GRUPPO SAN VENDEMIANO |
Dicembre 1982 |
|
E’ comprovato che gli Alpini sanno egregiamente arrangiarsi, e che le loro iniziative vengono portate a termine con
impegno e a qualsiasi costo, anche con grandi sacrifici economici. E’ stata certamente accurata e grandiosa la
manifestazione organizzata dagli alpini di San Vendemiano. Sabato 25 settembre si è svolta la cerimonia con
inaugurazione e la benedizione, impartita dall’arciprete don Eugenio Caliman, del pennone alzabandiera posto in un
maestoso piedestallo, opera dell’artigiano e socio alpino Luigi Zago, collocato di fronte alle scuole Medie (dedicate a
Giovanni Saccon, partigiano caduto in attività operativa nei giorni della Liberazione), alla presenza di autorità,
alpini, popolazione e un numeroso stuolo di ragazzi delle scuole medie ed elementari, i quali hanno dimostrato di
conoscere, cantando, numerosi inni patriottici ed alpini.
Alcune parole di circostanza sono state pronunciate dal sindaco rag. Franco Campodallorto e dal preside della scuola
media prof. Carmelo Ruggeri, mentre il discorso ufficiale è stato accentato dal presidente della sezione di Pordenone
dr. cav. Mario Candotti, combattente sul fronte albanese e reduce di Russia, il
quale viene nominato da Bedeschi
in «Cento gavette di ghiaccio»
quale ufficiale “Candioli” gioviale,
testardo friulano, che tranquillamente si era digerito la campagna
di Albania.
Domenica 26 dopo la deposizione
della corona di alloro al monumento
ai Caduti, don Eugenio Caliman, sul
sagrato della chiesa, ha celebrato la Messa, identificando, durante l’omelia, la serietà, l’umanità e l’altruismo dell’alpino in pace e in guerra.
E’ seguita la sfilata lungo la via
principale del paese; precedevano
le bande musicale di Oderzo, diretta dal maestro Zanese e di S. Pietro di Feletto diretta dal maestro
Zogno, fino a raggiungere la via dedicata agli Alpini ed assistere allo
scoprimento della targa e poi esser presenti allo scoprimento e benedizione del gruppo scultoreo, opera dell’artista
prof. Luigi Cillo, composto di quattro sculture esprimenti l’alpino di sentinella, l’alpino a difesa della patria, il
sacrificio dell’alpino, e l’alpino intento alla ricostruzione.
Contemporaneamente scendevano, lanciati da un aereo, quattro paracadutisti alpini: Franco Sommavilla, Pierluigi Zadra,
Sergio Bertazzon e Angelo Da Rodda, assistiti dall’ organizzatore e coordinatore, paracadutista del gruppo, Sanson
Giuseppe, i quali dopo un perfetto lancio calarono con perizia sul posto indicato. A chiusura della cerimonia sono
intervenuti a parlare il sindaco di San Vendemiano rag. Franco Campodallorto, l’on. Giuseppe Marton, la presidente della
associazione Famiglie Caduti in guerra cav. Antonietta Passarelli, infine il nostro presidente prof. Giacomo Vallomy,
quale oratore ufficiale.
Abbiamo notato con piacere, tra gli altri, il ten. col. Boffa, i maggiori Calvo e Zuppa in rappresentanza della Brigata
Alpina “Julia”, il magg. avv. Giovanni Bianchi in rappresentanza degli artiglieri di Conegliano, il ten. col. Gianfranco
Caneva comandante il battaglione G.E. della caserma “S. Marco”, il comandante la tenenza di Finanza di Conegliano ten.
Augusto Battaglini, l’assessore provinciale Adriano Maccari, il sindaco di Conegliano dr. Pietro Giubilato, il direttore
didattico di San Fior dr. Sandrino Silvestri, il vice presidente gen. De Santis e il consigliere col. Stella della
sezione di Padova, il presidente della sezione di Vittorio Veneto dr. Lorenzo Daniele, il comm. Francesco Cattai
presidente della sezione di Treviso, i vice presidenti delle sezioni di Valdobbiadene, Gemona, il col. Alberto Piasenti,
vice presidente dellla Sezione di Verona con la gentile consorte
Presenti i vessilli delle sezioni della Carnica, di Gemona, di Cividale, di Padova, di Treviso, di Vittorio Veneto, di
Valdobbiadene e di Conegliano; le bandiere di rappresentanza delle associazioni «Invalidi e mutilati di guerra» di
Conegliano e San Vendemiano; p. D. nucleo di Conegliano; AVIS e AlDO di Vittorio Veneto e San Vendemiano; «Cavalieri di
Vittorio Veneto»; «Bersaglieri» di Mareno di Piave e Conegliano; «Famiglie Caduti», «Ex Internati», «Nastro Azzurro»;
«Artiglieri»; «Autieri»; «Guardie di Finanza»; «Marinai d’Italia di Conegliano»; numerosi i gagliardetti (oltre
sessanta) delle quattro sezioni della provincia e di altre sezioni vicine.
La nostra sezione era rappresentata dal presidente prof. Giacomo Vallomy, dai vice presidenti geom. Lino Chies
(consigliere nazionale) e Renato Brunello, dalla maggior parte del consiglio e numerosi soci alpini.
La cittadinanza e gli alpini hanno vissuto con noi il significativo incontro iniziato con l’inaugurale cerimonia
dell’alzabandiera nel complesso scolastico che con tante altre opere pubbliche e d’iniziativa privata testimonia il
continuo mirabile progresso di San Vendemiano.
L’essenza della manifestazione delle due intense giornate sta proprio nel Tricolore affidato alle generazioni che oggi e
domani vanno a scuola istruite alla cultura ed educate ai doveri civici. Tricolore che è insegna di sacrifici e di
costruttivo avvenire, di dovere cittadino assolto e da compiere per il bene dell’Italia.
E’ quanto gli alpini di San Vendemiano hanno inteso dire — con il dono della bandiera — ai giovanissimi paesani; è
quanto hanno voluto far capire loro raccomandando l’opera degli alpini in guerra e in pace, ed è così che il dono fatto
al mondo della scuola si riflette in quello fatto alla cittadinanza con il gruppo scultoreo nel quale l’insigne artista
prof. Luigi Cillo ha rappresentato l’impegno degli alpini in guerra e nelle opere di umana solidarietà.
Sono queste ultime quelle più congeniali agli alpini, che dalla durezza della vita in montagna hanno espresso la legge
della solidarietà; la guerra è per l’alpino l’obbligata conseguenza di difendere i valori che con tanta fatica ha
realizzato:
la famiglia, la casa, il proprio lavoro; gli ideali di fraternità coltivati per il progresso della comunità montana in
cui è inserito e di quella nazionale cui appartiene.
E’ infatti da ricordare che gli alpini sono nati 110 anni fa — con il preciso scopo di difendere questii valori; e tale
difesa venne affidata agli stessi uomini della montagna, nella convinzione che erano i più idonei — per convinzione ed
esperienza — ad affrontare le verificate minacce.
Furono purtroppo le ricorrenti vicende nazionali a portare gli alpini a combattere lontani dalle proprie montagne, e
l’hanno fatto con riconosciuto valore e tenendo sempre presenti le esigenze del dovere nazionale non disgiunte
dall’umana pietà e solidarietà. Gli alpini sono tra i primi ad auspicare che ciò mai più avvenga, e il monumento parla
della gloria delle penne nere in armi, ma particolarmente della sua vocazione alle opere di pace, all’insegna della
solidarietà.
Le magnifiche opere, che gli alpini di San Vendemiano hanno voluto con grandi sacrifici fisici ed economici, trascinati
dall’indomito ed esuberante capo gruppo cav. Igino Citron, incoraggiati dalla popolazione e dalla civica
amministrazione, meritano un particolarissimo e doveroso encomio; siamo certi che esse saranno per i posteri il vero
volto dell’Alpino, con l’augurio che i nostri figli, i nostri nipoti ne traggano beneficio.
R. B.