GRUPPO SAN VENDEMIANO |
Giugno 2002 |
Tu eri una valanga irresistibile di entusiamo. Capogruppo fino al 1984 |
La tua dedizione,
il tuo esempio, Capogruppo fino al 1999 |
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Ci sono alpini che all’associazione riservano il loro tempo libero, altri il cui impegno si spinge oltre, e che per dedicarsi agli impegni associativi rubano il tempo al lavoro ed alla famiglia. Ce ne sono altri, poi, che alla causa alpina dedicano tutto, mettendo l’alpinità in cima a tutti i loro pensieri e facendone il loro primo impegno di vita.
Gino Citron e Bepi Cadorin appartenevano a quest’ultima categoria. Li
accomunava l’amore per il cappello alpino, che li portava a mettere in campo
la loro passione ed il loro impegno in ogni manifestazione, oltre che la
dedizione ed il grande attaccamento al Gruppo.
Gli alpini di San Vendemiano hanno voluto ricordare queste due indimenticabili
figure, che alla vita del Gruppo hanno dedicato parte della loro esistenza e che
con il loro impegno negli anni hanno reso il locale Gruppo alpini parte
importante della variegata realtà di questo paese.
Erano, tra l’altro, anche due grandissimi amici, e si velava di commozione la
voce di Bepi quando ricordava Gino.
L’occasione per rendere omaggio alla loro memoria è stata la festa del
Gruppo, celebrata il 17 marzo 2002.
La manifestazione prevedeva l’inaugurazione di tre pennoni e la ricollocazione
del gruppo scultoreo a fianco della sede, e lo scoprimento, all’interno della
stessa, di due bronzi raffiguranti i due carismatici personaggi.
Preceduta da numerosi responsabili sezionali, la sfilata ha percorso il centro
del paese cadenzata dalla nostra fanfara alpina. Erano presenti rappresentanze
di 35 gruppi e gagliardetti e labari di tre sezioni: Conegliano, Belluno e
Cividale.
Nella breve omelia della messa celebrata nel piazzale antistante la sede, il
nostro don Domenico ha ripreso quello che era il tema della manifestazione, e
cioè la grande generosità di Bepi e Gino, due alpini che noi dobbiamo
ringraziare e prendere ad esempio. Sottolineando che è l’impegno generoso lo
spirito che deve caratterizzare l’operato degli alpini, ha esortato le penne
nere ad essere costruttori di ponti, simbolo di legami, di amicizia e
solidarietà.
Numerose le autorità civili e militari presenti, assieme agli alpini del Gruppo
e a tanti amici. Particolarmente significative le presenza dei disabili di Don
Gnocchi e di una delegazione di Campelio, guidata dal sindaco. La cerimonia era
animata dai canti del Coro ANA di Vittorio Veneto. Cerimoniere Nino Geronazzo.
Manuele Cadorin, nuovo capogruppo, ha salutato i presenti, ringraziandoli per
non aver voluto mancare a questo incontro importante per gli alpini di San
Vendemiano. Ha reso omaggio ai due alpini che hanno dato una impronta
indelebile a questo impegnatissimo Gruppo e che hanno fatto dell’alpinità il
loro stile di vita. Davanti ai suoi alpini si è poi impegnato in una promessa
solenne e nello stesso tempo coinvolgente per il Gruppo di San Vendemiano: di
voler camminare sempre sulla strada da essi tracciata. Il che significa impegno
al servizio della comunità nello spirito di quella fratellanza che per gli
alpini è la regola. E la voce del nipote di Cadorin si è velata di malcelata
commozione quando il giovane capogruppo si è detto sicuro che, lassù, Gino e
Bepi stavano anch’essi festeggiando.
Nel discorso ufficiale di commemorazione, il capitano Cesare Antiga ha ricordato
Gino e Bepi come “due figure nobili e generose, esempio di raro altruismo,
che, messo il cappello, non lo hanno più abbandonato”. Ha ricordato il loro
impegno a capo del Gruppo nell’opera di soccorso a Campelio, paese devastato
dal terremoto del 76 in Friuli, ribadendo come il patto di gemellaggio con il
locale Gruppo Alpini sia cementato da quella fraternità che si crea quando gli
uomini, dopo la catastrofe, si mettono a ricostruire insieme. I toni della
commemorazione si sono poi fatti appassionati quando Antiga, oltre che i due
alpini, ha voluto ricordare anche i due amici.
Il sindaco di San Vendemiano ha ringraziato i soci del Gruppo per il loro
impegno nei confronti della comunità, per tutto quello che fanno e significano:
“Gli alpini sono una grande realtà a San Vendemiano, lavorano a fianco di
tutte le associazioni e sono vicini, con grande discrezione, ai più deboli”.
Chiaro il riferimento di Dussin alla costante presenza del Gruppo nel centro
disabili del paese. Ed il ricordo è andato inevitabilmente ad una tristissima
sera di luglio di 3 anni fa, quando Cadorin chiudeva la sua vicenda umana
proprio mentre festeggiava con i suoi amatissimi ragazzi del centro Don Gnocchi.
Molto toccante l’intervento del sindaco di Faedis, che ha portato il
saluto della frazione di Campelio: “
I fradis alpins non dimenticano mai!”. E, se anche dopo 26 anni la
popolazione non ha dimenticato la scosse interminabili del terremoto, dopo 26
anni rimane altrettanto indelebile il ricordo di quel fiume di amici che dal
Veneto arrivarono per portare soccorso ed aiutare a ricostruire.
Il sindaco Gentilini ha ricordato la sua amicizia con Gino e Bepi negli anni
della giovinezza a San Vendemiano. Appassionati e calorosi come sempre i toni
con cui ha parlato degli alpini. “Tasi e tira”: è questo una dei
comandamenti della filosofia alpina, lavorare senza aspettarsi “l’onda di
ritorno”. “La nostra è una associazione invidiata perché non chiediamo mai
nulla ed andiamo orgogliosi di non chiedere nulla e siamo sempre a disposizione
della gente” ha poi ribadito il sindaco alpino più famoso d’Italia, che ha
concluso il suo intervento affermando con orgoglio di sentirsi prima alpino e
poi sindaco.
Per Antonio Daminato, era questa la prima uscita in veste di presidente della
Sezione. Dopo aver confessato di aspettarsi più oneri che onori, ha avuto
parole di elogio e di ringraziamento per Paolo Gai. Prendendo a sua volta la
parola, l’ex presidente ha ricordato il grande impegno del Gruppo San
Vendemiano, le cui generose iniziative sono sempre state di stimolo per la
Sezione. Ha ricordato l’apporto di Cadorin come vice presidente e la sua
presenza in tutti gli interventi programmati a livello sezionale.
Si è svolta infine, all’interno della sede, la cerimonia di scoprimento di
due bronzi raffiguranti i volti dei due indimenticabili capogruppo, donati dal
socio Antonio Cuzzuol. Dopo aver ringraziato, a nome delle due famiglie, il
vecchio amico del padre, il figlio di Gino Citron, riprendendo le parole di
Gentilini, ha ricordato come sia vero che gli alpini non si aspettano “l’onda
di ritorno”. Osservando però la grande marea di amici arrivati a rendere
tributo a Gino e Bepi, ha concluso che, a volte, anche se inaspettata l’onda
ritorna. Ed in effetti non si potevano contare le penne nere presenti, tanto che
solo una piccola rappresentanza poteva avere accesso all’interno della sede.
Ha chiuso la cerimonia Toni Cuzzuol augurandosi, da vecchio alpino, che le nuove
generazioni sappiano seguire l’esempio tracciato da queste due nobili figure.
E così Gino Citron e Bepi Cadorin sono ritornati nella loro sede per rimanervi
per sempre. Le loro qualità di uomini e di alpini sono ancora vive in chi li ha
conosciuti e non dimentica la loro dinamicità, i loro sentimenti nobili e
signorili, l’impareggiabile capacità di comunicare, la forte e coinvolgente
carica umana, il loro stile e soprattutto la grande disponibilità, testimoniata
dei segni indelebili da essi lasciati.
Gianfranco Dal Mas
Il Gruppo di San Vendemiano ha
sentito in maniera particolare questa manifestazione. Lo si è capito da come è
stata preparata e curata. La festa naturalmente non si è limitata alle
cerimonia di domenica mattina, ma è continuata con il rancio che ha visto veci
e bocia uniti nel segno della più profonda amicizia alpina. Di rilievo il
concerto della sera precedente, con l’intervento dei prestigiosi cori ANA di
Oderzo e Vittorio Veneto.
Oltre ai due carismatici ed indimenticabili capigruppo, gli Alpini di San
Vendemiano vogliono render omaggio alla memoria dei soci passati avanti in
questi ultimi anni. Li accomunava tutti il grande amore per il Gruppo e l’attaccamento
a quella bella sede che Gino aveva voluto e Bepi portato a termine.
RINO DA RE, EMILIO BET, PIETRO TONON, WALTER DAL POS, ANGELO MAZZER E ANTONIO
MAZZER (Angelo e Antonio erano accomunati dal coraggio con cui avevano reagito
alle avversità della vita e dalla grande dedizione alla famiglia, ed erano
stati testimoni al taglio del nastro dell’inaugurazione della sede), ALBERTO
DE POLO (ha voluto leggere Fiamme Verdi fino all’ultimo). GIOVANNI FREGONESE,
ENRICO PIZZINATO, GINO DEL PIERO, FERDINANDO BALDO, ADELIO FURLAN, GIUSEPPE
BERTON, ANTONIO NICARETTA.