonati al proprio destino. Fu in questo periodo che grazie a circostanze fortuite non finì nelle mani dei russi e
assieme agli altri commilitoni si consegnò agli americani.
Passò qualche mese prima di arrivare in territorio italiano, fu infatti a Pescantina che avvenne la separazione dei
superstiti diretti in varie parti d’Italia, il 29 agosto 1945 finalmente l’arrivo a Conegliano preludio di quella che
doveva essere la gran festa una volta riabbracciati i propri cari a Refrontolo.
Finito il periodo legato alle vicende della guerra, Dino riprese la propria vita di lavoro contadino conseguendo
finalmente nel 1952 il tanto agognato diploma della 5° elementare, dovette comunque rinunciare all’emigrazione in
America per sopraggiunte esigenze familiari. Da questo periodo la sua vita, pur segnata da gravi problemi e difficoltà,
continuò con relativa normalità supportata costantemente dalla sua determinazione e soprattutto dal suo ottimismo,
proponendosi ancora oggi come un esempio anche all’interno del suo Gruppo Alpini. Grazie di cuore per la fortuna di
avere ancora fra noi, con la consueta vitalità, l’amico alpino DINO BIANCO.