GRUPPO SAN VENDEMIANO |
Giugno 1986 |
Il 9 marzo scorso, in un clima di dolce tepore primaverile, il gruppo ha celebrato la sua annuale giornata sociale
con una sentita ed animata partecipazione anche della popolazione.
Al mattino, durante una solenne messa nella chiesa parrocchiale del centro, i partecipanti furono coinvolti in
un’atmosfera di entusiastico raccoglimento. Al momento della preghiera dei fedeli furono commemorati i soci saliti ...
alle cime del Paradiso, nello scorso anno.
Con grande sensibilità i canti furono eseguiti dal coro misto «I Casteari» di Castello Roganzuolo, dando una nota di
ulteriore spiritualità alla cerimonia. Al termine della funzione religiosa, il coro si esibì in un concerto di canti
patriottici e di montagna ben accolto e gradito, accompagnato da dimostrazioni di consensi e d’affetto verso i coristi.
Al pranzo sociale, promosso ed allestito dai soci, furono presenti oltre 280 convitati; soci e familiari, simpatizzanti
di entrambi i sessi e tra gli invitati gli amici del gruppo di Campeglio.
Ma ... ce ne stavano ancora in quel grande capannone, messo a festa proprio per l’occasione dai soci, da quei soci dal
cuore generoso e dalle mani sempre operose. Quante giornate faticose di pulizia e di preparazione vi trovò impegnati!
E le consumazioni si susseguirono in un’atmosfera di amicizia, di festa paesana, di solidale incontro alpino.
Richiamandosi alla festa della donna del giorno appena trascorso, memori che nella vita di un alpino - sia di leva sia
richiamato - si profila sempre la figura di una donna, sotto l’aspetto di madre o di fidanzata o di sposa. Alle donne
presenti fu fatto omaggio di una confezione floreale di mimosa, che è il simbolo ai giorni nostri della donna.
Momento particolare suggestivo d’emozioni fu la donazione del distintivo d’oro al socio più anziano del gruppo.
Il capogruppo Giuseppe Cadorin con un gesto semplice e la commozione in viso, appuntò all’occhiello del socio Mazzer
Antonio — della classe 1905 — il simbolo dell’anzianità tra i componenti del gruppo, nel quale tale cerimonia sta
diventando tradizione.
Ma era anche il simbolo di quella venerazione e genuina simpatia che i soci nutrono verso la sua persona, la sua
semplicità di vita, vissuta tra esperienze gioiose e tristi come quella che lo portò a rimanere parzialmente immobile.
Nei più anziani è ancor vivo il ricordo della sua instancabile e impegnata partecipazione alle attività del sodalizio.
Con entusiasmo dagli anni della sua ricostruzione, il festeggiato si adoperò come cuoco soprattutto, portando tra gli
alpini, doti di vivace animatore, di ottimismo, cordialità e schietta serenità d’ animo.
Con il gruppo era in festa anche il paese e l’incontro si protrasse fino a tarda sera, allietato dal buon vino, dal
canto amichevole e dai ritmi musicali di un improvvisato complessino.