GRUPPO SERNAGLIA |
Febbraio 1965 |
Più di ottanta «veci» di Sernaglia e Fontigo si sono dati convegno il 5 dicembre scorso alla Locanda «Ceschin» per
l’annuale assemblea del Gruppo e il tradizionale rancio sociale.
Erano presenti, oltre al Sindaco di Sernaglia, il Presidente sezionale Comm. Curto, il vice presidente Cav. Daccò, i
consiglieri Ten. CoI. Serafin, Soravia, Cav. Fadelli e Cav. Rosso.
La sistemazione della nuova sede del Gruppo ha riscosso i migliori consensi dei dirigenti sezionali i quali si sono
congratulati con i principali realizzatori Antonio Trinca, Sandro Venier e Mario Franco, oltre che con Piero Susanetto
autore un bel quadro dipinto per l’occasione.
Dopo che il segretario Antonio Trinca ebbe presentato la relazione economica, il Capogruppo Cav. Prof. Gobbato ha preso
la parola per ringraziare gli intervenuti e in particolare il Presidente sezionale, vice presidente e i membri del
Consiglio direttivo che con la loro presenza anche a Sernaglia — che è il Gruppo più ad ovest della Sezione — hanno
nuovamente riconfermato la loro costante e premurosa attenzione per l’attività delle organizzazioni periferiche.
Tra il silenzioso raccoglimento dei convenuti levatisi in piedi il Prof. Gobbato ha ricordato i soci Carlo Canal, Nunzio
Zanoni e Gentile Moro decaduti durante il 1963; egli ha poi sintetizzato la vasta attività svolta dal Gruppo durante
l’anno sociale concluso, invitando i soci presenti a rendersi interpreti presso i giovani affinché aderiscano alla
grande Famiglia dell’A.N.A.
Il Presidente Comm. Curto ha recato il saluto della Sezione ai bravi soci del Gruppo di Sernaglia — indubbiamente uno
dei migliori — e, dopo aver rinnovato un caldo invito all’unione fraterna tra i soci al rafforzamento anche numerico
della Sezione, ha consegnato il Tricolore al socio Giovanni Favero (recentemente sposatosi) nell’ambito dell’iniziativa
promossa per celebrare il Cinquantenario della Grande Guerra e il 40° Anniversario di costituzione della Sezione A.N.A.
di Conegliano.
«Emiliano» e «Memi» avevano nel frattempo preparato — con la loro cucina da campo — una ottima pastasciutta tipo «naja»
e cotto delle squisite braciole sulla ormai famosa graticola gigante.
Il rancio è stato cordialissimo ed allegro, ravvivato dall’eccellente vino che ha fatto scorgere spontanei i vecchi
canti della montagna.