GRUPPO SERNAGLIA |
Dicembre 2003 |
Da sx: il sindaco di Miane Claudio Mellere, il vice presidente della Regione avv. Fabio Gava, il figlio Luca Parussolo, il protagonista Sebastiano, la figlia Daniela, la moglie Silvana e l’altra figlia Sara. |
Incontrai Sebastiano Parussolo per la prima volta su a Malga Mont in un freddo pomeriggio di inizio ottobre del 1995. Stava nella
casera, “stanza del caminetto” con il fuoco ben acceso, fuori una nebbia che non faceva vedere un metro più in là e un vento che ti ricordava Trieste in
una di quelle giornate in cui comanda la bora. Era in compagnia di Angelo Moltrer, un vecchio pastore trentino della Valsugana, classe 1928, tutto barba e
capelli e per compagnia seicento pecore, alcuni asini e quattro cani per fidi moschettieri.
I due, seduti uno di fronte all’altro stavano mangiando
con appetito pane e formaggio, sulla tavola tenevano un paio di bottiglie di vino. Angelo e Sebastiano stavano discutendo della transumanza programmata di lì
a due giorni per portare il gregge di pecore da Malga Mont fin sulle montagne trentine a San Francesco, comune di Fierozzo, terre alte della Valle dei Mocheni.
Angelo è un personaggio d’altri tempi che ci ricorda luoghi “dove sono passati secoli di vita alpestre e greggi di uomini hanno
faticato”. “Pastori, gente di Borgo Valsugana, di notte dormivano all’aperto. Amavano stare fuori”, come scrive l’alpinista, scultore e
scrittore Mauro Corona nel suo libro “Gocce di Resina”.
Così dunque incontrai per la prima volta Sebastiano.
Mi ero portato a Malga Mont perché interessato a conoscere questi uomini che dopo oltre vent’anni avevano avuto l’ardire di
riaprire le porte della casera posta sotto il Monte Crep.
Fermata la macchina sullo spiazzo antistante la malga
(panda 4x4, allora la strada “permetteva” solo fuoristrada o macchine da montagna), mi avvicinai alla porta d’ingresso da dove usciva una fioca luce,
bussai, Sebastiano con un cenno mi invitò ad entrare. Mi presentai e spiegai il motivo della visita (ero allora Presidente della Comunità Montana Prealpi
Trevigiane e Malga Mont, era si di proprietà del Comune di Miane, ma faceva comunque parte dell’ambito montano dell’Ente sovracomunale), e intendevo,
dissi, conoscerli per comprendere i problemi di questa montagna e verificare se era possibile fare qualcosa assieme. Sebastiano mi ascoltava e mi dava
l’impressione di essere interessato alle mie parole, Angelo invece, sguardo severo e fiero, parole zero, diffidente probabilmente per natura verso estranei
e/o intrusi, non vedeva l’ora che me ne andassi. Glielo leggevo nei suoi occhi.
E invece restai. L’incontro fu “ricco” di parole, di programmi e di impegni. Mi lasciai con Sebastiano con l’impegno di
rivederci per far si che quella lunga chiacchierata si traducesse in fatti concreti.
Quando ripresi la strada di casa, la sera era scesa da tempo. La nebbia era sempre lì, il vento pure, a cui si era aggiunta una fitta
pioggia; nella testa mi ritornavano le parole di Sebastiano, e i suoi programmi per far rinascere quella montagna per tanti anni rimasta abbandonata.
Questi dunque i ricordi di ieri, tempo passato.
Veniamo ora ai nostri giorni.
Oggi Malga Mont è una realtà viva e dinamica: Sebastiano e la sua famiglia sono riusciti in pochi anni (1996-2003), grazie
anche all’impegno degli enti locali, a recuperare una malga e una montagna prima abbandonata da decenni per farla divenire un sicuro punto d’incontro per
quanti “amano” conoscere le terre alte degli alpeggi delle Prealpi Trevigiane.
Per comprendere quanto è stato realizzato su a Malga Mont dopo l’arrivo di Sebastiano diamo qui un sommario elenco che vale più di
tante parole:
- 1996 Malga Mont, ristrutturazione stallone;
- 1998-1999 Monte Crep, costruzione e posa della nuova
Croce;
- 1998-1999 Malga Mont, costruzione bivacco adiacente alla malga;
- 1998 strada Posa Puner - Mont, sistemazione e
cementificazione;
- 1999-2000 Mont – Forcella delle Crepe, realizzazione nuova strada forestale;
- 2000-2001 Malga Mont, ristrutturazione e ampliamento del fabbricato ad uso abitativo + servizi;
- 2002-03 Malga Mont, realizzazione nuovo caseificio;
- 2003 Malga Mont, realizzazione nuova staccionata e
sistemazione dell’area perimetrale alla malga
A tutto ciò si debbono aggiungere una serie di iniziative realizzate per promuovere e valorizzare Mont e il suo ambito montano:
- Giornata della Montagna trevigiana – Dal Rifugio - Posa Puner a Malga Mont (mese di giugno);
- Malghe a Miane tra pascoli, fiori e sapori (mese di settembre);
- Sapori di montagna (mese di settembre);
- Scargar montagna (prima domenica di ottobre);
- Concorso letterario rulla montagna (luglio e settembre);
- La notturna Miane - Mont (gennaio ).
Oltre che Malga Mont, che si estende per 36 Ha a pascolo e 73 Ha a bosco, dove Sebastiano montica 20 vacche da latte, 20 manze, 10
cavalli e una decina di asini, nella confinante Malga ai Pian “carga” altre 20 manze.
Ma il suo interesse per la montagna non termina qui.
Nel 1997 acquista infatti la vicina Malga Gallon (Comune
di Follina), pure questa abbandonata da anni, dove manda al pascolo una trentina di pecore e una decina d’asini.
Una nota significativa mi sono dimenticato di scrivere, a Malga Mont, Sebastiano produce degli ottimi prodotti lattiero-caseari
(formaggio, burro, ricotta), ma in questo caso non intendo spendere tante parole e lascio al lettore il giudizio.
Se tutto ciò è stato possibile, ovvero ridare vita e dignità ad un’intera montagna che sta al confine tra le province di Treviso e
Belluno e spazia i propri orizzonti dalla Laguna Veneta alle Dolomiti, lo si deve innanzitutto a Sebastiano, e alla sua famiglia, alla signora Silvana, ai
figli Luca, Daniela e Sara che condividono la sua stessa passione e impegno per questo universo montano.
“E pensare” - dice Sebastiano – “che io di montagna e di malghe non mi ero mai interessato, fino a quando non incontrai
casualmente nella primavera del 1995 Angelo (il pastore della Valsugana, che abbiamo già visto all’inizio di questo scritto) che mi chiese
un’informazione: dove portare le sue pecore in alpeggio. La soluzione la trovai a Malga Mont. E da allora quell’amore per la montagna che mi ha
insegnato Angelo è in me più forte e vivo che mai”.
Gianantonio Geronazzo