GRUPPO SANTA LUCIA |
Giugno 2008 |
27 aprile 2008
Nell’ampio e suggestivo scenario delle
“Filande Nuove” la cittadinanza santalucese e non ha potuto assistere alla
rassegna corale organizzata nell’ambito del 50° anniversario di fondazione che
si fregia in quest’occasione di essere il raduno sezionale 2008. Dalle ore 21 i
circa 400 intervenuti, giunti un po’ alla spicciolata, hanno ascoltato con
interesse e partecipazione le cante messe in programma dai 3 cori.
Ha aperto la serata il coro Giulio
Bedeschi di Gaiarine diretto dalla maestra Simonetta Mandis per poi lasciare il
palco ai Cantori di Sottoselva del maestro prof. Camillo De Biasi e al Coro
Alpino Medunese guidato dal maestro Egidio Zoia. Ognuna di queste coralità ha
offerto il meglio del proprio repertorio, volto in quest’occasione all’epopea
alpina e popolare. Un lungo e scrosciante applauso è stato tributato dagli
spettatori quando i tre cori chiamati sul palco dal presentatore Claudio
Lorenzet hanno eseguito tutti assieme “Signore delle cime” di Bepi De Marzi.
Renzo Sossai
"Il disagio assoluto e le sofferenze
sopportate dai soldati al fronte e dai civili invasi dopo Caporetto” sono stati
i temi della conferenza tenuta da Giorgio Visentin e da Innocente Azzalini sul
“90° Anniversario della Vittoria” presso la nuova sede alpina santalucese nella
serata di giovedì 24 aprile. Davanti ad un centinaio di persone convenute, il
già Presidente Vicario sezionale Visentin ha trattato l’argomento con la
competenza dell’esperto qual è. Egli ha spiegato le cause dello scoppio della
guerra sottolineando la mira espansionistica della Germania imperiale,
rimarcando l’ambiguità e l’indecisione dell’intervento italiano in un conflitto
che per gli strateghi d’allora, avrebbe avuto una veloce conclusione e che
invece si rivelò una logorante contrapposizione che durò cinque anni mietendo
milioni di vittime. Nell’eloquente disamina, “la Grande Guerra” è stata di fatto
un passaggio epocale per come poi cambierà la società italiana e Caporetto è
stata la cima d’un potenziale baratro ribaltato solamente dall’esito delle
battaglie sanguinose sul Piave che sfoceranno nell’affermazione finale di
Vittorio Veneto. E’ stato inoltre evidenziato che l’entrata in guerra nel 1917
degli Stati Uniti d’America si rivelò decisiva perché grande fu il loro apporto
di soldati, di viveri e vettovaglie. Ma soprattutto Giuseppe Visentin non ha
mancato di soffermarsi sul sacrificio e la sofferenza provata dalle popolazioni
della sinistra Piave che già sfinite da alcuni anni di guerra subirono la
crudele e violenta invasione degli eserciti nemici. L’esauriente disquisizione è
stata corredata dalle rare ed originali fotografie della collezione di Innocente
Azzalini, frutto della sua certosina ricerca nell’arco di vari decenni.
Renzo Sossai
Par poder àver, bisogna semenàr! mi diceva così, alcuni mesi fa, il
segretario del Gruppo di S. Lucia Renzo Sossai, alle prese con l'organizzazione
della festa del 50° e inaugurazione della nuova sede nel paese di Fra Claudio
Granzotto. E sicuramente ha
semina-to bene il Gruppo guidato da Claudio Bernardi se alla cerimonia del 27
aprile scorso c'erano rappresentanze di 8 Sezioni e di 63 Gruppi alpini a far da
cornice ad un evento storico per S. Lucia di Piave.
Il segreto di tanta presenza? E' abbastanza semplice, almeno secondo il
segretario, o meglio secondo il Vicepresidente sezionale Renzo Sossai.
La presenza a tante manifestazioni lontane dal paese, ben fuori dai confini
provinciali e regionali, con il gagliardetto del Gruppo e il Vessillo della
Sezione di Conegliano, dà i suoi frutti. Perché ben sappiamo tutti quanto sia
complicato spiegare alla moglie che anche questa domenica sarebbe da andare qua,
piuttosto che là col cappello in
testa! Ma se si tratta di ricambiare una presenza, allora non c'è nulla da
spiegare: si va e basta. Così sono arrivati in tanti a Santa Lucia, da Milano,
da Bergamo, Brescia, Como, Bassano, Pordenone e dal Bellunese, al seguito della
"Cadore".
Ma procediamo con ordine. Arrivo dalla zona industriale dell'Electrolux-Zanussi
alle 9.15 convinto che un quarto d'ora prima dell'ammassamento sia più che
sufficiente per lasciare la macchina non lontano dalla sede. Mi ero sbagliato
perché via Foresto Est era già bloccata dalla Protezione Civile in quanto tutti
i parcheggi erano esauriti.
Allora lascio lì l'auto, mi incammino fiducioso e già sento le note della
Fanfara Alpina di Bergamo riempire l'aria di note. La giornata è bellissima; il
sole splendente: cosa vogliono di più gli alpini di S. Lucia? - mi chiedo.
Mi viene allora in mente il disappunto di Renzo Sossai per le elezioni politiche
anticipate che coincidevano proprio con la data individuata per l'inaugurazione
della sede: domenica 13 aprile. Disappunto non tanto per il giorno 13 che porta
bene, ma perché in quella data ci sarebbe stata la presenza del Presidente
Nazionale Corrado Perona, invece si è dovuto rinviare tutto e fare a meno della
massima carica degli alpini in congedo.
Il tormentone Sossai mi torna alla mente nella tarda mattinata quando il
Vicepresidente Nazionale Marco Valditara, chiamato a tenere l'allocuzione
ufficiale, porta i saluti del Presidente Perona, impegnato in Sardegna alla
cerimonia ufficiale per la nascita di un nuovo Gruppo.
Allora mi dico: "a S. Lucia il Presidente Perona avrebbe dato lustro ad una
manifestazione già grande; il suo posto è in Sardegna a seminare alpinità in una
terra arida sotto questo punto di vista. Anche se un po' tutti, sotto naja,
abbiamo avuto almeno un sardo tra i compagni di camerata".
Ma cosa è andato a seminare il Presidente Perona in Sardegna lo ha spiegato bene
il suo vice Valditara.
Nel suo intervento il Vicepresidente Nazionale ha individuato nei reduci i punti
di riferimento, gli esempi da seguire per i valori che hanno ispirato la loro
vita.
"Non è retorica il senso del dovere – ha
affermato il Vicepresidente Valditara – non è retorica il senso del sacrificio,
non è retorica la libertà legata al rispetto delle regole, non è retorica il
rispetto della memoria, non è retorica la Patria…".
Il Vicepresidente Nazionale ha ricordato che gli alpini non hanno un colore
politico, ma chiedono alla politica soltanto due cose: buona volontà e moralità.
Poi ha affermato che laddove, come a S. Lucia c’è un presidio degli alpini (la
nuova sede) c’è anche chi ricorda coi fatti l’esistenza di quei valori ed opera
perché questi emergano.
Ma dove eravamo arrivati?
All’ammassamento, appunto. Dovendo scattare le foto per Fiamme Verdi io mi perdo
la sfilata ma in compenso me la godo da spettatore privilegiato …in prima fila.
Nino Geronazzo dà il via alla Fanfara Alpina di Bergamo e la cerimonia ha
inizio.
Passano i 50 tricolori a rappresentare il mezzo secolo del Gruppo di S. Lucia,
passano le rappresentanze sezionali, quelle delle associazioni d’arma, poi una
selva di gagliardetti dei Gruppi, la Protezione Civile, le autorità, gli alpini
e tanta gente.
Nella piazza del municipio la cerimonia dell’alzabandiera e la deposizione di
due corone d’alloro alle lapidi dedicate ai caduti. Arrivano gli applausi della
gente convenuta, mentre alcuni cittadini stranieri, affacciati al balcone,
guardano incuriositi la cerimonia.
La voce del cerimoniere scandisce tutti i passaggi e il tricolore sventola alto
nel cielo azzurro.
Il corteo riparte e quando arriva alla chiesa trova schierate le 50 bandiere
tricolori ad accoglierlo. Il colpo d’occhio è di quelli gusti, la solennità
anche. In una chiesa al gran completo, un giovane prete celebra una messa
cantata emozionante, segnata dal canto struggente del "Signore delle Cime", per
la verità guastato dal trillo del telefono cellulare del solito tordo.
Poi via, di nuovo in corteo verso la sede di via Foresto Est per la cerimonia di
inaugurazione della sede.
Numerosi gli interventi. Parlano il capogruppo Claudio Bernardi, il sindaco di
S. Lucia Fiorenzo Fantinel, il sindaco di Conegliano Alberto Maniero, il
presidente della Sezione ANA Giovanni Battista Bozzoli e il Vicepresidente
Nazionale Marco Valditara.
Limitiamoci ad un breve resoconto degli interventi perché il bello di questa
giornata di festa è stato il clima sereno e solenne nello stesso tempo che si
poteva respirare nell’aria a pieni polmoni, più delle parole.
Due o tre passaggi degli interventi ascoltati a Santa Lucia vanno però
sottolineati, come quello del capogruppo Claudio Bernardi che, dopo aver rivolto
il suo primo pensiero ai reduci di guerra, si è chiesto: "ma siamo degni dei
nostri reduci?". Un atto di umiltà che è anche un impegno morale verso questi
veci combattenti.
Bernardi ha poi detto: "i nostri esempi sono gli alpini seduti qui davanti" –
indicando il drappello di reduci convenuto.
Il sindaco Fiorenzo Fantinel riprendendo l’intervento di Bernardi ha detto:
"anche noi (amministratori) ci chiediamo se siamo degni di questa associazione
di uomini orgogliosi di portare il cappello". Ma a S. Lucia, da tempo, gli
amministratori hanno investito negli alpini, donando il terreno dove è sorta la
nuova sede e avviando una collaborazione reciproca e fruttuosa.
Il sindaco di Conegliano Alberto Maniero ha sottolineato l’impegno sociale e
civile, la solidarietà verso chi sta peggio che caratterizza i Gruppi dell’ANA.
Il Vicepresidente della Provincia di Treviso Floriano Zambon ha puntato invece
sul 90° anniversario della fine della Grande Guerra e ha parlato del "partito
del fare, che è quello degli alpini". Zambon ha concluso con un "Viva gli
Alpini, Viva la Patria", che era un bel po’ che non si sentiva.
Del Vicepresidente Nazionale Marco Valditara si è già detto, tocca quindi al
nostro Presidente Sezionale Giovanni Battista Bozzoli, alla sua prima
celebrazione ufficiale.
Battista (lasciatemelo chiamare così), dopo i saluti ed i ringraziamenti di
rito, ha presentato la forza: "La Sezione di Conegliano è sorta nel 1925, conta
5720 soci, i Gruppi sono 30 e quello di S. Lucia conta 297 iscritti".
La bandiera tricolore donata dal Comune agli alpini di S. Lucia è stata issata
sul pennone con la rituale solennità. Poi il taglio del nastro con la madrina
Odilla Padovan ad affiancare il Vicepresidente Nazionale Marco Valditara e lo
scoprimento di una targa che fissa per sempre la dedica della nuova sede ai
reduci di guerra. Inutile dire che, dopo il rinfresco in sede, c’è stato il
rancio alpino …neanche a dire: ottimo ed abbondante.
Antonio Menegon