GRUPPO SOLIGHETTO |
Maggio 2004 |
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Non si è ancora spenta l’eco della manifestazione con la titolazione della
via alla Brigata Cadore, nonché del 25° anniversario della posa della Croce al
monte Villa, che ci ritroviamo a Solighetto per celebrare il 61° anniversario
della Battaglia di Nikolajewka.
Nel ricordo dei popoli esistono tappe che sono assurte a pilastro della loro
storia, ma per gli Alpini esiste un riferimento condensato nel ricordo di
Nikolajewka. Ricordo che in un suo intervento il gen. Filipazzi ebbe a
soffermarsi a questo pilastro condensato, passato alla storia come espressione
di incondizionata dedizione alla Patria e di consapevole accettazione del
martirio da parte degli Alpini e dei Soldati di diverse nazionalità che lo
combatterono, trasformando il nome di una insignificante località della steppa
in eterno sinonimo di pura spiritualità e di epica leggenda.
Gli Alpini che a Nikolajewka si sacrificarono, oltre alle umane possibilità,
sono oggi qui riuniti per rendere omaggio ovunque vennero impegnati reparti di
Penne Nere.
La rievocazione di questa triste odissea è iniziata il sabato presso
l’Auditorium “Maria Maddalena Battistella Moccia” di Pieve di Soligo dove
Luigi Venturini ha presentato il suo libro “La fame dei vinti” (diario di
prigionia di un sergente della Julia), serata corredata dalla visione di
diapositive “Aspetti di viaggio dal Don a Nikolajewka”, opera di T.
Marchesin e L. Piccin.
Eravamo in molti domenica 18 a Solighetto ed una certa
emozione albergava in tutti noi nel vedere quei pochi superstiti di quella
tragedia, vicini l’uno all’altro come a sostenersi, come in quelle notti di
tanti anni fa nell’infida steppa russa.
La cronaca di questa cerimonia rispecchia il solito rituale: il primo incontro
dei partecipanti nella Piazzetta Emigranti, il lungo corteo preceduto dalla
fanfara alpina, dal Gonfalone, dai Vessilli, Gagliardetti e dalle rappresentanze
delle scolaresche elementari e materne. Moltissimi gli alpini presenti.
Al termine della S. Messa, officiata dal cappellano militare col. Sandro Capraro, viene benedetto il nuovo Vessillo delle scuole materne, dono di Antonio Possamai. I bambini, nel riceverlo, hanno così ringraziato: “Grazie Alpino Antonio Possamai di questo bel regalo. Io prego per te il Signore perché so che Lui ama e ascolta i bambini. Proteggi o Signore tutti gli Alpini che ci vogliono bene ed hanno per noi sempre tante attenzioni. Dona o Signore gioia e salute a quelli che hanno visto la guerra e che sono ancora qui con noi. O Signore lascia riposare in pace i Caduti che hanno dato la vita per la nostra serenità.”
Ognuno di noi, sono certo, ha formulato queste preghiere nel suo cuore, ricordando i tanti Caduti dei tristissimi giorni della ritirata nelle fredde gelate della pianura russa. Le abbiamo rivolte al Signore perché accolga nel suo regno coloro che tanto hanno sofferto, ci siamo affidati a Dio e alla Vergine, come hanno invocato in coro i bambini nel canto “Signore delle Cime”.
Alla lapide dei Caduti le autorità, il Capogruppo, il
Sindaco e il Presidente sezionale hanno portato il saluto ai convenuti.
“Autorità. Bambini, e insegnanti delle scuole materna ed elementare, amici
alpini – interviene Giovanni Mazzero – eccoci ancora una volta tutti insieme
di fronte a questo monumento d’amore. Qui tutti noi alpini della Sezione di
Conegliano, ricordiamo l’eroismo dei nostri combattenti, protagonisti delle
disperate giornate del dicembre/gennaio ’42-43 in terra russa, dei memorabili
fatti d’arme che portarono in salvo quanto rimaneva del corpo di spedizione
italiano “l’ARMIR” insieme a trentamila tra ungheresi, rumeni e tedeschi.
Qui possiamo trovare le radici di quei nobili sentimenti e di quelle tradizioni
che ci hanno consentito di superare le infinite bufere che la vita ci riserva e
raggiungere democrazia e tenesse.
Ogni anno, in questo luogo e in questa ricorrenza, diamo l’intonazione giusta
alla nostra grande voglia di fare; rinfranchiamo lo spirito alpino e
recuperiamo, guardando i nostri “veci”, l’entusiasmo che da sempre ci
caratterizza.
Auguro a tutti che sia così in questo sessantunesimo anniversario: che
l’armonia e la concretezza siano, come sempre, ciò che ci distingue, ovunque
e comunque. A nome degli Alpini di Solighetto ringrazio tutti noi esprimendo un
riguardo particolare ai bambini e alle loro insegnanti. Viva gli Alpini”.
“GENNAIO 1943 - GENNAIO 2004”. Sono passati 61 anni ma il ricordo di quel terribile mese, vissuto dai nostri Alpini nelle gelate pianure russe, è inciso ancora a chiare lettere nell’animo dei parenti di coloro che non sono più tornati ma, ancora di più nell’animo, nella mente e nelle carni di coloro che, di quei giorni, sono stati i protagonisti, eroi di un’epopea che nono trova parole idonee per essere narrata, tragedia di decine di migliaia di uomini gettati, senza le difese minime e necessarie nell’inferno della steppa. Questo il tema che, sia il sindaco Giustino Moro, che il presidente Antonio Daminato hanno trattato in chiusura di giornata.
Folto il numero degli alpini a cui hanno fatto ala la
quasi totalità dei Gagliardetti sezionali (mancava solo Colfosco) e quelli
ospiti di Colbertaldo, Miane e Valmareno. Presenti i Vessilli di Conegliano e
Belluno, ed in rappresentanza d’Arma l’Ass. Marinai d’Italia di Conegliano
e Vittorio Veneto, le Ass. Combattenti di Solighetto, Sernaglia e Falzè;
l’Ass. Carabinieri di Pieve di Soligo e quelle dei Bersaglieri e degli
Invalidi del Quartier del Piave.
Presente anche il Gonfalone di Pieve e i Labari delle Elementari e Materne di
Solighetto.
Tra le altre autorità, il comandante dei Vigili Urbani m.llo Sergio Dalle Dalle
Crode, Leopoldino Miorin per l’Amm. Comunale di Conegliano ed il prosindaco di
Treviso Gentilini; la madrina del gruppo Carmela Modenese; i vicepresidenti
sezionali Sala e Masutti e per la provincia Antonio Padoin.
Al classico brulé caldo ed accompagnati da una insistente pioggerellina ci
siamo lasciati con la sensazione della doverosa sacralità del ricordo per chi
ha donato alla Patria più di tutti gli altri.
Biesse