GRUPPO SAN VENDEMIANO |
Ottobre 2004 |
Le comunicazioni in grigio-verde |
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E' stata aperta per due giorni presso la sede degli Alpini di San Vendemiano una
interessantissima mostra dedicata a Guglielmo Marconi e alla sua geniale scoperta: la radio. Sabato 23 e domenica 24 ottobre, la bella sede delle penne nere di San Vendemiano ha ospitato un evento che forse avrebbe meritato un tempo di apertura al pubblico ben più ampio. “Dalle comunicazioni in grigio-verde alle vie della radio” il titolo della mostra che è stata promossa da tanti Enti ed associazioni, tra cui il 7° Reggimento Trasmissioni, l’Associazione Radiantistica Trevigiana, il Comune di San Vendemiano, gli Alpini e l’Avis. |
Esposte numerose apparecchiature militari che hanno fatto la storia delle Trasmissioni ed
anche un vero e proprio reperto (ricostruito) utilizzato dai nostri prigionieri nei lager in
Germania per ricevere la voce degli Alleati. Si tratta della storica “radio lametta”, vero esempio del genio italiano che sa esprimersi anche nelle condizioni impossibili come quelle di un campo di concentramento. Impeccabile l’organizzazione del Gruppo guidato da Manuele Cadorin, che ha saputo organizzare un evento davvero unico a 130 anni dalla nascita di Guglielmo Marconi. |
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La prima volta che ho letto di questo strano ricevitore è stato molto tempo fa quando sfogliando
una rivista per radioamatori mi sono imbattuto in un articolo molto interessante riferito a una
radio costruita dai soldati in trincea e da alcuni militari internati nei campi di prigionia.
Si raccontava di un semplice apparato radio ricevente che permetteva l’ascolto dell’emittente locale
in onda media e che poteva essere costruito esclusivamente con materiali di fortuna.
Le parti essenziali erano costituite da una bobina di filo di rame isolato avvolto su un supporto di
legno piatto, una lametta da barba usata, un pezzetto di matita lapis, alcuni fermacarte e da una
tavoletta di legno sulla quale assemblare tutte le parti tramite chiodini o puntine da disegno.
Il nome dato a questo apparecchio dai fanti alleati durante il secondo conflitto mondiale, era
“radio foxhole”, ma più comunemente era conosciuto come “radio lametta”.
Nell’articolo si leggeva che il filo di rame veniva recuperato dallo smontaggio di una dinamo per
bicicletta, forse da quella del panettiere, che l’auricolare era preso in prestito dal telefono da
campo e che l’antenna veniva costruita con un lungo tratto di filo di ferro o di filo spinato.
Incuriosito da tanta semplicità ho provato a ricostruire, nel modo più fedele possibile, il
ricevitore in questione e ho visto che, con un po’ di pazienza e a patto che sia dotato di una
grande antenna e di un auricolare da appoggiare all’orecchio, funziona davvero in modo sorprendente.
Dopo aver collegato i fili dell’antenna, della terra e dell’auricolare, si deve armeggiare intorno
al sistema matita – lametta. Con una buona dose di pazienza si trova il punto in cui la punta della
matita tocca lievemente la lametta stabilendo un contatto instabile: in questo momento la radio
comincia a funzionare. Non abbisogna di alcuna alimentazione elettrica e per questo motivo il
segnale ricevuto è debole ma nettamente distinto.
Più di dieci anni fa ho esposto questa ricostruzione durante una mostra di apparati radio d’epoca e
sono stato contattato da molti radiotecnici interessati al fenomenale apparecchio. Uno di loro mi ha
detto di non aver mai creduto completamente al padre, quando gli raccontava che durante la prigionia
alcuni suoi compagni ricevevano notizie sull’andamento del conflitto da una radio costruita con
materiali di fortuna e che a questo punto avrebbe dovuto ricredersi.
Giorgio Damian
*(Giorgio Damian, coneglianese, docente di Laboratorio di Telecomunicazioni all’Itis Planck di Treviso, è uno dei curatori del Museo “La Bella Radio” di San Biagio di Callalta.)