GRUPPO SAN VENDEMIANO |
Settembre 2007 |
In pullman c’è un brusio mediobasso solito da gita spensierata, è domenica 15 luglio e, siamo in
direzione Cividale.
Magari il clima mite, è dovuto anche da quello che si è appreso allo stupendo e
toccante museo di Caporetto, che abbiamo da poco lasciato.
La nostra prossima meta è Campeglio. Lì i nostri Alpini, dal 1977, sono di casa.
Come altre migliaia di penne nere, hanno contribuito ad alleggerire il peso
dello sconforto, per chi era stato colpito del catastrofico terremoto, che aveva
fatto sentire la sua prepotenza anche nei nostri paesi.
Da quel momento si sono giurati “non ci lasceremo mai più”. Tutti lo sanno, per
gli Alpini non è un vanto. Essere come fratelli da trent’anni, è un sentimento
spontaneo, che anno dopo anno ha messo trenta mattoni uno sopra l’altro, senza
che qualcosa o qualcuno lo avesse comandato, e per la gita annuale, quest’anno,
l’incontro a Campeglio, è dovuto e voluto.
Si alza il brusio nel pullman, e raggiunge il massimo della ola alla vista del
cartello Campeglio. Quando passiamo davanti al bar “da Lucia” tutti i tre
pullman suonano il clacson, neanche a mettersi d’accordo, e involontariamente
danno un via a chi ci sta aspettando. Quando arriviamo in pizza, ad attenderci,
ci sono i nostri Alpini sbalzanti, quelli delle cucine, precedono ogni nostra
tappa, hanno le braccia conserte, è tutto pronto! Ci sono gli Alpini di
Campeglio, con il capogruppo in testa, dobbiamo ancora scendere dai pullman, che
ci accolgono con un sorriso grande così. Quasi tutti sono scesi, le campane
suonano a festa, ma è quasi l’una e il loro suono pare a tutti inusuale. Dalla
cella campanaria più di una persona saluta sbracciandosi, e se non lo avevamo
ancora capito i nostri “Fradis Alpins” ci dicono, queste sono per voi.
Non c’è veramente accoglienza migliore, e con imbarazzata gioia ci salutiamo,
uno ad uno, prendendoci il giusto tempo per assicurarsi che ognuno stia bene.
Siamo seduti a tavola, la famiglia è al completo, per l’occasione c’è anche il
Sindaco di Faedis, e ci dicono, non mancherà anche il Presidente della gloriosa
Sezione di Cividale.
Approfittando di un momento di pausa, il capogruppo di Campeglio, richiama
l’attenzione. Il momento è solenne. Emozionato ricorda i perché di
quest’amicizia, ringrazia, per quello che, trentenni prima, la nostra gente ha
fatto per loro e parlando in nome di tutti, si preoccupa che questo tesoro non
sia perduto dalle future generazioni. Visibilmente emozionato è anche il sindaco
di Faedis, ricordando il pianto impotente di un omone che arrivava dal veneto,
per non aver sottratto viva quella bimba dalle macerie, ringrazia la nostra
gente per l’indimenticato aiuto. A memoria di questa giornata ci è donata una
targa in pietra locale con scolpiti trent’anni di storia: i gruppi, le date, la Penna. L’emozione è
palpabile e il rammarico è uno solo, che più di uno, abbia potuto godere questo
momento da un punto più elevato del nostro. La giornata può proseguire a ritmi
conviviali e arriva anche il Presidente della Sezione di Cividale. Dopo averlo
salutato come si deve, possiamo partecipare alla Santa Messa. Don Luigi la
celebra alle 17:00 appositamente per noi, ricambiamo riempiendo la chiesa.
All’uscita è già pronta una bicchierata, e dopo qualche canta ci immortaliamo
con una foto che speriamo, qualcuno, pubblichi sul libro del centenario del
Gruppo.
E’ il momento dei saluti, anche lì sono dei maestri, l’arrivederci non è poi
male ma “mandi” è un'altra cosa, d’altronde loro non sono solo Fratelli
Alpini, sono “Fradis Alpins”.
Manuele Cadorin