GRUPPO SOLIGHETTO |
Giugno 1990 |
Da qualche decennio le penne nere di Solighetto - sotto la guida del “vecio” Reduce di Russia e decorato Giovanni
Pansolin e del capogruppo Antonio Possamai — preparano con grande sentimento, nel mese di gennaio, la cerimonia
commemorativa della battaglia combattuta soprattutto dagli Alpini a Nikolajewka; e per onorare, nel contempo, tutti i
Caduti di tutte le guerre.
Quest’anno ci è parso di annoverare una maggiore presenza di Alpini rispetto gli anni precedenti, con la quasi totalità
dei gagliardetti. C’erano, come ogni anno, le rappresentanze, con labari e bandiere, di altre associazioni
combattentistiche, ed alcuni ragazzi delle scuole elementari con il tricolore. La sezione è intervenuta con il vessillo,
guidato dal presidente prof. Giacomo Vallomy e dai vice Paolo Gai e Nino Geronazzo. Non mancavano naturalmente i Reduci
di Russia. tra cui le medaglie d’argento Ampelio Rossi e Olindo Battistuzzi.
Presente anche il sindaco di Pieve di Soligo dott. Antonio Padoin. Il protocollare della cerimonia prevedeva, dopo la S.
Messa, la deposizione di una corona di alloro ai monumento ai Caduti e un breve intervento delle autorità. Il prof.
Vallomy ha sottolineato l’importanza della manifestazione, che non preclude il ricordo di episodi tragici di guerra,
affinché ciò non si ripeta, e per non dimenticare quello che costituì l’estremo sacrificio di decine di migliaia di
Alpini e la salvezza di tanti altri, i quali hanno ancora viva l’immagine di quello sfacelo, l’immane dolore, e che
devono a Questi Eroi la concretezza di una fievole speranza di poter riabbracciare i loro cari.
Il sindaco dott. Padoin, riconoscendo la sensibilità degli Alpini, ne ha elogiato l’esemplare iniziativa, perché il
ricordo dei Caduti è doveroso, specialmente quando la vita viene così tragicamente e prematuramente stroncata. Durante
l’omelia della S. messa il celebrante padre Carlo Zanon si è soffermato su due importantissimi argomenti che
costituiscono l’esistenza ideale dell’uomo:
la VITA, che dobbiamo saper conquistare con sacrificio, dandone un senso. E a tale indirizzo ha letto la poesia di
“Trilussa” (pseudonimo del poeta dialettale romano Carlo Alberto Salustri - simpaticamente originale in tutti i suoi
scritti - nato a Roma nel 1871 e morto nel 1950).
LA VITA
“è compagna
all’acqua che viè giu’ dalla Montagna.
Se la lasci passà dove jè pare
se spreca ne li fiumi fino al mare:
ma se c’è chi la GUIDA E LA RIDUCE
E L’INCANALA VERSO L’OFFICINA
APPENA arriva smuove la turbina
diventa forza e si trasforma in luce”.
E' quindi la FEDE, che dobbiamo quotidianamente cercare ed alimentare, poiché ci guida verso traguardi sublimi, specialmente oggi in cui l’indifferenza del trascendente appare sempre più manifesta. Gli Alpini - egli ha detto — sanno farsi guidare dalla genuinità dei loro sentimenti che li portano ad essere uomini affidabili e tonificanti: e a tale proposito lesse anche l’altra poesia di “Trilussa”.
LA GUIDA
— Quella vecchietta cieca, che incontrai
la notte che mi persi in mezzo al bosco,
mi disse: se la strada non la sai,
ti accompagno io, che la conosco!
— Se hai la forza di venirmi appresso,
di tanto in tanto ti darò una [voce,
fino là in fondo dove c’è un cipresso,
fino là in cima, dove c’è la croce...!
— Io risposi: sarà! Ma trovo strano
che mi possa guidare chi non ci vede.
La cieca, allora, mi pigliò la mano,
e sospirò: cammina! - era la fede.