GRUPPO SANTA LUCIA |
Dicembre 2011 |
La terra di Nikolajewka in una teca nella sede ANA. E Lino Chies propone: organizziamo altri pellegrinaggi nei luoghi della ritirata.
Può una manciata di terra dare luogo ad emozioni profonde? La risposta è sì, perché venerdì 30 settembre nella sede del Gruppo alpini di S. Lucia, sono state emozioni forti quelle che hanno accompagnato Francesco Cais, tornato nella sua "baita" da santalucese alpino emigrato in Svizzera. E non è tornato a mani vuote; ha portato con sé un po' di terra di Nikolajewka, raccolta in quel luogo sacro della storia degli alpini durante una gita-pellegrinaggio in terra di Russia.
Nel corso di un incontro a cui hanno preso parte anche il presidente sezionale Giovanni Battista Bozzoli e il sindaco di S. Lucia Fiorenzo Fantinel, si è svolta la cerimonia di consegna della terra del luogo simbolo della tragica ritirata di Russia, ora conservata in una piccola teca.
L'alpino Cais, visibilmente emozionato, ha spiegato il suo gesto, ha ricordato quei ragazzi rimasti lì nella steppa, ha avuto parole di ringraziamento per il capogruppo Claudio Bernardi che gli ha consegnato la tessera onoraria degli alpini di Santa Lucia. Una cerimonia semplice conclusasi con il tradizionale scambio di libri e con la soddisfazione stampata sui volti di tutti per la bella serata trascorsa.
La cerimonia era stata preceduta da un intervento-lezione di Lino Chies, già consigliere nazionale dell'ANA e membro del Consiglio sezionale, che ha sintetizzato l'esperienza dell'esercito italiano in terra russa, descritto l'ideazione e la costruzione dell'asilo voluto dall'ANA nazionale a Rossosch, invitato i presenti ad un pellegrinaggio da organizzare prossimamente. Chies ha ricordato, in particolare, Benito Gavazza, la "testa di ponte" che ha consentito agli alpini di trovare gli appoggi e la logistica necessari per realizzare l'asilo in Russia, che Chies ha definito "monumento vivente ai nostri e ai loro morti".
Tra il pubblico c'era anche Toni Cais che aveva fatto parte del primo turno di volontari alpini, partiti da Conegliano il 5 giugno 1992 per andare a costruire l'asilo a Rossosch. Dettagliato il racconto di Lino Chies sull'esperienza a Rossosch: i due miliardi di lire raccolti dagli alpini, l'organizzazione dei turni, l'iniziale diffidenza, le difficoltà logistiche, ma anche il grande appoggio del sindaco e del curatore del museo di Rossosch, dove trovano posto immagini e cimeli anche degli alpini italiani.
Poi il gemellaggio di Rossosch con Conegliano e della provincia russa con quella di Treviso nel 2003, fino al pellegrinaggio invernale in Russia, nel 2008, spiegato con un filmato che ha distribuito emozioni nel religioso silenzio della sala. Chies ha ricordato la rivelazione del sindaco di Rossosch che ha portato ad individuare la fossa comune dove hanno trovato riposo 10 mila soldati italiani.
Mentre scorrevano le immagini della fila indiana di alpini, che, quasi a rievocare la tragica ritirata, percorrevano il tratto che separa il sotto passo ferroviario di Nikolajewka dal cippo che ricorda i morti, la tensione in sala si era fatta più forte. Quella cerimonia nella neve, col tricolore sferzato dal vento e le voci che intonavano il Signore delle Cime, si era trasferita quasi per miracolo nella sede degli alpini di Santa Lucia, per distribuire a tutti emozioni forti.
Antonio Menegon