GRUPPO SOLIGO |
Febbraio 1962 |
Com’è sua tradizione (simpatica e solida tradizione avallata dal tempo), il Gruppo Alpini di Soligo ha tenuto la sera
del 16 dicembre la sua annuale assemblea seguita dal rancio.
L’appuntamento era ancora in un vecchio locale della campagna solighese, una di quelle vaste e solide case che il tempo
nobilita e che accolgono l’ospite con quella schietta, naturale semplicità che sembra fatta apposta perchè egli possa
trovarsi a suo agio; in fondo alla vasta cucina ove avevano comodamente preso posto più di un centinaio di «penne nere»,
crepitava sul focolare un’allegra fiamma.
Erano pure presenti la Madrina del Gruppo Contessa Brandolini D’Adda, il Sindaco di Farra Sig. Spadetto, il Presidente
Sezionale Cav. Uff. G. Curto con i Vice Presidenti Avv. Travaini e Cav. Daccò ed altri Consiglieri, Oltre al Presidente
dei Caseifici del Soligo Comm. Spina, i Capigruppo di Moriago e di Sernaglia, il Presidente dell’Ospedale di Soligo
Prof. Dorigo, il Medico condotto Dott. Michieli, il Dott. cav. Marinelli e il Prof. Gherrou.
Dopo che il Prof. Viezzer, instancabile animatore e capo del Gruppo, ebbe svolto la relazione morale e finanziaria, si
levarono a parlare il Presidente della Sezione G. Curto e il Prof. Vallomy i quali puntualizzarono il significato morale
e sociale di queste fraterne riunioni. Invitato dai presenti ha infine parlato il Prof. Gherrou, venuto dalla Francia
per assistere alla nascita di una scuola per contadini, sorta appunto a Soligo sul modello delle «maisons familiales»
che hanno già dato buoni risultati nella nazione sorella; egli ha tra l’altro esaltato i contadini trevigiani, solida
gente che possiede, nella semplicità schietta dei suoi sentimenti, un patrimonio ricco di calore e di umanità capace, se
incoraggiato, d’essere di grande utilità al Paese.
Le bella serata, conclusasi con la proiezione d’una pellicola rievocante la grande adunata di Pieve, ha segnato un altro
punto a favore del Gruppo di Soligo; l’allegria e la cordialità regnatevi costantemente, hanno dimostrato che è bene
trovarsi di tanto in tanto, al di sopra d’ogni passione di parte, nella fraternità dell’amicizia alpina.